Vittorio Sabadin, La Stampa 7/11/2008, 7 novembre 2008
VITTORIO SABADIN, CORRISPONDENTE DA LONDRA, PER LA STAMPA DEL 7 NOVEMBRE
Le ragazze di tutto il mondo a caccia di un marito che abbia una corona sulla testa sono avvisate: da ieri ce n’è un altro disponibile, è scapolo, è bellissimo, ha solo 28 anni ed è il più giovane re del mondo. Bisogna però sbrigarsi, perché la concorrenza è molto forte. L’ultima volta che comparve in pubblico, in Thailandia, il governo dovette vietare, per non metterlo in imbarazzo, che venissero pubblicate sue foto in compagnia di giovani fanciulle con occhi lucidi e adoranti.
Jigme Khesar Namgyel Wangchuck è il nuovo re del Bhutan, il «Paese del drago tuonante», sperduto avamposto di 600 mila abitanti tra le montagne dell’Himalaya, ai confini dell’India e del Tibet. Chiunque pensi si tratti di un luogo primitivo e selvaggio dovrebbe ricredersi. Il buddhismo e la saggezza dei suoi governanti l’hanno trasformato in un luogo che potrebbe servire da esempio a molte democrazie occidentali: l’accesso alla televisione e a Internet è stato autorizzato solo nel 1999, con molti giustificati timori sui danni che avrebbe potuto fare ai valori tradizionali. Il fumo è stato vietato dovunque, salvo in casa. Il Paese è l’unico al mondo a non limitarsi a misurare il Prodotto interno lordo, ma anche l’Indice della felicità nazionale. E per fare in modo che il livello di felicità del popolo resti su livelli elevati, i governanti non conservano il potere troppo a lungo né sono troppo attaccati alla poltrona, anche se è d’oro e ha la forma di un trono.
Così, il re del Bhutan Jigme Singye Wangchuck ha abdicato a soli 52 anni, ritenendo che un sovrano più giovane, suo figlio Jigme Khesar, avrebbe meglio potuto portare a pieno compimento il processo costituzionale e democratico da lui cominciato. L’annuncio dell’abdicazione nel 2008 è stato dato già nel 2005, lasciando all’astrologo di corte il compito di indicare il giorno più fausto per l’incoronazione, che è risultato essere quello di ieri. Jigme Kheshar era stato mandato a studiare nelle migliori scuole del mondo, dall’India agli Stati Uniti fino al Magdalen College dell’Università di Oxford, dove si è laureato in Scienze politiche e specializzato in Politica estera. Jigme Khesar ha viaggiato molto, rappresentando il suo Paese in numerose occasioni ufficiali, compresa la firma di un nuovo trattato con l’India che doveva sostituire il polveroso accordo del 1949.
Ma nessun viaggio è stato memorabile come quello del 2006 a Bangkok per il sessantesimo compleanno del re thailandese Bhumibol Adulyadej. Tutti gli occhi erano puntati su Khesar, che la stampa aveva soprannominato «Principe fascino». Legioni di ragazze accorrevano ovunque si presentasse e il forum sul sito thailandese pantip.com fu inondato di commenti e fotografie. Il Bhutan, che prima della visita nessuno sarebbe stato capace di indicare su una cartina geografica, divenne improvvisamente una meta turistica molto di moda per migliaia di thailandesi.
Alle 8,31 del giorno 6 novembre del mese del topo, come aveva indicato l’astrologo, Jigme Singye ha posto la corona sul capo di Jigme Khesar, alla presenza del presidente indiano Pratibha Patil e di Sonia Gandhi, capo del Congresso. Intorno al palazzo di Tashichho Dzong, adornato di drappi colorati, c’erano migliaia di persone, molte delle quali venute dalle montagne cavalcando per giorni uno yak. Al loro ritorno, dopo i tre giorni di feste previsti, racconteranno ai bambini davanti al fuoco la storia di un bellissimo principe diventato re, che hanno visto con i loro occhi seduto su un trono d’oro sotto una grande statua del Buddha. Mancava solo la principessa, ma non ci vorrà molto.