Vittorio Zucconi, http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2008/10/come-si-elegge.html, ottobre 2008, 3 novembre 2008
Come si elegge il presidente degli Stati Uniti d’America Vittorio_zucconi (di Vittorio Zucconi - Repubblica) Vittorio Zucconi spiega, con la sua esemplare chiarezza, come si vota negli USA
Come si elegge il presidente degli Stati Uniti d’America Vittorio_zucconi (di Vittorio Zucconi - Repubblica) Vittorio Zucconi spiega, con la sua esemplare chiarezza, come si vota negli USA. Solo i leghisti, e qualche ignorante di Arcore (Brianza) blatera di "elezione diretta" del Presidente. Il 4 novembre gli americani eleggono il presidente degli Stati Uniti, vero? No, falso. O parzialmente falso. Il sistema elettorale degli Stati Uniti è infatti piuttosto complesso, frutto della forma federale dello Stato e della visione aristocratica della democrazia che avevano i padri costituenti alla fine del ’700. Occorre comprenderne i tratti principali, se si vuole capire come funziona la campagna elettorale. * Il sistema elettorale americano è indiretto. Non sono infatti i cittadini ad eleggere direttamente il presidente, ma 538 cosiddetti "grandi elettori" che si riuniscono il 15 dicembre a Washington. I cittadini sulla scheda esprimono la preferenza per un candidato presidente, ma in realtà eleggono una lista di "grandi elettori" associati con lui. * E’ il singolo Stato che conta. I voti dei cittadini (detti "voti popolari") si contano Stato per Stato, non al livello nazionale. McCain può vincere in Texas e perdere in California, Obama può vincere a New York e perdere in Arizona: colui che vince - anche di uno solo voto - in uno Stato si prende tutti i "grandi elettori" in palio in quello Stato (parziali eccezioni: i piccoli Maine e Nebraska, che sono suddivisi in collegi elettorali), chi riesce a far eleggere almeno 270 grandi elettori finisce alla Casa Bianca. * Come votano i "grandi elettori". Tradizionalmente i "grandi elettori" sono tenuti a votare per il candidato alla Casa Bianca cui sono associati nelle schede, ma ci sono teoriche eccezioni. * Come si dividono i "grandi elettori". Ogni Stato, piccolo o grande, ha diritto a due grandi elettori più tanti altri quanti sono i deputati inviati alla Camera dei rappresentanti. I deputati alla Camera sono attribuiti grossomodo secondo la popolazione, quindi gli Stati più grandi ne hanno di più. Così i piccoli Stati sono relativamente sovrarappresentati rispetto alla popolazione: il Vermont (circa 600.000 abitanti) ha tre "voti elettorali" e la California (35.000.000) ne ha 55. * Gli Stati "banderuola". Le ultime settimane della campagna elettorale si concentrano sugli swing states, cioè su quegli Stati dove i sondaggi danno un esito incerto e dove pochi voti possono far pendere la bilancia da una parte o dall’altra. Come già accadde nell’ultima tornata elettorale, l’Ohio risulterà decisivo. In palio anche Florida, Nevada, Colorado, North Carolina, Missouri, Indiana, Virginia. * La notte elettorale. Non essendoci un "Viminale" che fornisca e certifichi i risultati a livello nazionale, la notte elettorale si passa in attesa dei risultati dei singoli Stati. Le diverse catene televisive (ma ormai anche i quotidiani con i loro siti web) valutano exit poll, proiezioni e poi i dati effettivi e attribuiscono - secondo i loro calcoli - uno Stato a un contendente o a un altro, via via colorando di blu (per i democratici) e di rosso (per i repubblicani) le cartine del Paese. In questo quadro, diventa chiaro che il vantaggio di Obama è molto più rilevante dei 7,5 punti che gli vengono assegnati come "voto popolare", essendo Obama in netto (e forse incolmabile) vantaggio in 5 degli otto stati