Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  novembre 05 Mercoledì calendario

Il Sole-24 Ore, 5 novembre 2008La parte sulla Loren è in Cinquantamila,it Napoli. Prima scena: Basilica di san "Bicienzo", il cuore del Rione Sanità

Il Sole-24 Ore, 5 novembre 2008La parte sulla Loren è in Cinquantamila,it Napoli. Prima scena: Basilica di san "Bicienzo", il cuore del Rione Sanità. Padre Antonio Loffredo, un bell’uomo di 49 anni con la rapidità mentale di un imprenditore, c’è arrivato dopo «aver scontato sei anni di carcere» come cappellano e spacciatore di rossetti a Poggioreale. I femminielli reclusi nel padiglione "Parigi" gli sono rimasti affezionati. Don Antonio ne ricorda i nomi uno a uno, e racconta che per farsi belli si coloravano le labbra con l’inchiostro rosso delle penne bic. Dopo l’ultimo indulto, i parrocchiani di don Antonio sono quasi raddoppiati. Uno di loro, neppure 21 anni, lo aveva sposato di sabato raccomandandogli di stare più vicino al Signore. Tre giorni dopo, cinque colpi di proiettili sparati al bar ’O Monnacone, proprio di fronte alla cattedrale, prendono fin troppo alla lettera quell’incoraggiamento cristiano: muore sul colpo il parrocchiano, ferita la moglie incinta e un’amica delle moglie, pure lei in attesa di un bimbo, con un proiettile che galleggerà nel liquido amniotico fino al termine della gravidanza. Alla Sanità si partoriscono proiettili, ma un tempo si davano alla luce anche i principi Antonio de Curtis, in arte Totò, e gli architetti Ferdinando Sanfelice. Una delle sue opere più famose, Palazzo dello Spagnuolo, mostra le magnifiche forme del barocco napoletano mentre un’onda di motorini rubati e senza assicurazione si alza, s’infrange e torna indietro milioni di volte al giorno dopo aver urtato una diga di tufo che separa la Sanità da Capodimonte. Un cul de sac con un unico ingresso e uscita vigilato dai muschilli della camorra a pochi metri dal centralissimo Museo Archeologico e piazza Cavour. Qui per decenni ha dominato il clan Misso, storico nemico di quello di Secondigliano. Ora che il boss dei boss - coinvolto pure nella strage al treno Italicus - sta attraversando un travagliato pentimento, don Antonio si sforza di trovare le parole giuste per esprimere un concetto difficile. «Se il mio popolo perde il riferimento camorristico, si spaventa. Viviamo un tempo sospeso. Nessuno sa chi governa. Le seconde e terze linee dei Misso stanno in galera. Questo è il momento in cui lo Stato dovrebbe intervenire massicciamente». Seconda scena: nella Salita dei cinesi dove in una celebre scena del film Ieri, oggi e domani, Sofia Loren nei panni di una contrabbandiera di sigarette ostentava le sue ripetute maternità per evitare il carcere, c’era la casa del parroco diroccata e un pezzo di terra ingabbiato da un altissimo muro di tufo. C’è voluta la passione e la rabbia di Ernesto Albanese, fondatore dell’associazione «L’altra Napoli», per ristrutturare la casa, abbattere quel muro, piantare degli alberelli di aranci e installare un piccolo parco giochi. Da gennaio quelle stanze luminose arredate con piastrelle coloratissime si popoleranno dei sorrisi di giovanissime mamme del quartiere e nel pomeriggio ospiteranno il doposcuola per i bambini. Costo: 200mila euro, arredo compreso. Dei venti progetti comunali per il Rione Sanità previsti dal Por 2000-2006 neppure uno è stato avviato. Pure l’Opera Pia ospizio di Napoli, un immenso palazzo di proprietà del Comune, è disabitata. Da vent’anni e sempre a intermittenza si procede a lavori infiniti: prima un lotto, poi l’altro. Ma a Palazzo San Giacomo litigano sulla destinazione finale e l’Opera Pia rimane colpevolmente inagibile. Poco più in là un’altra piccola area a verde comunale, «Il ritiro del Crocefisso», cinto da muri altissimi. Gli uomini di Misso lo usavano come deposito di armi, ma il sindaco Jervolino e i suoi assessori non hanno trovato il tempo di smantellare quei muri, sradicare le erbacce, piazzare due panchine. Inaugurato e mai aperto anche il parco San Gennaro, un’oasi di verde interdetta. Almeno fino a quando un gruppo di mamme esasperate non si è presentato ai cancelli con un fabbro che ha tranciato di netto le catene e riconquistato lo spazio al rione. Don Antonio non è stato da meno. Quando diventò parroco, scoprì che le stanze della canonica erano state occupate da un sede della Dc pomiciniana e dal banco dei pegni. Il prete sfratta la sede del Monte di Pietà e al posto della sezione della Dc costruisce una toilette con mosaici policromi e specchi. Terza scena: François Fillon, primo ministro francese, sfoggia i suoi guanti di pelle firmati da Arnys, negozi a Parigi, Tokyo e New York. Quei guanti li produce Mauro Squillace, terza generazione di una dinastia di guantai. La fabbrica di Squillace è al terzo piano di un palazzo del Novecento. Pavimento di cotto napoletano, vecchissime Singer di quarant’anni fa, tavoli di legno picchiettati dai tarli. Questo appartamento di via Stella è un altro monumento all’ingegno della napoletanità come palazzo Sanfelice. Squillace fa carte false per trovare giovani con la voglia d’imparare il mestiere. Il ministro francese all’Artigianato l’ha invitato a Parigi a spese del Governo d’Oltralpe. L’imprenditore ha tenuto conferenze all’università e intrattenuto dozzine di scolaresche sulla tradizione dei guantai del rione Sanità, una decina di aziende che esportano l’intera produzione. La sua fabbrica è segnalata dalla guida di Napoli edita da Hachette. Da anni ripete a governatori e sindaci di voler creare una scuola per guantai ma finora ha ricevuto una sola proposta dall’ex assessore di Rifondazione comunista al Comune di Napoli, Raffaele Tecce: una statua ai guantai, a patto che Tecce «avesse un ritorno d’immagine». La statua non è mai stato costruita e l’ex assessore non è stato eletto alle ultime Politiche. Alla Sanità, i ritorni d’immagine possono essere più pericolosi dei ritorni di fiamma o dei proiettili di rimbalzo. Che ci sia di mezzo un’altra profezia involontaria di don Antonio, andata a segno per volontà divina? Nel dubbio, avrebbe detto Totò, vota (padre) Antonio. Mariano Maugeri