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 2008  novembre 07 Venerdì calendario

Anche l’impero di Rupert Murdoch, l’editore che per primo aveva invitato i giornali a cambiare per affrontare la concorrenza di internet e dei new media, scricchiola di fronte al calo della raccolta pubblicitaria, pesantemente aggravato negli ultimi mesi dalla crisi economica

Anche l’impero di Rupert Murdoch, l’editore che per primo aveva invitato i giornali a cambiare per affrontare la concorrenza di internet e dei new media, scricchiola di fronte al calo della raccolta pubblicitaria, pesantemente aggravato negli ultimi mesi dalla crisi economica. Il gruppo NewsCorp, che possiede in Gran Bretagna il «Times» e il «Sun», negli Stati Uniti il «Wall Street Journal» e che controlla Sky e Fox Tv, ha perso ieri in Borsa circa il 21% a Sydney e il 12% a New York, dopo che è stato annunciato un calo degli utili del 30% nel primo trimestre fiscale. Fino a ieri, le previsioni parlavano di una crescita intorno al 4-6%. Il fatto che anche uno dei più grandi gruppi editoriali del mondo sia stato costretto a rivedere fortemente al ribasso le stime ha allarmato gli analisti e gli osservatori del mondo dei media: molti gruppi editoriali americani si rifiutano ora di fare previsioni che vadano oltre l’attuale trimestre. «Siamo convinti - ha detto Murdoch - che questo ciclo economico negativo continuerà per tutto il 2009 e sarà molto difficile da affrontare per il nostro settore. Noi stiamo facendo leggermente meglio degli altri, ma c’è un evidente raffreddamento del mercato della pubblicità televisiva». Il gruppo di Murdoch è stato colpito anche - sottolineava ieri il «Financial Times» - dalla riduzione degli investimenti sui quotidiani inglesi e australiani. La liquidità del gruppo, pari a 5,5 miliardi, è ancora sufficiente ad evitare il peggio, ma News Corp sarà costretta a rinviare o rallentare le acquisizioni che aveva in programma. Anche la guerra al «New York Times», lanciata dal «Wall Street Journal» per il predominio nel mercato dell’informazione di qualità negli Stati Uniti, subirà un rallentamento. Le entrate complessive dei canali tv di Murdoch hanno registrato una perdita del 15% (a 974 milioni di dollari), in parte dovuta alle disavventure seguite all’acquisto della pay tv tedesca Premiere. Ma mentre i prodotti generalisti soffrono, quelli tematici forniti dalle tv via cavo hanno visto le vendite in aumento del 19% (a 1,31 miliardi di dollari). Tra le note positive c’è Sky Italia, che ha triplicato i profitti a 165 milioni di dollari con i nuovi programmi dedicati al calcio. Anche gli introiti dalle numerose attività online di Murdoch hanno registrato un forte calo: Fox Interactive Media, che include il social networking MySpace, aveva previsto incrementi negli utili del 30% e si dovrà accontentare del 17%, a conferma che la raccolta pubblicitaria online sta rallentando. Di fronte alle difficoltà dei quotidiani di tutto il mondo e in particolare di quelli britannici, la Lex Column del «Financial Times» auspicava ieri una revisione delle normative che, in nome della difesa di una pluralità di voci diverse, scoraggiano le concentrazioni di giornali, radio e tv. «Le fusioni appaiono inevitabili e l’unico dubbio è se avverranno nel modo tradizionale, con i grandi che inglobano i più deboli, o se invece i più deboli saranno lasciati cadere». Secondo il quotidiano economico, alcuni dei 20 giornali nazionali inglesi corrono il rischio di non essere più in edicola entro il 2009, mentre i giornali locali se la passano anche peggio a causa della perdita dei piccoli annunci economici ormai transitati online. E, invitando il governo inglese a fare qualcosa, il «Financial Times» citava il terzo presidente americano Thomas Jefferson, il quale sosteneva che se avesse dovuto scegliere tra un governo senza i giornali e i giornali senza un governo, avrebbe sempre preferito la seconda opzione. Importanti decisioni in ambito economico sono state prese durante il vertice italo-russo a Mosca, con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e il leader del Cremlino, Dmitri Medvedev. Il ministro Claudio Scajola, ha firmato con il colosso dell’energia atomica russa Rosatom una dichiarazione d’intenti, mentre tra il gruppo Pirelli e il colosso statale russo RosTekhnologii si è raggiunta un’intesa per la costruzinoe nella città di Togliatti di una fabbrica per la produzione di pneumatici. Anche Finmeccanica ha sottoscritto accordi con RosTekhnologii: verrà creata una joint venture per l’assemblaggio e la vendita di elicotteri AW-139 (si conta di vendere 300 esemplari in 10-15 anni). Altre intese riguardano il sistema Tetra e collaborazioni già avviate in precedenza sull’alta velocità. In questo senso è importante l’accordo di collaborazione tra Finmeccanica e Ferrovie Russe. In grande evidenza anche Enel, già presente in maniera massiccia sul territorio russo, che, dopo un investimento sul lungo termine di otto miliardi di dollari, ha raggiunto un accordo con le Ferrovie russe e un altro con il rivenditore di energia Interrao. Inoltre Lukoil, major petrolifera russa, ha firmato per la creazione di una società mista con il gruppo Erg. E ancora il gruppo Fiat ha concluso con la russa Sollers un’intesa per l’ampliamento della cooperazione strategica in Russia, dove negli ultimi anni ha già avviato numerosi progetti. Infine è stato stipulato un contratto di cooperazione tra il gruppo Buzzi Unicem e il governo della Regione di Oremburg (città dove il colosso Gazprom è particolarmente attivo e presente) per la costruzione di una fabbrica per la produzione di cemento ad alta tecnologia.