Vari 31/10/2008, 31 ottobre 2008
PEZZI DELLA STAMPA DEL 31/10/2008
Lunedì prossimo il presidente dell’Enac, Vito Riggio, incontrerà il commissario straordinario di Alitalia, Augusto Fantozzi, e i gestori aeroportuali per affrontare la questione del rimborso dei debiti dovuti dalla compagnia. Lo ha annunciato lo stesso Riggio a margine di un convegno sui rapporti tra Italia e Libia. «La compagnia deve 70-80 milioni solo per i due mesi di amministrazione straordinaria. Mi rendo conto che la situazione è difficile ma ho anche registrato la disponibilità del commissario straordinario che ha previsto un acconto già in pagamento. Questi soldi si devono dare agli aeroporti che mi chiedono di bloccare gli aerei». Intanto, la società aerea Meridiana chiede al Tar del Lazio di sospendere le dichiarazioni di idoneità di Alitalia e AirOne City Liner «che Enac sta convocando a sottoscrivere la convenzione per le rotte da e per la Sardegna». I giudici della III sezione ter, si sono riservati di decidere; possibile domani l’emissione dell’ordinanza. Secondo quanto si è appreso, Meridiana ritiene che le dichiarazioni di inidoneità di Alitalia e AirOne City Liner debbano essere sospese per una serie di motivi. Con riferimento alla posizione di Alitalia, in quanto mancherebbe di una serie di requisiti specifici: avrebbe una licenza provvisoria di sei mesi, mentre sarebbe prescritto che le compagnie debbano volare su rotte per 12 mesi consecutivi; non avrebbe i richiesti «coefficienti di regolarità e puntualità», nè una solidità finanziaria adeguata. Per quanto riguarda AirOne City Liner, poi, la stessa compagnia, non avrebbe una capacità aerea adeguata nè la solidità finanziaria e i requisiti di fatturato richiesti.
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Se entro mezzanotte non c’è l’accordo non c’è più l’offerta». Apparentemente l’ultimatum che arrivava ieri sera da fonti della Compagnia aerea italiana è tutto per i sindacati e le loro richieste: più permessi sindacali, i promessi parcheggi gratuiti per i dipendenti orfani dell’autista, un contratto integrativo più ricco. Ma può un accordo arrivato all’ultimo miglio saltare per questioni marginali o quasi? Difficile. Alle tre di oggi pomeriggio il consiglio di amministrazione della società candidata a rilanciare la vecchia Alitalia si dovrebbe riunire per deliberare l’offerta vincolante da depositare entro mezzanotte sul tavolo del commissario Augusto Fantozzi. In teoria, per quell’ora, l’accordo dovrà essere firmato. «Prendere o lasciare», esattamente come era avvenuto nella prima fase della trattativa. I sindacati ieri sera hanno scritto al presidente di Cai Roberto Colaninno nella quale si dicono «totalmente disponibili» a discutere. Se alle parole seguiranno i fatti, oggi ci sarà la firma. Ma dietro alle schermaglie fra la cordata italiana e le nove sigle Alitalia emerge però anche dell’altro. Dice la (solitamente pacata) leader Ugl Renata Polverini: «Se non c’è margine di trattativa non sono sicura si possa chiudere. Mi chiedo a questo punto se non ci siano altri problemi dei quali la vertenza può essere un ottimo alibi».
Di questioni ancora da mettere a punto per la cordata in effetti non ne mancano. Anzitutto il valore da attribuire alla «polpa» della vecchia Alitalia. «Abbiamo sistemato tutto», si affrettano a dire da Cai, ma ieri pomeriggio la partita non era chiusa: l’advisor di Fantozzi, Rothschild, ha valutato la compagnia fra 900 milioni e un miliardo di euro contro i poco più di 400 milioni inizialmente proposti da Cai. Una cifra che, se confermata, costringerebbe la cordata ad iniziare l’avventura con un aumento di capitale da 1,1 miliardi e un indebitamento molto alto, visto che è sua intenzione pagare gli asset quasi completamente accollandosi debiti della vecchia Alitalia.
