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 2008  novembre 06 Giovedì calendario

IL CORRIERE DELLA SERA INTERVISTA PAUL BERMAN

NEW YORK – «Obama ha una tale stoffa da trascinante oratore che, volendo, potrebbe essere un pericoloso demagogo. Nel suo discorso della vittoria, martedì sera, il neoeletto presidente ha dimostrato, al contrario, di voler volare alto». Paul Berman, il saggista, docente universitario e autore di "Terrore e Liberalismo" e "Sessantotto" giudica «perfetto» l’esordio di Obama.
«La sua arringa a Chicago era deliberatamente strutturata per eccitare con moderazione, mantenendo un tono sobrio, intelligente e profondo. Insomma: ha iniziato sulla nota giusta. Geniale anche il suo citare Abramo Lincoln, il senatore dell’Illinois come lui, che guidò il Paese durante la Guerra Civile del 1861, emancipando gli schiavi».
Qual è il significato di questa vittoria?
« un evento di portata monumentale che può essere compreso solo in rapporto alle altre pietre miliari della nostra storia: la rivoluzione americana, la nascita della costituzione americana, la Guerra Civile».
Cosa intende dire?
«Che l’America è stata fondata su gigantesche e tragiche contraddizioni. Nasce come la prima grande democrazia e rifugio per uomini liberi al mondo mentre, sin dagli albori, è maledetta dalla schiavitù e dal razzismo».
A cosa possiamo paragonare queste elezioni?
«Alla vittoria di Andrew Jackson, che nel 1828 fu il primo plebeo a insediarsi alla Casa Bianca, inaugurando la democrazia delle masse. Tutti i suoi predecessori furono aristocratici con una posizione privilegiata nella società e infatti la sua effige decora la banconota da 20 dollari».
Alcuni tracciano il parallelo con l’elezione di JFK.
«Eleggere il primo cattolico è stata una tappa importante ma nessun gruppo, tranne forse i Nativi Americani, sono stati oppressi quanto i neri».
 sorpreso che non vi sia mai stato un presidente ebreo?
«Gli ebrei non hanno sofferto poi così tanto in America e la loro esperienza di persecuzione nel nuovo Continente non è certo paragonabile a quella dei neri. E comunque nel 2000 l’America aveva eletto un ebreo nelle presidenziali rubate da Bush: Joe Lieberman, il vice di Al Gore».
 vero che l’America tornerà ad essere amata nel mondo?
«Gli europei occidentali commettono spesso l’errore di pensare che le loro opinioni sono condivise dall’intero pianeta, dimenticando che George W. Bush è ammirato in Africa e Est Europa. Per quanto riguarda Obama penso che cambierà soprattutto l’immagine che l’America ha di sé stessa, perché ha dimostrato che i valori americani di opportunità e giustizia sono vivi e veri».
Quali saranno per Obama le sfide future più pressanti?
«Il suo talento oratorio del tutto assente in Bush l’aiuterà ad essere enormemente popolare all’estero. Ma dopo la luna di miele bisognerà vedere cosa farà in concreto per risolvere la crisi finanziaria che, alla fine, l’ha aiutato a diventare presidente».