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 2008  novembre 09 Domenica calendario

GROSSETO

«Avevo bisogno di soldi, non riuscivo a farcela con mille euro al mese, ma la signora non la volevo uccidere, lo giuro». In lacrime, davanti al pm e ai carabinieri, Aldo Staiani, un cuoco di 27 anni sposato con un bambino di due anni e mezzo e un altro in arrivo, ha confessato il delitto di Silvana Abate, ex imprenditrice di 72 anni, massacrata a coltellate il 10 luglio nella sua villa di Arcidosso, sulle montagne dell’Amiata. Una confessione drammatica, quella del giovane, originario di Carmiano, in provincia di Lecce, che ha sorpreso anche il pm Alessandro Leopizzi. « stata una tragedia nata dalla nuova povertà», ha detto il magistrato al termine dell’udienza di convalida dell’arresto.
Il giovane, cuoco in un convitto di Arcidosso, era stato fermato nel pomeriggio di venerdì. Ad accusarlo tre indizi: due telefonate effettuate da una cabina pubblica del paese alla vittima e alla moglie, un’impronta digitale trovata nella villa teatro del delitto e un frammento di pelle del giovane individuato nelle unghie della vittima. L’analisi del Dna ha sciolto l’ultimo dubbio: il codice genetico è identico a quello di Staiani, recuperato dai carabinieri di Grosseto dal filtro di una sigaretta del sospettato. Il cuoco, dopo il fermo dell’attore irlandese Paudge Rodger Behan risultato poi estraneo alla vicenda (è finito nei guai perché quel giorno si fece curare una ferita a una gamba), era sospettato da mesi. «Servivano però le prove che soltanto gli accertamenti del Ris potevano fornire», hanno spiegato i carabinieri. E quando i risultati sono arrivati è scattato l’arresto.
Abbastanza chiara la dinamica del delitto, anche se i carabinieri non hanno ancora trovato il coltello usato. Staiani aveva conosciuto l’ex imprenditrice perché interessato all’affitto di un paio di stanze della villa per abitarci con moglie e figlio. Aveva visitato la casa ed era rimasto colpito dal caveau, dove pensava che l’ex imprenditrice (aveva un allevamento di visoni) custodisse un tesoro. Così aveva preparato il piano e stabilito il giorno del colpo, il 10 luglio, convinto che la donna andasse in visita a una figlia che vive nel Senese. Invece si trova ad Arcidosso e sorprende il cuoco. «Le ho chiesto scusa, ho tentato di convincerla di non denunciarmi – ha raccontato l’omicida – ma lei ha afferrato il telefono per chiamare i carabinieri. Ho perso la testa e l’ho colpita». Secondo Marco Picchi, uno dei difensori di Staiani, il suo assistito era disperato. « un ragazzo perbene – racconta il legale ”, ma era tormentato dall’idea di non riuscire ad andare avanti. Per arrivare a fine mese veniva aiutato dai genitori. E’ stata una follia, che lui stesso ha riconosciuto. Adesso è pentito e disperato».
Marco Gasperetti