F.Manacorda - G.Paolucci, La Stampa 9/11/2008, 9 novembre 2008
Le banche creditrici di Romain Zaleski? In miniera! Non da minatori, per fortuna dei loro manager, ma da azionisti
Le banche creditrici di Romain Zaleski? In miniera! Non da minatori, per fortuna dei loro manager, ma da azionisti. Nei negoziati per la rimodulazione del debito che la Tassara, la società del finanziere franco-polacco sta conducendo in queste settimane con i maggiori istituti di credito italiani spunta infatti un cospicuo pacchetto di azioni di attività minerarie, metallurgiche e bancarie, sia in Italia che all’estero, tutte non quotate, che fanno capo alla società e che saranno date in garanzia per ottenere fino a circa un miliardo - la cifra non è stata ancora definita - del prestito complessivo da 1,3-1,5 miliardi con cui le banche italiane subentreranno a Royal Bank of Scotland e a Bnp-Paribas, finora esposte rispettivamente per 700 e 900 milioni con il finanziere franco-polacco. Piccolo particolare: il pacchetto di titoli non è quotato, ed è quindi altamente illiquido. il caso, ad esempio, della piccola partecipazione detenuta direttamente nella Compagnie miniere de l’Ogooue (Comilog), controllata della francese Eramet (della quale Zaleski ha un altro 13%) che estrae manganese in Gabon e può contare sui diritti di sfruttamento del giacimento di Moanda, ovvero il 30% delle riserve mondiali del minerale. O ancora la partecipazione nella Metalcam (48%) o la neonata Alior Bank. Merce pregiata ma non proprio facilmente collocabile per una banca, che nel peggiore dei casi si potrebbe trovare costretta ad incassare la garanzia. Delle due l’una, quindi: o le azioni su cui si sta trattando sono considerate di grande interesse dagli istituti di credito, oppure questi si trovano costretti ad accettare anche titoli non quotati, pur di mantenere in piedi l’intelaiatura del sistema Zaleski, che controlla tra l’altro il 5% di Intesa-Sanpaolo e quote superiori al 2% in Generali e in Mediobanca. Allarme rosso Il fatto è che si è trattato di un «salvataggio» vero e proprio, come confermano alcune fonti vicine alla vicenda. Un allarme rosso scattato circa tre settimane fa per lo «sforamento» dei parametri su alcuni finanziamenti a fronte dei quali erano andate in garanzia alcune delle partecipazioni quotate. Finanziamenti di soggetti diversi ma legati tra loro, com’è prassi, da clausole di cross-default, garanzie incrociate per le quali l’inadempienza su un contratto avrebbe comportato la stessa situazione anche su altri, escussione delle garanzie e cessione sul mercato dei titoli. Con tre ordini di problemi, spiegano le fonti interpellate. Un ulteriore calo deciso dei titoli coinvolti, la possibilità che pacchetti ritenuti «strategici» dal sistema (come Intesa Sanpaolo, Mediobanca o Generali) finissero in mani ostili e, last but not least, il rischio (potenziale) di iscrivere nei bilanci delle banche italiane i pesanti incagli legati alla posizione della Tassara. Da qui la necessità di una soluzione «di sistema» tale da mettere in sicurezza i pacchetti per traghettarli in altre mani in un orizzonte di tempo più lungo - si parla di 12/18 mesi - e con l’ausilio di un banchiere esperto e gradito tanto ai creditori che al debitore come Pierfrancesco Saviotti, che dovrebbe prendere il timone della Tassara. La soluzione preparata da Leonardo & Co. ha trovato grande disponibilità nelle banche coinvolte, spiegano le fonti. Il closing dovrebbe arrivare per venerdì, dopo che saranno definiti alcuni passaggi, come lo smontaggio delle operazioni strutturate. Prevalentemente derivati di copertura, ma anche operazioni strutturate di finanziamento che pesavano per 2,2 miliardi nei conti Tassara del 2007. Posizioni per le quali è stato chiesto l’ausilio di Société Générale, che ne ha calcolato il valore «attuale» rendendo così possibile lo smontaggio delle operazioni. Mani sicure Proprio il passaggio del debito interamente in mani italiane porterà tra l’altro a rafforzare il ruolo della banca guidata da Corrado Passera nel sostegno a Zaleski, facendola salire al primo posto nella classifica dei finanziatori. Finora, infatti, la Tassara ha un indebitamento lordo di 6,2 miliardi, che scontata la liquidità e alcuni «cash collateral» si traduce in una posizione finanziaria netta negativa per 5,4 miliardi. La nuova linea di credito compresa tra 1,3 e 1,5 miliardi – secondo i negoziati ancora in corso - per la metà proprio da Intesa-Sanpaolo, che oggi è esposta per 1,7 miliardi e che dovrebbe così aggiungere tra 600 e 750 milioni facendo salire la propria esposizione verso quota 2,5 miliardi; un altro 30% del nuovo prestito dovrebbe essere di competenza di Unicredit, oggi esposto per 1,8 miliardi e che potrebbe salire fino a 2,3 miliardi circa e il restante 20% andrebbe diviso tra le altre tre banche italiane – Mps, Ubi e Bpm – che vantano un’esposizione complessiva attuale di circa 700 milioni, che potrebbe ora avvicinarsi al miliardo. Per le banche italiane, il prezzo della sicurezza. Venerdì la lezione al Collegio Carlo Alberto, ieri una giornata di relax ad Artissima, la fiera d’arte di Torino, con la tentazione di fare shopping. Il banchiere e consigliere della Banca centrale Europea Lorenzo Bini-Smaghi ieri mattina si aggirava negli stand della rassegna curiosando tra le opere esposte. Tenuta informale - calzoni di velluto, giacca due bottini a quadretti, camicia rigata e soprattutto niente cravatta -, Bini- Smaghi s’è trattenuto a lungo nello spazio del gallerista Lorcan O’Neil (che lavora a Roma), spulciando un catalogo di opere firmate da Luigi Ontani, artista celebre per i suoi autoritratti fotografici in cui si cala nei panni di personaggi della storia e dell’arte. Bini-Smaghi è un appassionato di Ontani, di cui ha già acquistato in passato un lavoro, proprio dalla galleria di O’Neil.