Varie. Ha raccolto tutto Roberta Mercuri, 8 novembre 2008
DOCUMENTONE SU FILIPPO TIMI PER RIDER
Tutto. «Quando mi chiedono se sono gay, etero o bisex, rispondo che sono tutto» (Filippo Timi).
Stupro. Nato e cresciuto a Ponte San Giovanni, «paese inutile» vicino Perugia, a 14 anni Filippo Timi fu violentato da un compagno.
Botte. Da ragazzino i compagni di scuola non gli perdonavano la passione per la poesia e il pattinaggio artistico e l’indifferenza per il calcio: «Ero perfetto per essere preso in giro. Dai sette ai quindici anni ho catalizzato l’aggressività dei miei amichetti. Poi ho fatto a botte per la prima volta e guai a chi mi toccava più».
Panino marcio. Da ragazzino sognava di portare per merenda, a scuola, non pane burro e alici, ma un panino al prosciutto, come Giuseppe, il primo della classe. Convinse la mamma, ma sapeva che era un’eccezione. Allora ebbe una trovata: mostrò a tutti il panino, finse di mangiarlo e lo rimise in cartella. Così per giorni: «Purtroppo poi marcì e fui costretto a buttarlo».
Spilli sotto le unghie. Da adolescente era «grasso e sfigato»: «Ero un borghesoccio da paesetto, che suda e non ha la fidanzata perché è brutto. Puntai tutto sulla simpatia e sul fare ciò che nessuno faceva: raccoglievo le caramelle che gli altri lanciavano sulla superstrada, tra le macchine a 120 all’ora. O mi mettevo gli spilli sotto le unghie».
Rimmel blu elettrico. Appassionato di Filosofia, smise di studiarla all’Università a 19 anni, dopo che lo cacciarono a un esame: «Mi ero presentato con il rimmel blu elettrico sugli occhi. Volevo imitare Socrate che ai simposi si truccava con colori propiziatori. Il professore, alla quarta domanda a cui rispondevo con una domanda, mi mandò via».
Cubista. Sua madre voleva che facesse l’architetto oppure lo stilista, invece Timi, prima di diventare attore, ha fatto di tutto, anche il cubista nelle discoteche «con il perizoma, ma senza prendere droghe o bere alcol. Non potevo spendere i soldi guadagnati».
Modello. A 21 anni fece il modello in una sfilata di Armani. «A casa sul comò, in mezzo a quelle dei matrimoni di famiglia, c’è una foto con Giorgio che mi abbraccia. Alla mamma piace pensare che così sono sposato anch’io».
Attore. Arrivò al mestiere d’attore per caso: «Accompagnai un amico a fare un’audizione al Centro di Pontedera e, data la carenza di attori maschi, presero anche me».
Cavallo brado. «A 22 anni, bello e insofferente, fui selezionato da Giorgio Barberio Corsetti per un laboratorio sulla nascita della tragedia. Mi mise subito sui tacchi alti a fare un Edipo giovanissimo. Fu il mio vero debutto e l’inizio dell’amore artistico per Giorgio che mi accettò con tutta la mia energia da cavallo brado e mi fece entrare in compagnia».
Carmelo Bene. A un certo punto incontrò «l’unica donna che ho amato veramente», come chiama ridendo Carmelo Bene: «Cominciò ad elencarmi i nomi di filosofi contemporanei, dovevo studiare perché per lui gli attori sono estetica dell’anima».
Amori. Ha amato uomini e donne: «Direi che sono scisso: sessualmente, una chimera. Non so esattamente dove mi trovo, ma intendo approfondirlo».
Fidanzata. Al momento ha una fidanzata: «E’ la prima volta che mi succede: proprio fidanzato in casa, con presentazione reciproca dei genitori».
Erezioni. Sulle erezioni avute in scena: «Mi è capitato due volte, mentre facevo Tiresia in Metamorfosi: mi sono buttato nel laghetto che faceva parte della coreografia. L’altra volta ero Danton e successe all’ultima scena, prima della capitazione. Avevo pantaloni bianchi, leggeri». Imbarazzante. «No, perché? Sono cose belle, il corpo non è imbarazzante. E poi il pubblico mica se n’è accorto« (a Marina Cappa).
Soldi 1. Quando la madre lo vide per la prima volta in tv, dalla Bignardi, gli chiese un bonifico: «Me lo fai un regalino, Filì? Pensa che chiunque passa dentro la scatola della tv sia ricco. Non fu facile convincerla del contrario».
Soldi 2. Come ci si sente a essere il protagonista dei nuovi film di Salvatores e Bellocchio? «Sarò più quotato e mi daranno più soldi. Bene! Cambierà per mia madre e le sue amiche: quando mi vedranno accompagnarla a ballare il liscio, diranno: ”Il figlio della Luciana ha fatto un film con Salvatores”. Non lo conoscono, ma avranno visto il trailer in tv. E poi ho regalato a mio padre, per i suoi 70 anni, una macchina che sto pagando a rate» (a Max).
Balbuzie. Sulla sua balbuzie: «Ci sono giorni che perdo un treno perché non riesco a farmi capire quando chiedo il biglietto, poi la sera salgo in palcoscenico e recito senza intoppi un monologo di due ore. Una magia».
Cecità. Ha una cecità parziale: «Non vedo al centro dell’occhio. Ora non è preoccupante perché ho una visione periferica che mi permette di muovermi, anche se non posso guidare, ho difficoltà con le tastiere e a leggere i nomi delle strade. Per leggere uso un lentino, una fatica impressionante. Il palcoscenico me lo studio centimetro per centimetro prima dello spettacolo. Purtroppo è un morbo degenerativo che mi hanno scoperto a 21 anni, nella migliore delle ipotesi diventerò cieco. Pazienza».
Aldilà. Io credo nell’aldilà perché ho il terrore di disperdermi totalmente e ineluttabilmente».