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 2008  ottobre 31 Venerdì calendario

Dei cento giocatori di troppo che ci sono in Italia, talmente tanti da rimanere fuori anche nelle partite del giovedì fra titolari e riserve, David Beckham è certamente il meno importuno

Dei cento giocatori di troppo che ci sono in Italia, talmente tanti da rimanere fuori anche nelle partite del giovedì fra titolari e riserve, David Beckham è certamente il meno importuno. molto maturo, 33 anni, ma ha doti tecniche importanti e soprattutto piace alle donne come nessun altro giocatore al mondo. Dal punto di vista tecnico credo che Beckham sia stato la vittoria del calcio virtuale su quello del campo, il primo giocatore post moderno. Anche nel suo massimo fulgore non è mai stato tra i primissimi al mondo. Non aveva la fantasia di un trequartista né la forza fisica del grande attaccante. La sua diversità è sempre stata la capacità di essere bravo e bello nello stesso tempo senza che una dote offuscasse l’altra. Il primo a rendersene conto è stato lui. sempre stato un maniaco della condizione fisica, sapeva di non potersi permettere gli eccessi dei fuoriclasse. Beckham ha fondato un impero commerciale sul suo amare il calcio. Prima di tutto adorava giocare, il profumo dell’erba con la pioggia, la leggerezza insopportabile di una vita divisa fra continui spareggi. La mondanità è stata una conseguenza, non un fine. Con il tempo e il matrimonio le cose si sono coniugate e Beckham è diventato un impero, il più grande, il più assoluto e il meno comprensibile del calcio. Beckham è un ottimo giocatore, niente di più. Per restare nel ruolo, Bruno Conti e Causio non hanno confronti con lui. Beckham ha piedi sensibili che nel calcio inglese favorivano ordine e palla lunga, oltre l’avversario. Doti importanti, ma riscontrabili. La diversità era l’insieme, il suo saper essere un calciatore evidente e un uomo misterioso. La sua facilità di calcio e la complessità dell’atleta, quasi bisognoso di un allenamento al giorno, come sapesse di non avere eternità senza un sacrificio continuo. Beckham è il trionfo dell’importanza di essere inglesi. Di aver avuto un impero, di essere in pratica anche il calcio dell’America riottosa che 130 anni fa, tramite Harvard, disse no al calcio, si tenne il rugby e inventò il football. Fu una scommessa persa. Il calcio, tenuto fuori dalla porta, è rientrato dalla finestra. Proprio una squadra molto americana, i Galaxy di Los Angeles, sono ora i proprietari del cartellino di Beckham. Perché Beckham è uno spettacolo a prescindere. Forse soprattutto a prescindere. Giocherà nel Milan? Perché no? Ma non all’ala. Ancelotti cercherà di farne un centrocampista centrale, un vice Pirlo, un Seedorf meno fisico e fantasioso Se lo manderà all’ala allora vorrà dire che dovrà solo pagargli il contratto. Però Beckham aggiunge senz’altro qualcosa al Milan senza togliergli niente. una persona seria, non andrà per discoteche, non costruirà problemi. Forse darà una mano al calcio del Milan, forse soltanto ai gossip. Ma ci farà compagnia.