Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  novembre 09 Domenica calendario

A proposito di Obama. Con la sua voce da baritono, profonda, risoluta e chiara, si richiamò alla filosofia dell’amata madre che credeva nell’esistenza di un’umanità comune, una filosofia che si era radicata in lui fin dall’infanzia

A proposito di Obama. Con la sua voce da baritono, profonda, risoluta e chiara, si richiamò alla filosofia dell’amata madre che credeva nell’esistenza di un’umanità comune, una filosofia che si era radicata in lui fin dall’infanzia. Dichiarò che l’America era una terra di gente di buon cuore, una nazione di cittadini che hanno più cose in comune che punti di contrasto, un paese di individui tenuti insieme da un obiettivo di libertà e opportunità per tutti. «Non esistono un’America liberale e un’America conservatrice: esistono gli Stati Uniti d’America. Non ci sono un’America nera e un’America bianca, un’America latina e un’America asiatica: ci sono gli Stati Uniti d’America […]. Siamo un unico popolo.» [...] la maggior parte dei neri d’America lo accetta come un fratello, soprattutto perché sembra un africano e ha moglie e figlie africane-americane. [...] «Diventare presidente è sempre stato il suo sogno» mi confidò Valerie Jarrett, una sua amica intima, poco dopo il suo discorso di Boston. [...] Visse quello che chiamò «un anno doloroso» dormendo non più di tre o quattro ore a notte per scrivere un best seller che garantisse una volta per tutte la sicurezza economica alla sua famiglia e foraggiasse la sua fiorente carriera politica. Passò svariate notti e molti fine settimana lontano dalla devota moglie e dalle due figlie ancora piccole per aiutare il Partito democratico nazionale a mettere insieme milioni di dollari per riprendere il controllo del Congresso. [...] Durante questi due anni, l’innovativa figura politica riuscì a fare ciò che sembrava impensabile: trascese la razza nel momento in cui la incarnava; tese la mano ai conservatori mentre incantava i progressisti; sedusse gli spietati giornalisti che si occupavano di politica interna (almeno alcuni di loro, almeno per un po’) con la sua aria di novità, l’intelligenza e l’affabilità; divenne icona e simbolo d’orgoglio per milioni di americani neri; e si affermò come importante voce nazionale del partito democratico. [...] Attinse al potente simbolismo storico del luogo in cui si trovava: lì Abramo Lincoln, davanti all’edificio in cui adempiva ai suoi doveri di legislatore dell’Illinois, tenne il famoso discorso della «casa divisa» contro la schiavitù. Obama ribadì che l’America era pronta per una leadership di nuova generazione, pronta a ritirarsi dalla guerra in Iraq, pronta a essere unita. (scremato dal papiro di David Mendell) © 2007 David Mendell Titolo originale: Obama. From Promise to Power First published by Amistad, an imprint of HarperCollins Publishers © 2008 Cairo Publishing S.r.l., Milano I edizione: ottobre 2008 Traduzione di: Fabrizio Bagatti, Francesca Del Moro, Massimiliano Galli, Stefania Manzana, Laura Melosi, Stefano Viviani 06 novembre 2008