Maria G. Buonanno, Novella 2000, 6/11/2008, pp. 62-65, 6 novembre 2008
Arturo Artom. Da piccolo, a chi gli chiedeva ”cosa vuoi fare da grande”, rispondeva ”il premio Nobel”
Arturo Artom. Da piccolo, a chi gli chiedeva ”cosa vuoi fare da grande”, rispondeva ”il premio Nobel”. Ora Arturo Artom, aspettando il Nobel, si dà da fare. Ingegnere, nato a Torino 42 anni fa, Artom di mestiere fa quello che in America si chiama business angel. In pratica è un imprenditore delle idee, nel senso che crea business e investe su invenzioni, talenti, ricerche. A essere precisi, Artom, considerato il papà della liberalizzazione delle telecomunicazioni in Europa, si occupa di Muvis, l’azienda, fondata con Luca Ferrero, che ha messo sul mercato una lampada-robot che unisce design e tecnologia, ha dato vita alla casa di produzione di documentari, Kite, cioè aquilone, alla Blueprint Biotech e pure al Fondo Artom per l’innovazione. L’imprenditore, fresco di laurea, a 26 anni, ha sfidato il monopolio della Sip con la Telsystem, e poi, passando dalla telefonia a Internet, ha creato Netsystem. Insomma, un guru delle innovazioni tecnologiche, anche se, con i telecomandi di casa se la cava così così. In più, ci sono gli impegni con la Confindustria o con l’Istituto Aspen. Così Artom, in un weekend di ottobre, è stato a Palermo proprio a un convegno Aspen sulla globalizzazione e in Piemonte per la caccia alla volpe (sì, si fa anche da noi, e naturalmente la volpe è fatta di stracci) con industriali, imprenditori e un po’ di mondanità. Finora, era considerato uno scapolo d’oro. Assiduo ai parti del jet set, era noto per presentarsi ogni volta con un’accompagnatrice diversa. Di solito straniera e piacente, incontrata a Londra, San Francisco, Rio e via così. Finora, perché da due mesi ha capitolato. Colpo di fulmine e colpo di scena. A 42 anni convive ed è tutto felice di comunicare […] che è innamorato. Lei è Alessandra Repini, manager che lavora per una multinazionale e organizza corsi e convegni per dirigenti. «Ci siamo conosciuti quindici anni fa a un seminario sulla telecomunicazione organizzato proprio da Alessandra», racconta Arturo. «Poi ci siamo rivisti per lavoro quando io ero vicepresidente Omnitel e a una festa, ma tra noi non è successo niente». «In realtà, io provai a farmi finanziare dei progetti», interviene Alessandra, «riuscii ad avere un appuntamento, ma lui praticamente mi snobbò. Devo dire che un po’ ci rimasi male». Passa il tempo e i due si reincontrano a un’altra festa. «Era il maggio scorso e lì ci siamo scambiati i numeri di telefono», spiega Artom. «No, non l’ho chiamata il giorno successivo come ha fatto Sarkozy con Carlà. Dopo qualche giorno però l’ho invitata a cena e l’ho tenuta per mano. Ci siamo dati il primo bacio in ascensore, solo in seguito, dopo una cena a casa della stilista Lella Curiel. Come diceva mia nonna Carla, c’è un tempo per ogni cosa». Altrochè scapolo d’oro. L’imprenditore sembra proprio innamorato. Magari c’entra la voglia di famiglia, di figli. «Era il momento giusto per entrambi. Per ora conviviamo e non facciamo programmi. Abbiamo molto in comune: entrambi abbiamo avuto un matrimonio durato poco, senza figli, e qualche storia importante», racconta Alessandra mentre si intreccia una mano con quella di Arturo. E risponde col sorriso alle domande sul corteggiamento tra manager: «E’ stato tutto molto naturale», dice. «E romantico», aggiunge Arturo. «Per la prima volta ho pensato: ho trovato l’altra metà della mela. Ricordo un magico weekend a Capri: ho sentito i campanellini e tutto il resto». […] Adesso Arturo e Alessandra vivono in una bella casa nel centro di Milano. Per lui, che ha abitato negli ultimi anni in suite di grandi alberghi, è un bel passo. «Per ora la convivenza va molto bene. La casa è grande e abbiamo diviso il territorio», spiega indicando gli armadi e l’arredo sui toni dell’avorio. Artom ha gli occhi e il tono dell’uomo che ama. «Alessandra sa pure cucinare. Nonna Carla mi diceva sempre che avrei dovuto trovare una donna brava in cucina…». Poi racconta del nonno svedese arrivato a Pinerolo a dirigere la Mustad, del padre ingegnere, della mamma, Lully Ericsson, del fratello Edoardo che fa l’agente di commercio a Torino. O della fidanzata americana, la produttrice Giulia Marletta, incontrata quando abitava a San Francisco per lavorare all’altra sua creatura chiamata Your Truman Show, una sorta di YouTube che racconta con i video la vita della gente comune. Va avanti come un treno Artom. Si appassiona parlando dell’importanza della valorizzazione dello stile italico o ragionando su come si vive bene in Italia, sicuramente meglio che in certe zone del Middle West americano con tutto il rispetto per il suo amico Richard Spogli, ambasciatore Usa. E non disdegna la politica. «Ho collaborato con molti governi», spiega Artom che ha sostenuto la candidatura di Enrico Letta alle primarie del Pd. Ogni tanto l’imprenditore va a Roma. «Lì incontri Mario D’urso, Bertinotti, un cardinale, Mentana, Vespa,… I salotti romani sono più aperti di quelli milanesi». In questi tempi di crisi Artom non si scoraggia. «Sono ottimista e credo sia importante valorizzare i talenti, che in Italia non mancano. Nel 2005 è nato il Fondo Artom innovazione attraverso cui finanzio idee di scienziati, ingegneri e giovani ricercatori». Così, attraverso la Blueprint Biotech sta lavorando con Lilia ALberghini, biochimica e allieva di Rita Levi Montalcini. «Stiamo studiando un farmaco, basato sulle scoperte che hanno fatto vincere il Nobel alla ricercatrice, che curerà patologie oculari. E poi, chissà, potrebbe servire anche per il Parkinson e l’Alzheimer». Concretezza e sogni. Intanto, l’imprenditore brevetta l’idea di un giovane su nuovi cartoni per il trasporto delle pizze a domicilio e con la Kite (il nome gli è venuto in mente a Capri osservando i giochi del vento sul telo dei taxi scoperti) realizza un documentario sull’Accademia della Scala. «E con Gaddo della Gherardesca ne farò uno sulla Toscana», anticipa. Chissà se la povera Alessandra ha già capito che nella loro bella casa avorio Arturo ci starà poco. *** Nella didascalia a una foto: Arturo Artom è stato legato alla scrittrice e giornalista Antonella Boralevi dal 2001 al 2006. «Siamo in buoni rapporti. Mi sono sempre piaciute le donne intelligenti», dice l’imprenditore.