Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  ottobre 31 Venerdì calendario

Lettere sulla scuola giunte alla Stampa il 31/10/2008 La Sinistra sfascia e poi s’indigna Non ne posso più di sentir parlare a vanvera - e scandalizzati - del decreto Gelmini proprio quei politici che hanno la responsabilità di aver distrutto la scuola nei passati decenni

Lettere sulla scuola giunte alla Stampa il 31/10/2008 La Sinistra sfascia e poi s’indigna Non ne posso più di sentir parlare a vanvera - e scandalizzati - del decreto Gelmini proprio quei politici che hanno la responsabilità di aver distrutto la scuola nei passati decenni. Ho insegnato per 40 anni circa matematica nella scuola media. Dalla scuola elementare si usciva una volta sapendo leggere, scrivere e far di conto grazie a un maestro unico, preparato e capace. Con la scuola dell’obbligo questi obiettivi non si raggiungono neppure alla fine della terza media a causa delle carenze con cui i bambini arrivano in prima. Sai che progresso! Eppure i politici dell’opposizione continuano a parlare della scuola elementare come del fiore all’occhiello della scuola italiana. Si documentino. ROSELLA LIISTRO Pochi i laureati ma sono i migliori In merito all’articolo «Due patti scellerati» di Luca Ricolfi mi sento di dissentire dal giudizio secondo cui i nostri diplomati e laureati, specialmente al Sud, sono scarsamente preparati. Il problema denunciato dall’Ocse riguarda piuttosto il numero di coloro che conseguono il diploma e la laurea. Secondo l’Ocse, l’Italia è al penultimo posto per numero di laureati: appena 11 su cento persone di età compresa fra 25 e 64 anni. Solo la Turchia è sotto di noi, ma veniamo sopravanzati perfino dal Cile e dal Messico. La situazione non cambia per i giovani laureati di età fra i 25 e i 34 anni. Il divario fra l’Italia e la media dei Paesi dell’Unione si amplia per numero di laureati nelle facoltà scientifiche: 1.227 ogni 100 mila giovani fra i 25 e i 34 anni contro i 2.128 della media Ocse. Le cose non cambiano se si passa ai «semplici» diplomati: siamo in fondo alla classifica (appena 48 su 100) con una media Ocse che si attesta sui 67 ogni 100 abitanti di età fra i 25 e i 64 anni. I cervelli in Italia ci sono, ma sono costretti alla fuga per l’insipiente politica dei Governi che non investono nella ricerca. Basta un semplice confronto tra studenti italiani e europei per rendersi conto che le nostre scuole sono all’altezza ed anche più impegnative, con inferiori risultati in termini di titoli cartacei. ROBERTO BERLATO Professore e vittima del «patto scellerato» Come insegnante, ma anche come genitore, devo purtroppo riconoscere la verità delle affermazioni di Luca Ricolfi quando parla di «patto scellerato tra insegnanti e famiglie» nel quale «l’importante è che il ragazzo sia sereno, vada avanti senza soffrire troppo, prenda il diploma; che poi impari molto o poco conta di meno». In quanto insegnante vivo proprio questo dissidio: se sono molto esigente con gli studenti comincio ad avere grane con le famiglie. D’altra parte, come genitore mi trovo di fronte ad insegnanti spesso preoccupati solo di svolgere «il programma», tralasciando distrattamente i bisogni (cognitivi) degli studenti che hanno di fronte e spacciando questo atteggiamento come «serio, esigente». Il risultato è che alla fine i ragazzi si convincono che un insegnante se è esigente è carogna, se è comprensivo non sa insegnare. Cosa fare? Io propongo l’abolizione del valore legale del titolo di studio: il venir meno del pezzo di carta fatidico obbligherebbe tutti a valutare il sapere per la sua reale efficacia e non per il suo valore formale.