Francesco Spini, La Stampa 7/11/2008, 7 novembre 2008
Il bagno di sangue sui mercati ricade in pieno sui fondi: a ottobre il risparmio gestito registra deflussi per 22,9 miliardi di euro
Il bagno di sangue sui mercati ricade in pieno sui fondi: a ottobre il risparmio gestito registra deflussi per 22,9 miliardi di euro. un ritorno di sfiducia dopo che ad agosto e settembre il rosso era stato ben più contenuto, rispettivamente a -2,6 e -9,5 miliardi di euro. Da inizio anno, i numeri sono impressionanti: la raccolta netta - ovvero la differenza tra sottoscrizioni e riscatti - è risultata negativa per 120,6 miliardi. Tra crisi del mercato e deflussi anche il valore del patrimonio del settore subisce un duro contraccolpo, finendo a quota 436,5 miliardi di euro, quando a inizio anno era a 647. Il mese passato, però, non ha visto protagonisti in negativo i portafogli azionari, quelli ovviamente più esposti alla tempesta dei listini. Se questi ultimi hanno visto la raccolta netta giù di 1,9 miliardi, i più colpiti sono stati i prodotti obbligazionari, che da soli hanno visto le vendite superare le adesioni per qualcosa come 12,18 miliardi di euro. Pesano le passate performance deludenti, a cui si aggiungono i timori che in particolare i bond societari siano a forte rischio di liquidità. Risultato: meglio vendere. Ma nel risparmio gestito non c’è una sola categoria in positivo: i fondi bilanciati (che contengono sia componenti azionarie che obbligazionarie o di liquidità) registrano deflussi per 1,2 miliardi. Anche i fondi monetari, alternativi a Bot e simili, perdono appeal. Morale: vendite nette da 2,8 miliardi. E peggio vanno i portafogli flessibili, fondi senza benchmark che puntano sempre al risultato positivo (i cosiddetti total return), ma dagli esiti spesso deludenti: qui i riscatti superano le adesioni per 3,5 miliardi. Anche i ricchi piangono: se si parla di hedge fund, i numeri cambiano di poco. Per gli speculativi, infatti, l’emorragia è pari a 1,4 miliardi. Più in generale la fuga colpisce maggiormente i fondi di diritto italiano (a -12,4 miliardi) che quelli esteri, che vanno a -10,5 miliardi e dove i più colpiti (-8,1 miliardi) risultano quelli esterovestiti, appartenenti a gruppi tricolori. Fiato corto, dunque, per tutto il comparto dei fondi. Il presidente di Assogestioni, Marcello Messori, allarga le braccia quando gli si chiede se esista un limite alla continua discesa, uno zoccolo duro di risparmiatori che non molleranno i prodotti sottoscritti: «In questa fase - spiega - c’è un problema di sostituzione di prodotti molto liquidi a scapito del risparmio gestito per esigenza da un lato degli intermediari e, in parte, dei risparmiatori». Quando si fermerà l’emorragia? «Quando si imporrà il principio che deriva dall’analisi razionale secondo cui un fondo diversificato, trasparente, liquidabile è lo strumento che meglio può rispondere alla crisi». I riscatti continui hanno però un ruolo non secondario all’interno della crisi generalizzata del mercato. In un contesto dove anche titoli non tossici sono diventati sovente illiquidi «la forte domanda di riscatti - spiega Messori - obbliga i fondi a vendere a prezzi distorti, non tutelando così l’interesse dei risparmiatori». Nel contempo, se è pure vero che il patrimonio gestito in calo da molto tempo «non suscita ancora particolare allarme», in presenza di una crisi prolungata «diventerebbe sempre più urgente massimizzare l’efficienza gestionale attraverso processi di aggregazione».