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 2008  novembre 06 Giovedì calendario

Per allevare un cavallo serve qualche migliaio di metri di terra, ma a prezzi che vanno sino a 60 mila euro l’ettaro, almeno quella per i purosangue, che preferiscono prati argillosi e con erba tutto l’anno

Per allevare un cavallo serve qualche migliaio di metri di terra, ma a prezzi che vanno sino a 60 mila euro l’ettaro, almeno quella per i purosangue, che preferiscono prati argillosi e con erba tutto l’anno. Un investimento non da poco, visto che a un cavallo serve mezzo ettaro (5000 metri quadri) per un suo giusto spazio, ma la tendenza ad avere cavalli aumenta, così come aumenta l’interesse per il mondo che li vede protagonisti. A dimostrarlo ci sono i numeri di Fieracavalli, che si apre oggi a Verona e sino a domenica accoglierà - secondo le previsioni - almeno il 10% in più dei 145.000 visitatori dell’anno scorso. Storia, folclore, sport, ma anche business, visto che la popolazione equina del Paese (peraltro censita approssimativamente al di fuori dei settori più regolamentati) si aggira su 750.000 capi, dai purosangue ai puledri bradi. E se i primi valgono qualche milione di euro quelli avvicinabili dal grande pubblico hanno un cartellino attorno ai 2 o 3.000 euro, a volte anche meno. Un giro d’affari tutt’altro che trascurabile, su cui sono sempre di più a fare i conti: dai proprietari di agriturismi ai gestori di hotel di lusso, consci di come poter offrire ai loro clienti la possibilità di una cavalcata dia valore aggiunto all’azienda (circa un milione di persone l’anno sceglie questi luoghi di vacanza per cavalcare). Costi? Strutture e terreno a parte nemmeno eccessivi, se si calcola che per tenere a pensione un cavallo si spendono circa 500 euro al mese, a cui si aggiungono un centinaio di euro per la ferratura, da rinnovare ogni quaranta giorni, e le spese per le visite veterinarie. Un investimento che, soprattutto per un appassionato, vale la pena fare, anche considerando che oggi i bilanci aziendali possono essere aiutati ricavando energia dalle biomasse e utilizzando i terreni marginali, la cui gestione fa parte di un’area beneficiata dalle iniziative di sostegno dell’Unione europea. Questo perché la tendenza è di privilegiare l’allevamento semibrado (cavallo fuori tutto il giorno e in scuderia solo quando fa buio) più congeniale al carattere di questo animale e quindi garanzia di comportamenti più equilibrati, con conseguenti minori tempi - e costi - per la doma e il dressage. Oltre alla passeggiata, i concorsi e la corsa si aprono nuovi spazi: quello degli attacchi, ovvero la guida di calessi e carrozze, o quello del polo, che sta prendendo piede anche da noi. E ancora: lunghi viaggi in sella, con punti di sosta confortevoli per cavallo e cavaliere. Poi c’è l’horse watching, come nel Gennargentu in Sardegna, dove si va ad ammirare mandrie di cavalli ormai autoctoni e assolutamente bradi da oltre un secolo.