Lucio Cillis, la Repubblica 3/11/2008, 3 novembre 2008
ROMA - Turnazioni con due o tre notti fuori casa quando va bene. Figli piccoli a cui badare. Accordi non mantenuti, secondo l´accusa, e un futuro incerto per chi andrà in cassa integrazione
ROMA - Turnazioni con due o tre notti fuori casa quando va bene. Figli piccoli a cui badare. Accordi non mantenuti, secondo l´accusa, e un futuro incerto per chi andrà in cassa integrazione. Su questi temi si compatta il fronte del "no" sostenuto da molti assistenti di volo e piloti. Quello dei turni di notte, ad esempio, non è un problema dei soli lavoratori di Alitalia. Ma le sigle autonome della Magliana hanno girato le spalle a Cai e al sottosegretario del Consiglio Gianni Letta, garante dell´accordo, facendo esplodere il caso dell´impegno notturno da parte di chi ha dei bambini fino a 3 anni - fino a 12 anni nel caso di separazioni - oppure ha familiari a carico con gravi patologie. Cai ieri sera ha smentito queste voci rendendo pubblico il testo condiviso da Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Ma gli autonomi insistono: chi usufruisce oggi degli esoneri notturni, domani rischia di non essere riassunto nella nuova Alitalia. La categoria delle mamme e dei papà naviganti che rientrano in questi casi particolari, arriva ad una quota molto elevata sul totale dei lavoratori: sono circa il 15% su oltre 4.000 hostess e steward. Ed è qui che si consuma lo scontro tra sindacati confederali e sigle autonome. Gli assistenti di volo esonerati dal servizio notturno tra le 23 e le 6, sono, infatti, poco meno di 600: 500 circa le mamme (e qualche papà) il resto sono dipendenti con familiari infermi a carico. La guerra del "no" al contratto di Compagnia aerea italiana lanciata dai rappresentanti di hostess e steward, in particolare, parte da qui, da questo gruppo di lavoratrici e lavoratori che per motivi familiari non affrontano le trasferte. Tra i dipendenti della Magliana, serpeggia, quindi, il malcontento. Per Luigi C., steward di Alitalia di 45 anni, contrario all´accordo raggiunto «qualcuno ha truccato le carte e il nostro contratto è diventato anche peggiore di quello firmato dai colleghi di Air One. Ci hanno svenduti. Per non parlare dei 7 anni di cig: io mi ritroverò a 53 anni disoccupato, dopo aver dato la vita per questa compagnia». Roberta R., la pensa allo stesso modo ma non dirà "no" ad una eventuale chiamata diretta da parte di Cai: «Non è un buon accordo. Creerà grandi spaccature all´interno della categoria. Ma chi può permettersi oggi di rinunciare ad un posto di lavoro? Parlo spesso con molti miei colleghi e sento parole di fuoco, tipo "non firmerò mai". Poi però ammettono: certo che se mi chiamano come farò a dire no?». Dello stesso avviso anche Paolo M. comandante sul medio raggio di Alitalia. Venti anni passati alla cloche e tanta insoddisfazione: «L´accordo? Davvero pessimo, e non per la parte economica mi creda. pessimo soprattutto se guardo ai colleghi che usciranno da Alitalia e resteranno fuori. Detto questo però, non me la sento di dire che non accetterò di lavorare con Cai. Non me lo posso permettere».