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 2008  novembre 07 Venerdì calendario

DECCA AITKENHEAD PER IL CORRIERE DELLA SERA DEL 7 NOVEMBRE 2008

Ora che Richard Dawkins va in pensione, lasciando la sua cattedra di Oxford dopo il grande successo ottenuto dal suo libro L’illusione di Dio, ci si potrebbe aspettare che veda avviata al successo la causa laica e scientifica a cui ha dedicato la carriera. Giorni fa, alcuni attivisti hanno annunciato l’intenzione di lanciare una campagna per pubblicizzare l’ateismo, mettendo sul fianco dei bus britannici uno slogan che dice: «Probabilmente Dio non esiste, smettete quindi di preoccuparvi e godetevi la vita». La campagna, lanciata dalla sceneggiatrice televisiva Ariane Sherine, che ha un blog sul Guardian, sperava di raccogliere 5.500 sterline dai sostenitori, e Dawkins aveva promesso che ne avrebbe personalmente aggiunte altrettante, ma le donazioni hanno già superato le 96 mila sterline.
Intanto il ministro dell’Immigrazione Phil Woolas prevede che entro 50 anni vi saranno riforme costituzionali che estrometteranno i vescovi dalla Camera dei Lord, e il numero di studenti che si iscrivono alle facoltà di matematica e scienze è in aumento. Anche in America la destra religiosa sembra stia perdendo terreno.
Ma quando si chiede a Dawkins, che ora ha 67 anni, se pensa che la comprensione delle scienze sia migliorata, lo si vede dubbioso. «Direi piuttosto che quando ho cominciato la carriera accademica c’era probabilmente la stessa ignoranza, ma meno opposizione attiva verso la scienza. Se si gira per scuole e università, si troverà un discreto numero di ragazzi che, pur non sapendo perché, disapprovano la teoria evoluzionista: lo fanno perché è il punto di vista che hanno ricevuto dalla famiglia». Attribuisce questo fatto ai bassi standard di istruzione scientifica o all’ascesa del fondamentalismo?
«Beh – dice senza esitazione – penso sia dovuto a una maggiore influenza della religione».
Secondo Dawkins in Gran Bretagna è in corso una battaglia tra le forze della ragione e il fondamentalismo religioso, e la ragione è lontana dall’uscirne vincente.
Dawkins è uno dei combattenti più famosi e attivi, ma non è detto che sia tra i più efficaci. Lo scopo dichiarato del suo L’illusione di Dio era «convertire» i lettori all’ateismo, ma Dawkins ammette di aver fallito. «Sì – dice sorridendo – penso sia stato un obiettivo poco realistico. Importante, ma poco realistico».
In effetti Dawkins è stato definito «il miglior alleato della causa creazionista in Gran Bretagna». I critici lo accusano di non comprendere la tendenza della natura umana a desiderare il conforto del pensiero irrazionale. Dicono che la sua arroganza intellettuale gli aliena le simpatie della gente.
Quando Sherine lo ha interpellato per la campagna sui bus, lo slogan che Dawkins avrebbe preferito era «Quasi certamente Dio non esiste». Ma non è forse uno slogan che avrebbe irritato i credenti e allontanato chi poteva avere simpatia per l’ateismo? Alla fine optarono per «Probabilmente Dio non esiste».
«Lo so – dice Dawkins – si dice che io sia antipatico e irritante». E ha una spiegazione abbastanza convincente in proposito: «Siamo tutti cresciuti pensando che la religione abbia una posizione privilegiata, che non la si possa criticare, e quindi se lo si fa, anche in misura modesta, si viola questo principio e si diventa arroganti».
Ma perché allora non cerca di essere più conciliante, anche solo per una questione di opportunità? Se la gente è perplessa dinanzi al suo approccio intellettuale, perché non si sforza di essere un po’ meno aggressivo? «Beh, effettivamente, questo è un aspetto che mi dà da pensare. una critica che mi viene rivolta spesso, ed è senz’altro la più intelligente. Suppongo che la questione possa essere affrontata in due modi diversi, e mi fa molto piacere che qualcuno si dimostri, diciamo, più seducente. Potrei farlo anch’io, ne sarei capace». Fa una pausa per riflettere. «Ma mi sembra di non aver più la pazienza necessaria».
Crede che il livello degli studenti sia in calo da quando l’università è diventata più accessibile? « un argomento sul quale devo stare molto attento a non sembrare un vecchio bacucco. Quando ho cominciato a insegnare, negli anni Sessanta, per me era una grande gioia avere studenti entusiasti, molto interessati e appassionati, l’insegnamento era un vero momento di confronto, uno scambio di idee. Questo tipo di rapporto è andato gradualmente scomparendo. Ma esito a dar la colpa di ciò agli studenti, forse sono io che un po’ alla volta ho perso lo slancio».
Come quasi tutti i razionalisti, Dawkins tende ad appellarsi all’intelligenza innata degli altri e ad attribuire all’ignoranza, piuttosto che alla stupidità, un modo errato di pensare. «Ma non ho prove – ammette ”. Potrei sbagliarmi. una posizione ideale». La gente potrebbe semplicemente essere stupida, gli suggerisco. «Già, potrebbe esserlo. Ma almeno, dando la colpa all’ignoranza, mi difendo dall’accusa di essere arrogante. Se dicessi che la gente è stupida, di certo non me la farei amica né la convincerei».
Prima di incontrare Dawkins, ero preoccupata che potesse essere così intellettualmente insofferente da mettermi in imbarazzo. L’impressione, invece, è più quella di un leone che si è dato la precisa regola di comportarsi da gatto, e questo è tranquillizzante, ma anche un po’ deludente.
Non ha mai invidiato, gli chiedo, la gente che crede in Dio? «No», risponde, scuotendo il capo con decisione. Anche se si dice che la fede sia un grande conforto? «Vede, lo sarà anche, ma ci tengo ad aggiungere: e con questo? Ho il sospetto che per ogni persona che viene confortata dalla fede, ce ne sia un’altra che ne è mortalmente spaventata ». Non ha invidia di chi riesce a non trovare Dio mortalmente spaventoso? «Se li invidiassi, dovrei allora invidiare chi si droga per sentirsi bene...».
Dawkins ama dire scherzosamente che le persone anziane vanno in chiesa come gli studenti «che si preparano per l’esame all’ultimo momento ». Non pensa di potersi svegliare un giorno, da vecchio, e scoprire di essere attratto dalla fede? Se così fosse, lo considererebbe un segno di demenza senile. Sembra più preoccupato che qualcuno dei suoi nemici diffonda, dopo la sua morte, la falsa notizia di una sua tardiva conversione. Probabilmente non scherza affatto quando dice: «Voglio essere sicuro che quando pronuncerò le mie ultime parole ci sia un registratore acceso».
Opposti
Richard Dawkins e, a destra, la campagna pubblicitaria per l’ateismo e la campagna di un gruppo cristiano