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 2008  ottobre 30 Giovedì calendario

I fantasmi di Sebastopoli. Dopo il Caucaso, la prossima crisi tra i paesi dell’ex Unione Sovietica potrebbe scoppiare in Crimea, regione ucraina abitata dai russi che sognano di tornare sotto la sovranità di Mosca

I fantasmi di Sebastopoli. Dopo il Caucaso, la prossima crisi tra i paesi dell’ex Unione Sovietica potrebbe scoppiare in Crimea, regione ucraina abitata dai russi che sognano di tornare sotto la sovranità di Mosca. Sebastopoli, che ospita la flotta russa del mar Nero, per il Cremlino è un’area di straordinario valore strategico. Per le strade della città si parla quasi solo il russo e il tricolore della federazione sventola in cima a un imponente edificio dove si trova il quartier generale della marina di Mosca. Nel 1997 il Cremlino ha stipulato con Kiev un trattato che autorizza la presenza delle navi russe nel porto ucraino. L’accordo scadrà nel 2017, ma già all’inizio di quest’anno il presidente Viktor Jushenko ha invitato gli ospiti a cominciare i preparativi per la partenza. Per tutta risposta Jurij Luzhkov, l’influente sindaco di Mosca, ha affermato che la Russia non rinuncerà mai a Sebastopoli. Il governo ucraino ha reagito negandogli il visto d’ingresso nel paese. La Russia, a quel punto, ha minacciato di puntare i suoi missili nucleari contro l’Ucraina, se Kiev dovesse mai aderire alla Nato. Il ministro della difesa ucraino Jurij Jechanurov ha risposto rendendo pubbliche le sue idee sulla costruzione di un arsenale nucleare ucraino. A Sebastopoli il sindaco e il suo vice non vengono eletti come avviene in ogni altra città dell’Ucraina: sono nominati dal presidente. Grazie a questa eccezione antidemocratica, ma sancita dalla costituzione, il governo centrale cerca di tenere sotto controllo la città, il cui consiglio comunale è controllato al 76 per cento da partiti filorussi. Sebastopoli non è solo una città abitata dai russi: in un certo senso appartiene alla Russia. Gli edifici su cui sventolano i tricolori di Mosca sono di proprietà della flotta del Mar Nero e, oltre al quartier generale della marina, in città il Cremlino possiede uffici pubblici, teatri, biblioteche, musei, centri per il tempo libero, caserme, palazzi e appatamenti. Nel 1954 Nikita Khruscev decise di consegnare a Kiev la sovranità sulla Crimea, che fino ad allora era sempre stata parte della Repubblica Russa. All’epoca questa scelta non pose problemi, visto che, in seno all’Unione sovietica, poco importava ai suoi abitanti in quale repubblica vivessero. Dopo l’indipendenza dell’Ucraina, Sebastopoli è diventata il terreno di uno scontro politico e culturale tra il nazionalismo ucraino, accentratore e assimilatore, e quello russo, che sogna la riunificazione con Mosca. I russi crimeani mal tollerano il modo in cui il governo di Kiev tenta di imporre loro la lingua ucraina: i film in russo devono essere sottotitolati e la tv russofona è stata bandita dalle reti via cavo. La politica linguistica di Kiev è arrivata a pretendere che il nome russo Elena sia cambiato nella sua versione ucraina, Olena. La famosa cioccolata russa Aljonka da queste parti è venduta con il marchio Olenka, in ucraino, e la bambina paffuta che compare sulla confezione originale è sostituita da una ragazzina in costume tradizionale ucraino. La più eclatante azione pubblica dei russi di Sebastopoli è stata l’erezione della statua a Caterina la Grande in via Lenin. Approvata dal consiglio comunale contro il sindaco Valerij Saratov, gli ucraini minacciavano di abbatterla e così i russi organizzarono dei turni di guardia per difenderla. Un tribunale ha infine stabilito che il