Jacopo Jacoboni, La Stampa 8/11/2008, 8 novembre 2008
Chi gli taglierà i capelli, chi gli laverà quegli abiti di Hart Schaffner Marx così metrosexual, cosa troverà nel frigo, e soprattutto, dove andrà a nascondersi per starsene un po’ in santa pace? Bisogna sapere tante cose, quando si varca il cancello della Casa Bianca
Chi gli taglierà i capelli, chi gli laverà quegli abiti di Hart Schaffner Marx così metrosexual, cosa troverà nel frigo, e soprattutto, dove andrà a nascondersi per starsene un po’ in santa pace? Bisogna sapere tante cose, quando si varca il cancello della Casa Bianca. E gliele stanno dicendo, a Barack. Cosa fare, cosa non fare, chi ti farà da mangiare, come scappare, quante macchine puoi parcheggiare nel vialetto (tre), cosa puoi fare nel tempo libero (?) senza uscire di lì, chi puoi portarti dietro, chi no, chi di nascosto... Di sicuro Obama non ne avrà bisogno, innamorato com’è di Michelle, ma alla Casa Bianca esistono (almeno) due passaggi segreti, e uno di questi al pianterreno si chiama «ingresso di Marilyn». Jfk amava moltissimo quella strettoia, e i suoi biografi ci hanno costruito mitologie. La Casa Bianca è un universo per molte ragioni misterioso, per un presidente eletto, una gigantesca suite palladiana (è del 1792) che a noi europei stucca un po’, ma anche un labirinto, 132 stanze, sei piani, otto scalinate, tre ascensori, 35 stanze da bagno, 11 camere da letto, 43 uffici, 28 caminetti, 147 finestre, 412 porte, 824 maniglie, 37 ripostigli, tre cucine, 16 frigoriferi, 40 lavandini... Potresti aver vinto con Hillary e John McCain e perderti lì dentro, nonostante benefit e trattamento sette stelle; e in effetti la storia recente è ricchissima di presidenti che al 1600 di Pennsylvania Avenue non è che ci volessero stare tantissimo (Bush ha passato 98 giorni lontano di lì, suo padre 135 giorni, Reagan 41). Così ci sono un po’ di cose che il team del neopresidente già gli sta comunicando. Per dire, il barbiere non c’è (a differenza di Montecitorio), come non ci sono manicure, estetista, massaggiatrice. La lavanderia sì, ma le spese sono a carico della famiglia presidenziale. Il guardaroba della first lady, si spera non dotato di soli Narciso Rodriguez, è una stanzetta luminosa all’estremità sud ovest del secondo piano, anche luogo d’intimità, pare, uno dei rari in cui gli agenti del secret service non entrano. Il bancomat, l’ufficio postale e l’ambulatorio sono nel seminterrato. Per firmare Barack avrà penne Parker, se vuole nuotare una piscina, se vuole vedere un film li ha tutti in anteprima, cinema privato, poltrone di prima fila reclinabili marca La-Z-Boy (e c’è la macchinetta dei popcorn! superiorità della cultura americana). Michelle può cambiare l’arredamento, come fece Hillary; ma sarebbe imperdonabile modificare la scrivania dello studio ovale, donata dalla regina d’Inghilterra. tradizione che la poltrona sia marca Gunlocke, modello progettato dal fisioterapista di Jfk nel ”61 per placare i suoi mal di schiena. In ogni caso chi cambia paga, o usa fondi privati, non soldi federali (sì sì, come l’Italia); e sceglie se possibile mobili di produzione nazionale. Nelle cucine si può al limite modificare stile culinario ma dovrebbero bastare le tre che ci sono, cinque chef, un pasticciere, venti part time. Possono servire fino a 140 ospiti seduti e mille apertivi. Nei 16 frigoriferi tra uffici e appartamenti ci sono tutte le bevande dei gruppi Coca e Pepsi, e gli M’M’s con stemma presidenziale. Alle cinque tutti i giorni vengono servite patatine fritte per gli uffici dell’ala ovest. Nonostante tutto questo, diventi poi un uomo braccato, seguito 24 ore non solo dagli agenti ma dall’ufficiale con la Nuclear Football, la valigetta coi comandi per l’attacco nucleare, e persino dal maggiordomo, che ha un indicatore di posizione se il presidente si trova in aree non private della Casa Bianca. Ti danno una Cadillac V8 , ma né tu né tua moglie potete guidarla. Le figlie (qui però troppo piccole) sì, ma sempre avvisando di ogni spostamento gli agenti: restò memorabile la povera Susan, figlia di Gerald Ford, che una sera si fiondò con l’auto fuori dai cancelli aperti per far entrare un’altra auto. Barack dovrà, come ogni presidente, saper fare almeno un giro di valzer. Potrà, come Reagan, fare i pisolini che vorrà, i ritmi di lavoro li decide lui, vedremo se sarà workaholic come Clinton, che lavorava dalle 7 fino a sera tardi, e poi restava al telefono fino alle tre di notte. Guadagnerà 400 mila dollari l’anno (più 50 mila di spese), i ricevimenti privati se li pagherà da sé, avrà una pensione di appena 160 mila euro. Se vorrà invitare qualcuno, ha un apposito «segretario per gli eventi»: alzi la mano chi al momento gli direbbe di no, come fece Thom Yorke, il cantante dei Radiohead, dinanzi a un invito di Tony Blair. Ma ora ha detto che con Barack «comincia una nuova èra». Nella Casa Bianca di sempre.