Internazionale, n.768, 31 ottobre/ 6 novembre 2008 (fonte: Michael Scherer, Time), 6 novembre 2008
Un martedì pieno di ostacoli. Il sistema elettorale statunitense è un garbuglio di leggi locali, statali e federali condito da volontari confusi, pubblici funzionari infastiditi, interpretazioni faziose, moduli concepiti male, macchine che non funzionano e indicazioni contraddittorie sul seggio in cui votare
Un martedì pieno di ostacoli. Il sistema elettorale statunitense è un garbuglio di leggi locali, statali e federali condito da volontari confusi, pubblici funzionari infastiditi, interpretazioni faziose, moduli concepiti male, macchine che non funzionano e indicazioni contraddittorie sul seggio in cui votare. Repubblicani e democratici prevedono un’affluenza record, forse 130 milioni quelli che voteranno per la prima volta. Ecco alcuni problemi che rischiano di far finire in tribunale le elezioni del 4 novembre. Dopo lo scandalo delle elezioni del 2000, il Congresso ha imposto a ogni stato di creare una banca dati degli aventi diritto di voto da mettere a confronto con altri dati, per esempio la patente di guida, per scoprire false registrazioni, persone defunte o trasferite. Tuttavia, in più di uno stato molti voti sono stati cancellati per la mancata corrispondenza tra i dati nelle due liste causata da semplici errori di battitura. In Florida, ad esempio, per la legge statale "no match, no vote" sono stati cancellati novemila nuovi elettori. Milioni di persone sono scomparse dalle liste elettorali in stati decisivi, ma la legittimità di questi interventi è incerta. In ogni caso, è difficile tradurre registrazioni false in voti falsi. La legge federale vuole che, per poter votare la prima volta, i nuovi elettori registrati presentino agli scrutatori un documento d’identità. Gli stati hanno applicato la norma in modi diversi, accettando la patente o il porto d’armi, la tessera studentesca o anche solo una bolletta, ma secondo uno studio del 2001 dal 6 al 10 per cento della popolazione con diritto di voto non ha nè patente nè documento di identità statale o federale. Nel 2004, le lunghe file nella contea di Franklin, in Ohio, spinsero alcuni democratici a sostenere che l’amministrazione tentava di influenzare l’esito delle elezioni: mentre i seggi di periferia avevano abbastanza macchine per non far aspettare gli elettori, nei seggi democratici di Columbus si facevano quattro ore di fila. Si calcola che tra le cinquemila e le quindicimila persone rinunciarono a votare. Nel 2000 un funzionario elettorale creò una scheda da punzonare che confuse gli elettori più anziani spingendoli a votare per Gore e un altro candidato: molti voti furono annullati e Bush fu eletto alla Casa Bianca. IL 4 novembre un terzo degli elettori userà delle macchine elettroniche con il sistema touchscreen, che non producono una registrazione cartacea del voto. Se le macchine non sono ben calibrate possono funzionare male. Ma il problema più grave è che le macchine non hanno un backup cartaceo: un guasto alla memoria o un’alterazione dei dati non permettono nessun riconteggio. Alle legislative del 2006, nel 13esimo distretto della Florida, il repubblicano Vern Buchanan ha vinto con un margine di 369 voti. Ma in una sola contea a maggioranza democratica, più di 18mila elettori non sono riusciti a registrare il loro voto. E’ una percentuale sei volte superiore a quella di altre contee e non c’è modo di sapere con certezza cosa è andato storto. Dopo quelle elezioni alcuni stati, compresi al Florida e la California, hanno chiesto una registrazione cartacea per tutti i dispositivi di voto elettronico.