VArie, 8 novembre 2008
Amalia Francisco e Rachel Ashada, di 62 e 33 anni. Madre e figlia, filippine, impiegate in una ditta di pulizia nell’hinterland milanese, «donne in gamba, grandi lavoratrici», «Rachel non pensava ad altro se non a portare in Italia i suoi tre bambini, rimasti nelle Filippine»
Amalia Francisco e Rachel Ashada, di 62 e 33 anni. Madre e figlia, filippine, impiegate in una ditta di pulizia nell’hinterland milanese, «donne in gamba, grandi lavoratrici», «Rachel non pensava ad altro se non a portare in Italia i suoi tre bambini, rimasti nelle Filippine». Da alcuni mesi viveva con loro Caneo Santico detto "Junior”, 46 anni, nipote della Francisco e cugino della Ashada, la convivenza però era sempre più difficile, «in casa scoppiavano liti per un nonnulla» e spesso le donne sbottavano: «Non ne possiamo più, se ne deve andare». L’altra sera l’uomo prese a lamentarsi perché le due a suo giudizio non lo lasciavano dormire («Io sono stanco, ma voi fate troppo rumore»), così nacque l’ennesima discussione e lui d’un tratto, afferrato un coltello da cucina, infilò la lama dieci volte nel corpo della zia, venti in quello della cugina, dipoi telefonò al marito della Francisco, ancora in giro per il suo lavoro da saldatore, e gli disse con tono beffardo: «Torna in fretta che c’è una bella sorpresa per te». Quello si precipitò nell’appartamento e, in camera d letto, vide moglie e figlia in una pozza di sangue. Poco prima delle 20 di venerdì 7 novembre in un appartamento in via Roma 150 a Magenta, cittadina dell’hinterland milanese.