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 2008  novembre 05 Mercoledì calendario

Biagio Antonacci, 45 anni il 9 novembre, è tornato con un nuovo album dal titolo "Il cielo ha una porta sola”: «La porta sola si riferisce al passaggio unico di tutti noi

Biagio Antonacci, 45 anni il 9 novembre, è tornato con un nuovo album dal titolo "Il cielo ha una porta sola”: «La porta sola si riferisce al passaggio unico di tutti noi. Che è la morte». Le capita mai di sognare come sarà? «No. Però ci penso spesso». E che cosa pensa? «Che la religione e la vita eterna sono invenzioni che l’uomo si è creato per alleviare il dolore della morte». Quando ha iniziato a dubitare della religione, della Chiesa? «Molto presto. Pensavo: "Ma dove vanno a finire tutti i soldi che raccolgono durante la messa?"». Altri dubbi? «Mi sono sempre chiesto per quale ragione i preti non potessero sposarsi e avere figli. Gesù, nella mia testa, era prima di tutto un bellissimo uomo, uno cui piacevano la vita, l’amore, le giornate di sole, le donne. Sicuramente ha amato la Maddalena. Anche sessualmente, certo, e ha avuto figli». Un giorno potrebbe diventare sacerdote anche lui: «Davvero. A sessant’anni potrei essermi stancato di cantare, e decidere di dedicarmi agli altri. Magari proprio prete non è il caso, ma qualcosa di simile. Ci sono persone che lavorano nella Chiesa senza essere sacerdoti. L’unico vero problema è che mi mancherebbe il pubblico. Non so se riuscirei a rinunciare al privilegio di sentirmi al centro dell’attenzione». *** Biagio Antonacci ha due figli avuti dall’ex compagna Marianna Morandi. *** Sui primi soldi guadagnati da cantante: «Il primo assegno mi arrivò dalla Siae per i diritti d’autore dell’album Liberatemi, una cifra pari a quello che guadagnavo in un anno nei cantieri. Ai quei tempi, sulla mia partita Iva, c’era scritto "geometra, cantante”. A dire il vero, c’è scritto ancora oggi: non l’ho mai cambiata. Con quei primi soldi comprai una macchina. Con i guadagni successivi, una casa per i miei genitori. Prima a loro, poi a me. Non lo dico per vantarmene, ma perché nemmeno per la mia prima casa mi sono sentito felice come quella volta. Fu incredibile vedere mio padre e mia madre che lasciavano la casa popolare di Rozzano dove avevano vissuto per anni in affitto».