monumento era stato eretto in modo illegale, senza le autorizzazioni necessarie, ma non ha ordinato di demolirlo, così che la statua è ancora oggi meta dei turisti russi. Caterina II, secondo gli storici russi, fu la fondatrice della città. Secondo i nazionalisti ucraini era invece una sgualdrina, sempre circondata di nuovi amanti, e responsabile dell’oppressione degli ucraini. Nell’ottobre scorso, il presidente Jushenko ha conferito il titolo postumo di ”eroe dell’Ucraina” a Roman Shuchevich. Costui non è stato solo un fervente nazionalista: era soprattutto un alto ufficiale del battaglione Nachtigall (usignolo), formato da ucraini schierati coi tedeschi, che nel giugno 1941 massacrò settemila ebrei a Leopoli, nell’Ucraina occidentale. Il gesto di Jushenko mostra con quanta leggerezza egli fomenti il nazionalismo, celebrando patrioti che si sono macchiati di terribili crimini. Lo scorso 5 luglio il vecchio molo cittadino ha visto un altro scontro sulla memoria storica. Il comando della flotta ucraina aveva fatto apporre sull’imbarcadero una targa che ricordava un episodio di quasi novant’anni fa, quando il vessillo ucraino fu issato sulla nave ammiraglia della flotta del Mar Nero. Durante scontri tra militari ucraini e cittadini russi, questi ultimi hanno staccato la targa e l’hanno buttata in mare. Sullo stesso molo, quando ultimamente sono rientrate le navi dalla Georgia, un gran numero di cittadini era ad accoglierla. E’ un fatto che il 95 per cento della popolazione di Sebastopoli voglia davvero tornare sotto la sovranità di Mosca. Per preparare il terreno ideologico di un eventuale conflitto, Mosca sostiene diverse associazioni per la diffusione e la difesa della lingua e della cultura russofona. Evgenij Revenko, conduttore di fresca nomina della trasmissione tv Vesti nedeli (Le notizie della settimana), il più importante strumento di propaganda del Cremlino sulla rete pubblica Rtr, è riuscito come corrispondente da Kiev a portare una maggiore attenzione dei media sul nazionalismo ucraino, smascherando casi di corruzione, ex SS che vivevano sotto falso nome nel paese, prendendo le difese della minoranza russofona. Per controbattere, alla tv militare Bris il ministero della difesa ucraino ha nominato come responsabile Miroslav Mamchak. Mamchak, che è anche presidente della Società ucraina, impegnata nella difesa dei valori patriottici, è convinto che in Crimea sia in corso una lotta tra la barbarie russa e la civiltà ucraina, la cui superiorità sarebbe un dato di fatto non ancora accettato dalla coscienza europea. Primo tra i miti russi che Mamchak intende infrangere è quello dell’”eroica Sebastopoli”: la difesa della città durante l’assedio del 1855 non sarebbe merito dei russi, ma del generale tedesco von Totleben, a cui è dedicato un monumento nella città, abbattuto dai bolscevichi nel 1925 e rimesso al suo posto dai tedeschi nel 1943. Secondo il revisionismo ucraino, l’intera civiltà russa avrebbe le sue radici a Kiev, e il russo sarebbe nato dalla lingua ucraina già parlata nel Medioevo. Agli occhi di Mamchak, poi, la flotta del Mar Nero ha in realtà perso ogni importanza militare per la Russia, ma è tenuta lì assieme ai soldati di stanza a Sebastopoli per tenere l’Ucraina nella sfera d’influenza russa. I militari russi giustificano la loro presenza con motivi climatici: il porto russo di Novorossijsk è bloccato dal ghiaccio d’inverno, impegnato dal turismo d’estate. Essi ricordano che fino al crollo dell’Urss c’era un comune sentire coi militari ucraini e tutti credevano di avere una storia comune. La propaganda di Kiev avrebbe cambiato le nuove generazioni, indottrinate fin dalla scuola all’odio verso la Russia.