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 2008  novembre 04 Martedì calendario

Sarà il secolo della tigre africana? Nonostante la crisi mondiale, secondo il Fondo Monetario Internazionale l’Africa subsahariana sta vivendo la fase di maggiore crescita economica dall’indipendenza

Sarà il secolo della tigre africana? Nonostante la crisi mondiale, secondo il Fondo Monetario Internazionale l’Africa subsahariana sta vivendo la fase di maggiore crescita economica dall’indipendenza. Uno dei motivi è il ritorno dei cervelli. "Molti nigeriani che hanno studiato nelle migliori università britanniche e statunitensi hanno cominciato a lasciare i loro lavori ben pagati a Londra e a New York per scommettere su quella che secondo loro è la nuova terra dell’opportunità africana". In Nigeria gli indici di crescita annuali superano il 6 per cento, anche se resta da vedere se la cifra procapite andrà a beneficio di tutta la popolazione o se premierà in modo sproporzionato le classi alte. Altro fattore è la tecnologia: "C’è un collegamento matematico tra l’enorme aumento del numero di cellulari e la crescita del prodotto interno lordo". Ancora più importante è stata la fine di gran parte delle guerre del continente, e lo svolgimento di elezioni sempre più regolari e democratiche. Infine, la domanda di risorse naturali da parte del Nord del Mondo promette di sostenere la crescita negli anni a venire. Dice un rapporto della società di consulenza americana Rogerscasey: "L’Africa è l’ultimo mercato sottovalutato. Con le sue risorse naturali e agricole, un’Africa senza spargimento di sangue e senza malattie croniche potrebbe diventare un’ottima fonte di commodities per molti anni". La Cina è oggi il principale partner straniero dell’economia africana. Nel 1994 gli investimenti cinesi in Africa erano di 25 milioni di dollari, oggi secondo la stampa cinese ammontano a sei miliardi. Oltre al petrolio, la Cina estrae legno in Gabon e Camerun, platino in Zimbabwe, alluminio in Mozambico, rame in Zambia. Come l’Impero britannico in passato, i cinesi, spesso con manodopera importata dal loro paese, stanno costruendo strade, ponti, aereoporti e ferrovie. Pechino, comunque, non è intransigente sul rispetto dei diritti umani o dell’ambiente. Le responsabilità del Sudan nella catastrofe del Darfur non distolgono la Cina dall’importare il 63 per cento della sua produzione petrolifera. Uno dei paesi ad aver beneficiato maggiormente degli aiuti cinesi è l’Angola, che vende alla Cina metà del suo petrolio e che, secondo la Banca Mondiale, quest’anno crescerà del 20 per cento. La Repubblica Democratica del Congo , paese ricco di minerali, è ancora in guerra. Tuttavia, "gli scontri oggi sono circoscritti a una regione nell’est del paese. Visto dalla capitale, Kinshasa, anche questo enorme paese vive un periodo di boom. Oggi la crescita è del 12 per cento annua, con un’inflazione del 16 per cento. A Kinshasa è stato appena inaugurato un edificio di lusso chiamato Future Tower, un gigantesco centro alberghiero e commerciale che sarà portato a termine con fondi arabi nel 2010". Anche il Ruanda, paese sovrappopolato e pressochè privo di risorse, sta crescendo a un ritmo superiore al 5 per cento. Ciò è dovuto agli aiuti stranieri e al rigore di governo del presidente Kagame, eletto dopo il genocidio del 1994.