Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  ottobre 31 Venerdì calendario

L’iPhone, il cellulare multimediale di Apple, si sta rivelando un grande successo tra le famiglie americane a basso reddito, grazie alla sua caratteristica, che lo rende un acquisto molto conveniente, di combinare in un unico oggetto connessione Internet, lettore Mp3 e telefono

L’iPhone, il cellulare multimediale di Apple, si sta rivelando un grande successo tra le famiglie americane a basso reddito, grazie alla sua caratteristica, che lo rende un acquisto molto conveniente, di combinare in un unico oggetto connessione Internet, lettore Mp3 e telefono. Secondo uno studio della società di ricerche di mercato comScore, dal primo luglio alla fine di agosto gli acquisti di iPhone sono aumentati del 48% tra le famiglie con un reddito compreso tra i 25.000 e i 50.000 dollari l’anno. Un’espansione molto superiore rispetto alla crescita complessiva degli acquisti del telefono, che è stata del 21%. «Osserviamo che i consumatori a basso reddito acquistano sempre di più strumenti che offrono connessione Internet, servizi email e possibilità di ascoltare musica», spiega Mark Donovan, analista di comScore. «E l’iPhone è una sorte di coltellino svizzero degli oggetti tecnologici, telefono, macchina fotografica, connessione Internet e email». L’altra ragione della fortuna dell’iPhone è la netta riduzione del suo prezzo a 200 dollari dai 500 iniziali. In Internet, dove imperversa, sono tantissimi quelli che lo vorrebbero far secco. Nei piani alti delle compagnie telefoniche e delle più società che forniscono i servizi, lo farebbero santo subito. San gattino Virgola, protettore dei fatturati. Il micio che canta - ormai il simbolo di tutto il business che ruota attorno al telefono cellulare: dai loghi alle suonerie, dalla tv alla navigazione in Internet - è una miniera d’oro. Se nel 2002 tutti questi orpelli valevano sui 253 milioni di euro, a fine 2007 avevano già superato il miliardo, «e quest’anno - prevede il professor Andrea Rangone, responsabile dell’osservatorio ”Mobi-le Content” del Politecnico di Milano - questo mercato crescerà ancora di un 15%». Non c’è crisi che tenga, dunque. Gli italiani, pur di scaricarsi l’ultima suoneria sono pronti a tutto. Ma non vorrebbero essere gabbati: in tivù, come sui giornali o su siti Internet si evidenzia al massimo che una suoneria è gratis, ma si scrive in piccolissimo che l’abbonamento arriva a costare fino a 5 euro la settimana. E che disattivare non è facilissimo. A volte l’equivoco nasce con televendite di suonerie mascherate da quiz improbabili che impazzano nelle notti delle piccole emittenti private. La decisione dell’Antitrust che due giorni fa ha comminato oltre un milione di euro di multa per tali «pratiche commerciali scorrette» a un fornitore di questi servizi, Neomobile, e a quattro gestori (Telecom Italia, Vodafone, Wind e H3G) non è che l’ultimo di 13 provvedimenti che hanno portato il monte multe a oltre 4 milioni di euro. Ma basta questo a fermare il fenomeno? Risarcimenti impossibili I consumatori vedono di buon occhio l’attivismo di Catricalà, ovvio. Anche se ammettono che la strada resta in salita per ottenere risarcimenti. «Le nostre multe - spiegano del resto dall’Antitrust - servono da deterrente. Chi ritiene di aver subito dei danni deve rivolgersi alla giustizia o a forme di conciliazione». Ai consumatori quindi cosa resta da fare? «Conviene aspettare prima di gettarsi in una causa dagli esiti incerti - avverte il presidente di Altroconsumo, l’avvocato Paolo Martinello -. Sarebbe inutile precipitarsi davanti al giudice di pace, dove per questioni che coinvolgono meno di mille euro non serve neppure l’avvocato. Di fronte, infatti, si troverebbero avvocati agguerriti che opporrebbero quanto meno il ricorso al Tar rispetto alle decisioni dell’Antitrust». Detto fatto: proprio ieri Telecom, Vodafone e Wind si sono viste annullate multe inflitte dall’Antitrust per «pubblicità ingannevole», relativi a episodi successi un anno fa. Ora la normativa è differente, perché riguarda «pratiche commerciali scorrette», ma il segnale non è positivo. «Per questo molto spesso, di fronte a casi che coinvolgono molte persone - continua Martinello -, conviene attendere e accertarsi se le associazioni di consumatori decidono di aprire tavoli di conciliazione». Come fare Ma c’è pure un’altra strada possibile, che passa da un’altra autorità: quella delle Comunicazioni. L’Agcom, infatti, parte da un presupposto: per tutto quello che riguarda i servizi veicolati via telefono, sono proprio gli operatori telefonici gli unici interlocutori del cliente e non possono trincerarsi dietro le società che di servizi. «Il primo passo da fare quando si ritiene di aver subito un comportamento scorretto legato a errata comunicazione o ad attivazioni non richieste, comprese a quelle attività senza una volontà del consumatore - spiegano dall’Authority -, è quello di presentare reclamo alla propria compagnia telefonica». Se fallisce, si va alla procedura di conciliazione: presso il Corecom (i comitati regionali dell’autorità garante delle Comunicazioni, dove è gratuita), alle camere di commercio (ma in questo caso ci sono costi da sostenere) o attraverso procedure ad hoc con le associazioni di consumatori (pure gratuite). Fallisce pure questo tentativo? Non restano che due strade. O il giudice di pace «o rivolgersi alla stessa autorità per le Comunicazioni. Tutto comincia con una denuncia via fax (081-7507828), fino alla definizione della controversia in via amministrativa». Senza spendere alcunché. Comunque sia la lotta sarà quella di Davide contro Golia. I cavilli contro il buonsenso. «Anche perché - sottolinea Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef - la vera soluzione sarebbe solo la class action, sempre che non venga nuovamente bloccata». Impossibile pensare però che il fenomeno delle suonerie possa svaporare. Qualche società che produce questi servizi comincia a cautelarsi. Zero9 ha un numero telefonico cui possono chiamare i genitori per prevenire tentazioni dei figli: il pupazzetto di turno è sempre in agguato, pronto a devastare i presenti con la sua canzoncina e le tasche di chi, incautamente, se lo scarica sul telefono.