Alessandro Barbera, La Stampa 6/11/2008, 6 novembre 2008
IL COMMISSARIO RIVELA LA CIFRA PROPOSTA DALLA CORDATA
L’offerta di Cai
per l’Alitalia
vale un miliardo
ALESSANDRO BARBERA
Dentro, le certezze. Fuori, i dubbi. Alla «sala degli Imperatori» dell’hotel Hilton, due passi da Fiumicino, ieri si accedeva solo con il tesserino da pilota Alitalia. I giornalisti «asserviti a Cai» non sono graditi. Da fuori si odono le voci più potenti degli iscritti a parlare sul palco. C’è chi la butta sull’eroico e si dice «pronto ad ogni azione» e chi accende la platea: «Scio-pe-ro-scio-pe-ro-scio-pe-ro». Esce il leader dell’Unione piloti Massimo Notaro, la sigla minore dei comandanti (l’altra è l’Anpac) con circa 300 iscritti. I cronisti lo rincorrono come una star. «Non posso dire nulla, ma reagiremo. Di certo i nostri piloti sono più incavolati di quanto non lo siamo noi sindacalisti. Ci stiamo sforzando di contenerli». A pochi passi, davanti all’entrata dell’albergone, tre piloti fumano una sigaretta. «O qui scattano subito azioni selvagge, oppure io firmo con la gamba sinistra». Dentro la sala degli Imperatori si sente un’altra voce: «Contiamoci, contiamoci bene. Perché se poi a rifiutare l’offerta di Cai siamo quattro gatti è una presa in giro». Dice Niki Snider, comandante di lungo corso di Jumbo: «Il contratto non è un granché, ma non so che cosa possiamo ottenere con uno sciopero». Dopo sei ore di riunione la gran parte dei piloti non sembra pensarla così.
Prima di incontrare nuovamente il resto del fronte del no (Sdl e Anpav), Anpac e Up mandano in giro un comunicato minaccioso. Si legge di una «piena e incondizionata fiducia ai vertici» per «predisporre ogni azione sindacale, di lotta e legale», il mandato «all’ottenimento del rispetto degli accordi di palazzo Chigi» e di «un’intesa su criteri di assunzione che rispettino adeguatamente l’anzianità di servizio»: quest’ultimo è un monito a Cai perché non escluda i piloti cinquantenni che rischiano di non andare direttamente in pensione terminati i sette anni di ammortizzatori sociali. Si minacciano azioni legali verso chi «ha posto o sta ponendo in atto azioni omissive o lesive dei giusti interessi dei piloti Alitalia ed Air One» e, dulcis in fundo, «la costituzione di un fondo di solidarietà anche con il fattivo intervento dei pensionati per fronteggiare il periodo di lotta». Ai vecchi comandanti l’inciso ricorda i tempi di «Aquila selvaggia» e delle astensioni di massa dal lavoro per malattia. Insomma, benché non ci sia stato ancora un solo minuto di sciopero – a farlo per ora a Palermo sono i sindacati confederali contro il ridimensionamento dello scalo – i comandanti sembrano sul piede di guerra.
Ai piani alti di Cai, del governo e di Alitalia non sembrano preoccupati dalla prospettiva. Ieri il commissario della compagnia Augusto Fantozzi ha spedito le lettere di mobilità a tutti i dipendenti, primo passo verso la selezione delle persone sulla base dei criteri firmati a Palazzo Chigi da Cgil, Cisl, Uil e Ugl. A tarda sera, su richiesta della Consob, ha comunicato l’entità dell’offerta di Cai sui beni della compagnia: un miliardo tondo. La cordata pagherà subito solo cento milioni, il resto in due rate (una tre mesi e l’altra a 24). Cai comprerà da Alitalia 64 aerei in proprietà, due opzioni e si accollerà il leasing di altri 29. Fra questi c’è l’intera flotta a lungo raggio: 6 Boeing 777 e un 767 in proprietà e – in leasing – altri quattro 777 e cinque 767. Senza questi aerei, Cai non potrebbe garantire nemmeno quel pugno di collegamenti intercontinentali che ancora partono da Malpensa e Fiumicino. Cai valuta Alitalia 900 milioni (compresi 625 milioni di debiti), 57 milioni «Alitalia Servizi» (o meglio la piccola parte di quei servizi di terra che acquisterà), 19 milioni la flotta a breve-medio raggio di «Az Express», 17 milioni la compagnia low cost Volare e 7 milioni il ramo «Az Airport», ovvero i servizi aeroportuali. Ora la parola passa agli advisor: entro sette giorni dovranno dire se l’offerta rispetto alle loro stime è congrua o meno.
Prosegue imperterrito anche l’amministratore delegato di Cai Rocco Sabelli: ieri ha incontrato il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà (c’è da decidere quanto spazio lasciare ai concorrenti sulle rotte interne) e oggi sarà a Ginevra insieme a Fantozzi e al presidente dell’Enac Vito Riggio per incontrare il numero uno della Iata Giovanni Bisignani. Sarà una riunione tesa: la Iata, l’associazione che riunisce tutte le grandi compagnie aeree del mondo, ha scritto una lettera al governo per diffidarlo dal varare la tassa da tre euro a passeggero per finanziare la cassa integrazione dei cinquemila dipendenti in esubero fra Alitalia ed Air One. Una richiesta alla quale il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha opposto un secco no.