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 2008  novembre 01 Sabato calendario

PEZZI DEL CORRIERE DELLA SERA

DARIO DI VICO
 una prova di coraggio. La Cai, la cordata di imprenditori capeggiata da Roberto Colaninno, ha deciso di andare avanti nonostante il veto di piloti e hostess. E’ una novità importante e insieme una sfida. Le antiche regole del consociativismo italiano fino a ieri prevedevano il contrario: in simili casi ci si fermava. Senza il consenso di tutte, ma proprio di tutte, le organizzazioni di rappresentanza si lasciava cadere la penna e ci si alzava dal tavolo. Stavolta no ed è importante che le tre grandi centrali sindacali più l’Ugl di Renata Polverini abbiano deciso di non far mancare la loro firma. Abbiano varcato il Rubicone. Le richieste di piloti e hostess sono semplicemente irragionevoli: non è possibile infatti che una società privata consenta 300 distacchi sindacali a tempo pieno, che permetta alle associazioni dei dipendenti di metter bocca sulle carriere e persino sulla politica degli acquisti.
L’Anpac, l’Up e le altre sigle avevano firmato il contratto proposto dalla Cai’ che riconosce la dirigenza ai comandanti – ma per rimettere tutto in gioco è bastato che a Fiumicino si facesse largo l’idea che il governo, dopo aver offerto aiuto alle banche, alla fine non avrebbe fatto fallire la compagnia di bandiera. la nazionalizzazione del-l’Alitalia l’obiettivo non dichiarato di piloti e hostess ed è perciò importante che i sindacati confederali abbiano scelto, seppur tra contraddizioni e ripensamenti, la privatizzazione.
Vedremo se i lavoratori dell’Alitalia aderiranno al contratto offerto loro dalla Cai e vedremo anche se Anpac e Up si spingeranno fino a bloccare aerei e scali. Il paragone con Ronald Reagan e con la storica battaglia contro i controllori di volo suona forse esagerato, ma sarebbe un errore sottovalutare il valore politico e civile del braccio di ferro che si aprirà nelle prossime ore.
La verità è che il nostro è un Paese incredibile. Una porzione di mondo in cui è facilissimo distruggere, quasi impossibile costruire. Si parli della razionalizzazione della spesa scolastica, della lotta all’assenteismo o della chiusura del ciclo del consociativismo aereo, la dura realtà è che siamo un Paese che non vuole fare veramente i conti con la crisi. Continuiamo a prendere sotto gamba il crollo dei mercati finanziari e la lunga recessione che ci si prepara. Non vogliamo prendere atto che se l’America cade ha la capacità di riprendere a correre in poco tempo, ma se è l’Italia ad ammalarsi gravemente non esistono sufficienti anticorpi né animal spirits in grado di risollevarla. Gli storici argomenteranno che non possediamo un autentico spirito nazionale e che ciò rappresenta un nostro sempiterno handicap. Ma forse siamo già oltre, stanno venendo meno sentimenti come la solidarietà e la generosità che erano stati una componente fondamentale delle nostre migliori stagioni. Nella commedia tricolore c’è sempre qualcuno che pur di non rinunciare a una quota minima dei suoi privilegi preferisce mandare tutto a monte, dare un calcio al tavolo. Senza accorgersi che così prende a calci il futuro.
ddivico@rcs.it

ANTONELLA BACCARO
ROMA – Sarebbe potuta essere davvero la notte delle streghe per Alitalia, quella del fallimento. Ma alla fine, alle 20, l’offerta di Cai è arrivata, dopo una giornata densa di colpi di scena, in cui 4 sindacati su 9, Cgil, Cisl, Uil e Ugl, hanno firmato i documenti proposti. Fuori invece i sindacati dei piloti Anpac e Up, ma anche Sdl e, per gli assistenti di volo, Anpav e Avia.
Ora toccherà al commissario Augusto Fantozzi comparare, forse nel giro di una settimana, l’offerta, che scade il 30 novembre, con le valutazioni dei consulenti Banca Leonardo e Rothschild. Se l’offerta apparirà congrua, dopo il via libera di Bruxelles, potrà esserci la cessione degli asset. L’offerta è condizionata al consenso dell’Antitrust, alla garanzia Ue che il prestito- ponte non venga rimborsato da Cai, che non si rilevino ipotesi di «aiuti di Stato» e che il Trustee europeo che vaglierà l’operazione, non sollevi obiezioni pregiudizievoli per Cai.
La giornata è iniziata all’una, a palazzo Chigi, dove il sottosegretario Gianni Letta ha ricevuto le 9 sigle, il presidente di Cai, Roberto Colaninno, e l’amministratore Rocco Sabelli. stato subito chiaro che l’offerta sarebbe stata «prendere o lasciare». «Siamo vicini al baratro – ha spiegato Letta ”: senza l’accettazione dell’offerta Cai, a mezzanotte non ci sarà più Alitalia». toccato a Fantozzi spiegare che il Tribunale non gli avrebbe autorizzato alcuna spesa se non si fosse presentato con un contratto di lavoro firmato. «Senza firma oggi, Cai è fuori» ha chiosato Colaninno. A questo punto il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha proposto il «lodo Letta»: «Firmiamo. Se poi ci saranno elementi di dissonanza tra noi e l’azienda, si può affidare al sottosegretario il ruolo di garante e arbitro per interpretare le norme ». La proposta è stata accolta da confederali e Ugl che hanno firmato il lodo e i criteri di designazione degli assunti. Gli altri 5 sindacati si sono rifiutati.
Colaninno e Sabelli si sono quindi spostati a pochi metri, nella sede di Intesa-Sanpaolo, dove il cda era riunito per deliberare l’offerta. Ma i primi segnali sono stati negativi: il consiglio, orientato a non presentare l’offerta, è stato sospeso. Si è sparsa la voce che la mancata adesione dei piloti avesse compromesso la decisione. Da questo momento in poi si sono incrociati vari contatti per recuperare l’offerta entro la mezzanotte: significativa la telefonata del premier Berlusconi a Colaninno. Poi una nuova convocazione dei sindacati ha prodotto la svolta. Letta in pratica ha lanciato un appello a tutti i sindacati perché accorressero, entro le 22, a firmare anche i contratti. Il rapido arrivo dei quattro sindacati ha sbloccato la situazione.
Il cda ha deliberato l’offerta definitiva e ha nominato Salvatore Mancuso (Equinox) vicepresidente e Sabelli amministratore, rinviando la nomina del comitato esecutivo. I sindacati esclusi hanno convocato un’assemblea per lunedì. Sulla mancata firma, Colaninno ha detto: «Non succederà niente. Se vogliono firmare...».
Antonella Baccaro