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 2008  ottobre 31 Venerdì calendario

MILANO

Si può vincere all’Enalotto in tanti modi: rubando in banca su Internet i soldi che la ruota della fortuna ha appena regalato a qualcun altro, oppure afferrando dal carcere l’opportunità dell’unica vera lotteria costituita dall’autorealizzarsi in una vita nuova e onesta.
Appena più che ventenne, Gabriel Bogdan Ionescu incarna già entrambe le identità: «pirata» informatico romeno e studente modello italiano. Cacciatore di frodo di depositi bancari, e genio (autentico, non per frustro modo di dire) del computer. Dipende dal punto di vista – precedenti penali o futuro curriculum – dal quale lo si guarda: condannato a 3 anni e un mese del Tribunale di Milano in primavera, ma adesso anche primo classificato al test di ingresso alla facoltà di Ingegneria Informatica del Politecnico di Milano.
Li ha stracciati tutti, fra i candidati non c’è stato giovane «cervello» italiano capace di competere con lui nel test d’ingresso che il romeno ha potuto svolgere grazie alle tre ore di permesso concessegli dal Tribunale di Sorveglianza, che ne ha autorizzato la trasferta- lampo dal carcere del Bassone a Como (dove sta scontando la pena) al Politecnico milanese.
Non si può dire sia stata una sorpresa per chi (i baschi verdi della Gdf in una indagine della Procura di Milano) aveva già avuto modo di saggiarne le qualità informatiche: quando la magistratura italiana l’aveva fatto arrestare con un mandato di cattura internazionale eseguito in Romania, subito si era tramandata la voce delle sue gesta piratesche, così eclatanti da suscitare persino qualche dubbio d’implausibilità, e da far temere che si trattasse di una di quelle improbabili leggende metropolitane che puntualmente accreditano ad esempio il solito cane lupo della solita eredità di immense fortune e di storiche squadre di calcio. Ma ora il gol universitario messo a segno al Politecnico di Milano conferma la striscia di «successi» (vincitore delle olimpiadi della matematica, campione dei Balcani di informatica, miglior studente della materia a Bucarest) già vantati in patria dal giovane «capocannoniere» di una «squadra» di pirati informatici arrestati mesi fa.
L’indagine del pm Francesco Cajani ha riguardato infatti un gruppo di ingegnosi romeni che, spedendo migliaia di finte email apparentemente provenienti dai siti ufficiali delle banche o delle Poste, si impadroniva delle credenziali informatiche dei malcapitati che cadevano nel tranello e rispondevano alle mail («phishing»). A quel punto la banda passava a verificare cosa fosse depositato sui conti in questione, e quasi sempre vi prelevava qualche centinaia di euro per volta, versando il denaro su carte di credito prepagate con le quali i soldi venivano ritirati al bancomat. Senonché, quando la banda si era imbattuta in un colpo di fortuna insperato, e cioè nel deposito sul quale l’incauto proprietario delle password soffiategli dai «pirati» aveva parcheggiato 100.000 euro appena vinti all’Enalotto, il capo del gruppo aveva ordinato che il conto fosse svuotato non poco a poco, ma di colpo. E di fronte al fallimento dei gregari, che pur smanettando come matti non riuscivano a fare il miracolo di dirottare in un’unica soluzione grosse quote del denaro senza nel contempo allertare i sistemi di controllo e far scattare il blocco del conto, alla banda l’unica soluzione era apparsa chiamare l’arma finale: il ragazzo-prodigio, «il campione». E, per paradosso, proprio alcuni riferimenti alle performance del genietto romeno avevano consentito agli inquirenti di identificarlo.
Ora, però, quelle stesse qualità tornano a regalargli almeno tre chances. Lo studio, con il Politecnico da frequentare. Il lavoro, con il posto offertogli da una azienda che l’ha già «opzionato ». E la richiesta di grazia, che il suo l’avvocato Pierpaolo Livio sta inoltrando al Presidente della Repubblica.
In Romania
Il ventenne Gabriel Bogdan Ionescu (al centro con la tuta blu) assieme ai suoi vecchi compagni di liceo. La foto è stata scattata prima che il romeno venisse arrestato.
Ionescu è stato condannato a tre anni per «phishing» dal Tribunale di Milano