Marina Cassi, La Stampa 31/10/2008, 31 ottobre 2008
Non ha fine la quotidiana crisi di aziende piccole, medie, grandi. Ieri la Dayco ha annunciato che chiuderà lo stabilimento di Chivasso dove lavorano 470 persone e il sindacato teme riflessi anche sulla sede di Airasca perchè l’azienda intende fare di due stabilimenti una sola sede produttiva
Non ha fine la quotidiana crisi di aziende piccole, medie, grandi. Ieri la Dayco ha annunciato che chiuderà lo stabilimento di Chivasso dove lavorano 470 persone e il sindacato teme riflessi anche sulla sede di Airasca perchè l’azienda intende fare di due stabilimenti una sola sede produttiva. E subito i lavoratori sono usciti dalla fabbrica, hanno bloccato i cancelli e per tutta la notte sono rimasti in assemblea. Stamattina andranno in corteo fino al Comune di Chivasso per incontrare il sindaco e 2 ore di sciopero sono state programmate anche a Airasca. La multinazionale americana lavora nell’automotive; a Chivasso produce parti di motori e ha altri due stabilimenti in provincia di Torino, a Ivrea e Airasca. Gli operai sono tutti giovani, tra i 30 e i 40 anni. Sono sotto choc per la notizia che è arrivata dai delegati sindacali nel primo pomeriggio. Riccardo Caso ha 31 anni e alla Dayco è entrato da ragazzino, 11 anni fa: «E’ stato come un fulmine che ci è arrivato addosso, non ce lo aspettavamo. Adesso siamo preoccupati perchè non sappiamo che cosa accadrà». Vicino a lui c’è Davide Donato, di 29 anni, è spaventato: «Come faremo? Adesso trovare un altro posto è impossibile con una crisi così grossa, dovunque ci sono chiusure e cassa». E Fabrizio Actis di 27 anni accusa: «Qualcosa avevamo capito perchè e da 4-5 anni che vediamo le produzioni andar via verso gli stabilimenti della Tunisia, della Turchia, del Brasile. Ma non pensavamo che saremmo arrivati a questo punto». Al presidio con gli operai arriva Lino Malerba, della Fiom. E’ polemico: «Se alle prime avvisaglie di crisi tutte le azienda facessero come la Dayco, chiuderebbero metà delle imprese piemontesi. Non si può accettare le chiusura dello stabilimento di Chivasso e diciamo no a qualsiasi ipotesi di licenziamenti». C’è anche Francesca Melagrana della Fim che spiega: «E’ una fabbrica di persone che hanno al massimo 40 anni, non c’è alcuna possibilità di usare strumenti come la mobilità verso la pensione». Non ha dubbi: «Siamo contrari alla chiusura e la respingiamo. E’ una proposta indecente anche quella di assorbire un imprecisato numero di lavoratori nella sede di Airasca. Non abbiamo neppure accettato di parlarne perchè l’azienda non può presentarsi all’incontro e metterci di fronte al fatto compiuto». Conclude: «Se ci sono dei problemi, se come dicono, lo stabilimento non fa utili, allora discutiamone, cerchiamo soluzioni, ma senza partire dalla chiusura». Un aiuto per favorire il reinserimento nel mercato del lavoro. La delibera approvata dalla Provincia dispone un assegno da mille euro per i lavoratori in cassa integrazione o mobilità, o ultra45enni, o con contratto a tempo determinato interessati a seguire un corso di formazione professionale. Il progetto prevede 2 milioni e 230 mila euro di fondi europei più un milione 600 mila euro per corsi richiesti dalle aziende. Gli interessati dovranno scegliere un corso di formazione sul sito della Provincia - www.provincia.torino.it/fidati/informarsi - e fare domanda entro il 30 giugno 2009. Clicca sull immagine per ingrandirla Clicca sull immagine per ingrandirla Clicca sull immagine per ingrandirla Clicca sull immagine per ingrandirla Stampa Articolo