Maurizio Ricci, la Repubblica 7/11/2008, pagina 29, 7 novembre 2008
la Repubblica, venerdì 7 novembre Il petrolio a 60 dollari al barile (la quotazione di ieri a New York) è una sorta di illusione ottica, al massimo una pausa di respiro di breve durata
la Repubblica, venerdì 7 novembre Il petrolio a 60 dollari al barile (la quotazione di ieri a New York) è una sorta di illusione ottica, al massimo una pausa di respiro di breve durata. Il prezzo del greggio è destinato a schizzare di nuovo verso l´alto. L´Aie, l´agenzia per l´energia dell´Ocse - l´organizzazione che raccoglie i maggiori paesi industrializzati, ma non Cina e India - prevede, nel suo nuovo World Energy Outlook 2008 che, fra oggi e il 2015, il prezzo del barile sarà, in media, superiore ai 100 dollari. Moneta del 2007, al netto, cioè, della futura inflazione: in termini nominali, i prezzi che vedremo sui giornali dei prossimi anni saranno più alti. Per il 2030, il prezzo nominale sarà di 200 dollari. Ma l´ascesa non sarà lineare: la tensione fra domanda e offerta è talmente alta che anche piccoli spostamenti dell´una e dell´altra determineranno brusche oscillazioni, picchi record dei prezzi, seguiti da repentini crolli, rendendo ancora più affannoso di oggi il mondo dell´energia. E´ il risultato inevitabile di una situazione che l´Aie giudica "insostenibile", fra una domanda dei consumatori che continua a salire e un´offerta di greggio che non tiene il passo. I prossimi uno-due anni di recessione o ristagno dell´economia mondiale, infatti, rallenteranno la corsa dei consumi, ma, secondo l´Outlook, non a lungo. Da qui al 2030, la domanda globale di petrolio crescerà, in media, dell´1 per cento l´anno, trainata dai paesi emergenti: Cina, India e Medio Oriente forniranno i quattro quinti della nuova domanda che si presenterà sul mercato nei prossimi anni. La produzione dovrà passare da 84 a 106 milioni di barili al giorno nel 2030. Meno di quanto la stessa Aie ritenesse necessario nel suo rapporto dell´anno scorso, ma anche molto di più di quanto gli stessi petrolieri ritengano possibile. «Oltre i 100 milioni di barili al giorno - ha dichiarato qualche mese fa il capo della Total - dove dovremmo trovare tutto questo petrolio?». Le cifre che calcola l´Aie sono, infatti, impressionanti. Considerato che i pozzi attualmente in produzione si esauriscono al ritmo di quasi il 7 per cento l´anno e che questo declino è destinato ad accelerare, per far fronte alla domanda mondiale, occorre, solo nei prossimi sette anni, aggiungere capacità produttiva per 30 milioni di barili al giorno, tre volte quanto produce oggi il gigante del petrolio, cioè l´Arabia saudita. E, in ogni caso, 10 milioni di barili in più di quanto risulterebbero dalle esplorazioni attualmente in corso. C´è, sottoterra, tutto questo petrolio? L´Aie, in realtà, non si aspetta che la produzione del greggio convenzionale, quello che oggi soprattutto utilizziamo, aumenti più di 5 milioni di barili al giorno. Il resto dovrà venire dai gas naturali liquidi (il gpl, oggi di moda, per semplificare) e dalle sabbie bituminose, come quelle del Canada. A costi, però, anche ambientali, crescenti. Secondo i calcoli dell´Outlook, di greggio vero e proprio sottoterra ce ne sarebbe, in effetti, ancora per una trentina d´anni, considerato l´aumento dei consumi. Sfortunatamente è nei posti sbagliati, come il Medio Oriente, dove è dubbio che le compagnie nazionali vogliano affrontare gli investimenti necessari (350 miliardi di dollari l´anno) per estrarlo il più in fretta possibile. Maurizio Ricci