Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  novembre 04 Martedì calendario

La Stampa, martedì 4 novembre Nei solchi del sentiero scavato dalla stagione delle piogge in questo inizio di novembre, il fango aspira le gambe fino ai polpacci

La Stampa, martedì 4 novembre Nei solchi del sentiero scavato dalla stagione delle piogge in questo inizio di novembre, il fango aspira le gambe fino ai polpacci. All’alba di domenica, l’umidità fa piangere gli eucalipti giganti mentre le nubi sfiorano il sole. Questo sentiero impraticabile per qualsiasi tipo di veicolo a motore attraversa da Est a Ovest le colline del Kivu, nell’estremo Oriente della Repubblica democratica del Congo (RDC). Ed è un’arteria vitale per i ribelli del Congresso nazionale per la difesa del Popolo (Cndp). Questo asse unisce due zone controllate dagli uomini di Laurent Nkunda. Da una parte le forze ribelli controllano gran parte della regione del Masisi, vasta distesa di colline in altura, dove si alternano campi curati come giardini e pascoli solcati da mandrie di mucche dalle lunghe corna. un bastione praticamente inespugnabile. Dall’altro lato, a decine di chilometri di distanza, le Cndp ha da sempre i suoi uomini a controllare il posto di frontiera di Bunagana, porta di ingresso dal Ruanda e dall’Uganda, due alleati fedeli. Durante l’offensiva della settima scorsa è là che gli uomini di Nkunda hanno conquistato vaste porzioni di una zona dalle frontiere incerte, i cui limiti, al Sud, sfiorano pericolosamente Goma, la capitale regionale. Secondo il capo ribelle «il territorio controllato dal Cndp è arrivato al 60 per cento del totale». Rutshuru, terza città del Nord Kivu, e una vasta porzione del parco del Virunga, celebre per i suoi gorilla di montagna, ne fanno parte. Appena installati in questi nuovi territori conquistati, il Cndp ha cominciato a smantellare i campi profughi, per costringere la popolazione a tornare a casa propria, mentre si prendeva il controllo dell’amministrazione locale. Dopo che Nkunda è stato deluso dall’esercito regolare, ed è diventato un generale ribelle per Kinshasa, e ha scatenato la ribellione nel Nord Kivu, numerose offensive contro i soldati regolari si sono tradotte in impasse militari. Ma ogni volta le fiammate di rivolta hanno cacciato migliaia di persone dalle case. I tutsi che abitavano in zone che stavano per cadere sotto il controllo delle truppe leali a Kinshasa (Fardc) fuggivano per rifugiarsi nelle zone in mano al generale Nkunda. Il capo ribelle, lui stesso un tutsi congolese, ha cominciato la sua carriera combattendo nei ranghi del Fronte patriottico ruandese (Fpr), il movimento ribelle che ha preso il potere nel vicino Ruanda nel 1994. Domenica, Laurent Nkindu era Kitshomba, al confine del Masisi, ai piedi del massiccio montuoso che unisce le due zone da lui controllate. Sulle piste lì intorno gli uomini del Cndp sono ovunque, nella classica uniforme delle ribellioni che hanno attraversato la regione come strisce di fuoco dal 1996: mimetica senza mostrine per gli ufficiali, berretti per la truppa, stivali di gomma per tutti. Le armi pesanti sono conservate in segreto nei campi presi alle Fardc la settimana scorsa. Il Cndp sostiene di possedere armi anti-aeree, capaci di abbattere gli elicotteri della Monuc, la missione delle Nazioni Uniti in Congo, che ha sparato più volte sui ribelli per impedirgli di continuare la loro marcia su Goma. Il Cndp si è fermato alle porte del capoluogo regionale, prima di decretare un cessate il fuoco unilaterale e ritirarsi di una decina di chilometri «per ragioni umanitarie», secondo Nkunda. Inseguito dal settembre 2005 da un mandato di arresto emesso da Kinshasa per crimini di guerra durante l’effimera conquista di Bukavo, la seconda città del Kivu, nel 2004, Nkunda aveva firmato un accordo di pace con il potere centrale nel febbraio del 2008. Ma in agosto il Cndp ha ripreso la guerra dopo una lunga serie di incidenti. Nel frattempo le ambizioni del generale sono cresciute e adesso chiama i congolesi alla rivolta generale contro il presidente Joseph Kabila. Nella cittadina di Kitshomba, una città dalle case di legno piantate su un suolo vulcanico, Nkunda spiega il suo progetto: «Ho un programma nazionale, ho ambizioni militari, ho qualche cosa da dare a questo Paese». Di fronte a un governo che affoga nella corruzione e non ha risolto nessun problema, è facile avere buoni argomenti. Sanità, scuola, infrastrutture, prospettive di crescita... Non c’è niente che funziona nella Repubblica democratica del Congo. Ma è contro il presidente Kabila che Nkunda tira gli strali più avvelenati. I due si conoscono, hanno fatto insieme la prima guerra del Congo, guidata da Ruanda e Uganda fino alla conquista di Kinshasa. «Ha bisogno di governare un villaggio? Torni al suo villaggio». Intanto le diplomazie lavorano, sono arrivati Bernard Kouchner e David Miliband, ma la guerra è solo sospesa. Jean-Philippe Rémy