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 2008  novembre 05 Mercoledì calendario

l’Unità, mercoledì 5 novembre Hanoi. Una delegazione di duecento imprenditori italiani capeggiata dal ministro Scajola e con Roberto Colaninno nel nuovo distretto industriale dove già sono al lavoro Toyota, Ibm, Canon

l’Unità, mercoledì 5 novembre Hanoi. Una delegazione di duecento imprenditori italiani capeggiata dal ministro Scajola e con Roberto Colaninno nel nuovo distretto industriale dove già sono al lavoro Toyota, Ibm, Canon... Basta parlar male dei comunisti. Sentite che cosa dice Roberto Colaninno: «Un anno fa chiesi al governo del Vietnam di poter costruire una fabbrica per la produzione della Vespa. Dopo dieci giorni mi concessero il terreno e tutte le licenze. In meno di dodici mesi abbiamo fatto tutto. In Italia non sarei riuscito ad avere nemmeno l’autorizzazione per aprire un chiosco per le angurie». Good Morning, Vietnam: eccola qui la nuova tigre asiatica, l’altra faccia del modello cinese che combina profitto, sviluppo e socialismo. Il Paese vive una svolta storica e forse anche l’Italia può dare una mano. Dodici mesi fa l’ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema, armato di vanga, pose la prima pietra dello stabilimento inaugurato ieri dal ministro dello Sviluppo, Scajola, arrivato alla guida di duecento imprenditori italiani che desiderano, con il consueto immancabile ritardo, affacciarsi su un mercato di 82 milioni di abitanti, porta d’ingresso verso l’intero continente asiastico. Il Vietnam, anzi la Repubblica Socialista del Vietnam, ha ritmi di crescita impressionanti. Il Pil è aumentato mediamente dell’8 per cento annuo negli ultimi anni e nel 2008 si limiterà a uno sviluppo del 7 per cento per i riflessi della recessione delle economie occidentali. Un paese giovane, con oltre metà della popolazione che ha meno di 25 anni, dinamico e solidale, che cerca il suo spazio nel mondo. Colaninno e la Piaggio sono stati accolti col tappeto rosso perchè la Vespa è uno dei sogni di ogni vietnamita. Il presidente della Repubblica del Vietnam si vanta pubblicamente di aver posseduto una Vespa e di essere in grado di smontarla e rimontarla pezzo per pezzo. Con questi ammiratori è stato facile trovare spazio. La fabbrica Piaggio sorge alle porte di Hanoi, in un nuovo distretto industriale dove sono presenti anche l’Ibm, la Toyota, la Canon, la Vietnam-Germany Steel Pipe. Sono stati assunti i primi cinquanta operai, diventeranno presto 300 per produrre circa 100mila Vespe nel 2009 e raddoppiare subito dopo perchè in Vietnam si vendono due milioni di scooter ogni anno. Ovviamente i capitalisti, anche quelli italiani con la fama di essere dei progressisti come Colaninno, non sono dei benefattori dell’umanità. Hanno un enorme interesse a conquistare mercati nuovi e dinamici come quello asiatico e a produrre in Paesi, come il Vietnam o la Cina e l’India, dove i costi sono irrisori rispetto alle medie italiana ed europea. Facciamo un esempio: con il salario di un operaio di Pontedera si pagano circa 15 operai vietnamiti nella fabbrica di Hanoi. Un lavoratore assunto alla Piaggio Vietnam guadagna circa 100 dollari al mese per lavorare otto ore al giorno cinque giorni alla settimana. Lo straordinario viene pagato in più, con percentuali crescenti. Ovviamente scioperi o contratti integrativi non sono previsti. Per poter "rubare" alla concorrenza giapponese i quadri e gli operai migliori, la Piaggio ha concesso 5 o 10 dollari in piu’ in busta paga, una cifra che a queste latitudini fa la differenza nel reddito familiare. Rinaldo Gianola