Massimo A. Alberizzi, Corriere della Sera 9/11/2008, 9 novembre 2008
KIROLIRWE
(Repubblica Democratica del Congo) – Conosciuto come un mostro che appende alla cintura il pene dei nemici uccisi in battaglia, dipinto come un combattente sanguinario che non teme di ammazzare con le proprie mani chi gli si schiera contro, il generale congolese ribelle, Laurent Nkunda, 41 anni, scende dalla sua baracca con il bastone di comando ornato da un’aquila d’argento per il sentiero cha collega la sua abitazione alla palazzina semi-diroccata dove alloggiano i suoi ospiti. Siamo a Kirolirwe, in quella che era un’azienda agricola a meno di cento chilometri da Goma e a 2.100 metri d’altezza. Per raggiungere il quartier generale di Nkunda, capoluogo del Nord Kivu, ci vogliono più di cinque ore. Le piogge torrenziali hanno devastato la pista tra le montagne. E poi ci sono i posti di blocco governativi. Per passare la notte occorre essere attrezzati: il pavimento per letto, un materassino gonfiabile e una zanzariera portatile. Se si scorda la coperta sono guai: il freddo è pungente. Ma il latte e il formaggio che vengono offerti agli ospiti sono eccellenti. L’ex fattoria in cui il generale ha trovato la sua provvisoria dimora apparteneva a una famiglia italiana: i Merlo.
Il generale arriva sorridente, la divisa è linda e stirata alla perfezione, stivali che sembrano calzati per la prima volta, e manifesta subito il desiderio di scrollarsi di dosso la fama di sanguinario criminale.
«Noi non ammazziamo a sangue freddo nessuno, non saccheggiamo e non stupriamo. Se scopriamo che qualcuno dei nostri ha commesso questi crimini lo puniamo. In realtà spesso sono gli stessi civili che regolano i conti tra di loro, magari sono i vicini di capanna: saccheggiano, stuprano, ammazzano. Ci accusano di feroci massacri e la diplomazia crede ciecamente a quello che dice il governo. Così è difficile trovare una soluzione politica. Noi diciamo che a massacrare la gente sono gli alleati dell’esercito: le milizie tribali Mai-Mai e gli irregolari dell’FDLR (Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda) che il governo arma e foraggia ».
Al vertice di Nairobi, ieri, è stato proposto un cessate il fuoco generale.
«Noi l’abbiamo dichiarato una settimana fa e se è stato violato non è colpa nostra. Ci hanno attaccato e abbiamo risposto ».
Voi avete proposto negoziati diretti con il governo in cambio della pace.
«Tutti credono che parlare con il Ruanda sia sufficiente. Ma il Ruanda non ci rappresenta. Anzi siamo in lite perché abbiamo chiesto l’aiuto di Kigali senza ottenerlo».
Che succede se nei prossimi giorni continueranno a non parlare con voi?
«Conquisteremo Goma e poi arriveremo fino a Kinshasa. Ma prima cercheremo fino all’ultimo una soluzione politica. Non vogliamo la guerra. Siamo pronti a parlare con un mediatore neutrale ».
Una delle molle che ha fatto scattare la guerra a fine agosto è stata la notizia di un megacontratto con la Cina. Concessioni per sfruttare le ricchezze minerarie del Congo, in cambio di 9 miliardi di dollari in infrastrutture.
« pura follia. Prima di tutto nessuno conosce approfonditamente i termini dell’accordo: né il ministro della pianificazione, né quello del bilancio. un patto segreto tra il presidente Joseph Kabila e alcune aziende private cinesi. Com’è possibile ciò?».
Nkunda balza in piedi, si fa portare una lavagna e con il gesso disegna la mappa del Congo. Poi con un cerchio indica le aree più ricche e la ferrovia e l’autostrada che le dovrebbero attraversare, opere che – tra le altre cose – dovrebbero costruire i cinesi. La strada ferrata parte dal Katanga e arriva al mare, l’autostrada attraversa le miniere di Maniema e finisce a Kisangani, sul fiume Congo che dall’ex Stanleyville comincia a essere navigabile.
«Le due arterie, strada e autostrada, servono solo per trasportare i minerali assegnati ai cinesi, fuori dal Paese. Nessun vantaggio per la popolazione. Si parla anche, come contentino, di ospedali e scuole, ma che senso ha senza medici e medicinali e senza insegnanti e libri? Quell’accordo dev’essere cancellato perché non va a beneficio della gente, ma solo di qualche esponente del governo. Consegna il Paese alla Cina che potrà sfruttarlo senza controllo. il puro frutto del malaffare e della corruzione ».
L’elezione di Barack Obama in America avrà influenze sul Congo?
«Macché. Io ho studiato anche comunicazione e per comunicare qualcosa bisogna che l’interlocutore ascolti. I dirigenti congolesi non vogliono dar retta a nessuno che possa cambiare i loro comportamenti e i loro interessi. Non sono al servizio del popolo e della nazione, ma di se stessi. Li cacceremo ».