chiave. Con questa debita precisazione, ad oggi la previsione più aggiornata, in termini di "Grandi Elettori" (ne servono 270 per vincere le presidenziali), è ricavabile dai dati disaggregati di [ pollster ], che assegnano ai contendenti questi dati: * Obama: 306 GE * McCain: 142 GE * Incerti: 90 GE Yes, we can! Scritto alle 12:11 in Politica | Permalink Commenti Speriamo bene, Taf. Scritto da: Luca 1047 | 28/10/08 at 14:07 Analizzando la chiara illustrazione vien subito da pensare che il sistema elettorale ha comunque una articolazione complessa che porta in modo democratico e partecipativo al risultato voluto: o rosso o bleu. Con le debite differenze anche il nostro sistema elettorale ha una certa articolazione, ma ha un grande punto debole: a differenza degli Usa, la maggioranza di turno potrebbe cambiare regole del gioco: è già avvenuto con il sistema elettorare di camera e senato (porcellum uno) e sta per avvenire per il sistema elettorale al governo europeo: il nostro esimio venditore di saponette si sta apprestando a cambiare le carte in tavola (porcellum due)inserendo soglie di sbarramento alte per non aver rompimenti di scatole ed abolendo le preferenze per imporre le sue scelte nella formazione delle liste elettorali (se non si fa come lui dice minaccia di lasciar tutto com’è per lasciar entrare i competitori più piccoli che ruberebbero spazio al Pd e ad An). Splendido: bella operazione democratica ! Se la governabilità si vuol fare non sulla concentrazione delle idee e dei programmi, ma sul controllo e selezione dei meccanismi elettivi (come fosse un dominus) ecco che come ironizza Altan nelle sue vignette, la nostra repubblica rischia di diventare quella delle banane. Vien quindi sempre più da pensare (e questo lo dovrebbero capire una buona volta i suoi elettori) che il consenso raccolto dal suddetto è sul fumo, sulle illusioni, e soprattutto sui meccanismi che gli garantiscono stabilità, ma non l’azione, meccanismi che deve reiterare ovunque e comuque se vuol star a galla. Scritto da: Lucio Sorge | 28/10/08 at 14:32 @ Lucio Sorge 14,32: il sistema americano è certamente perfettibile e pieno di aree di arbitrarietà e di buchi (vedi i superdelegati alle primarie, e vedi l’assurdo sistema di doversi iscrivere alle liste elettorali, dichiarando lo schieramento d’appartenenza, e subendo mille possibili cavilli e discriminazioni. E tuttavia, in questo stato largamente imperfetto, nessuno si è mai sognato di cambiare le regole del gioco a partita in corso (sei mesi prima delle elezioni) adattando le regole ai sondaggi. Scritto da: Tafanus | 28/10/08 at 14:37 @Tafanus I paesi di stampo anglosassone sono veramente singolari su questi temi, soprattutto quando riguarda la libertà individuale. Infatti l’iscrizione alla lista elettorale negli Usa viene visto come una opportunità, un diritto individuale non come un obbligo (da noi l’obbligo al voto, addirittura, è rimasto sino a pochi anni fa per evitare intromissioni di ventennale memoria), ne più ne meno di quanto è avvenuto sino a pochissimo tempo fa nel Regno Unito dove non esisteva la carta d’identità (esisteva solo il passaporto per poter viaggiare nel Commonwealth ed all’estero). Certo ora servirebbe magari un restyling per evitare soprusi, ma a ben guardare l’elezione indiretta tramite i grandi elettori assomiglia a quella dei nostri senatori e deputati più senatori a vita. Chissà che cosa ne pensa il suo amico Bush delle camarille che si inventa il nostro per stare ben imbullonato in sella ? Scritto da: Lucio Sorge | 28/10/08 at 14:56 Lucio Sorge In gran bretagna non esiste ancora la carta d’identita’, la vogliono introdurre ma ci sono molte resistenze, da destra come da sinsitra.