Fonti finanziarie parlano anche di problemi all’interno della cordata e delle probabili defezioni dell’ultim’ora di due soci di peso: Francesco Micheli e il fondo Clessidra, che ha detto sì alla delibera ma probabilmente non parteciperà all’aumento di capitale. Persino Roberto Colaninno non ha ancora deciso come finanziare la sua avventura: saltato il sostegno di Lehman Brothers, ora pare sfumata anche la possibilità che a finanziarlo possa essere l’acquirente della fallita banca d’affari, la giapponese Nomura. I fondi dovrebbero arrivare dalla stessa Intesa Sanpaolo, alla quale il presidente di Cai dovrebbe però dare in garanzia un asset della holding Immsi. Le possibilità sarebbero tre: vendere la partecipazione in Unicredit (i valori di borsa lo sconsigliano), cedere i cantieri Rodriguez o i terreni e il progetto per il villaggio di Is Molas, in Sardegna. Colaninno ieri non aveva ancora sciolto la riserva. C’è poi da risolvere il problema milanese: la Lega, il Comune e la Regione Lombardia vogliono assicurazioni sul futuro di Linate, che invece Cai vorrebbe limitare alla navetta Roma-Milano per puntare su Malpensa. Infine c’è da attendere il via libera dell’Europa, che non arriverà prima di metà novembre. L’unica partita davvero chiusa è quella del partner internazionale: l’accordo con Air France-Klm sarebbe pressoché chiuso, ma tenuto segretissimo per evitare che si scatenino le lobby dei concorrenti a Bruxelles.
Difficile che tutti i pezzi del puzzle possano finire magicamente al loro posto entro stasera. Ma se la trattativa con i sindacati dovesse ottenere una piccola proroga, forse non dispiacerebbe nemmeno a Cai. Resta da capire se Fantozzi sarà eventualmente d’accordo: la liquidità di Alitalia, questa volta, sta per finire davvero.
PEZZI DI REPUBBLICA
LUCA IEZZI
ROMA - «Sapete cosa ha deciso l´assemblea di Cai e sapete qual è la condizione, domani è il 31». L´ultimatum ai sindacati di Alitalia è stato lanciato ieri sera dall´ad di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera: o il cda della Compagnia area italiana che si riunirà nel pomeriggio di oggi potrà contare sulla firma delle organizzazioni dei lavoratori sui nuovi contratti di lavoro e sui criteri di assunzione o non ci sarà nessuna offerta. La linea dura è stata confermata dopo un vertice a quattro tra il presidente a l´ad di Cai Roberto Colaninno e Rocco Sabelli, lo stesso Passera e il capo del corporate banking di Intesa Gaetano Miccichè, tanto da costringere il governo all´ennesimo tentativo di mediazione. Oggi a mezzogiorno Cai e sindacati saranno di nuovo a Palazzo Chigi per trovare un´intesa.
Colaninno e Sabelli non hanno ritenuto sufficiente l´apertura arrivata dai sindacati dopo la rottura della scorsa notte. Eppure sono scesi in campo i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl inviando una lettera a Colaninno e Sabelli in cui ribadiscono: «La totale disponibilità al completamento della stesura e alla sottoscrizione del testo, nonché alla definizione del Contratto per i comandanti-dirigenti». Pronte ad un nuovo confronto anche le sigle autonome di piloti, assistenti di volo e lavoratori di terra, anche se sottolineano le distanze: «I testi contrattuali "definitivi" sui quali è stato chiesto di apporre la firma non sono conformi agli accordi sottoscritti in sede governativa. Il documento proposto in merito ai criteri di selezione del personale contiene gravissimi elementi discriminatori di esclusione sociale secondo i quali, ad esempio, verrebbero esclusi dall´assunzione coloro che assistono familiari in condizioni di disagio o addirittura una larga parte di genitori di figli minori».
Cai ritiene il negoziato chiuso e i rilievi dei sindacati strumentali a ottenere nuove concessioni, mentre i rappresentanti dei lavoratori sottolineano come le misure "contestate" varrebbero poche decine di milioni di euro sul costo del personale, marginali rispetto al valore dell´intera operazione e dicono che questo sia un tentativo di spostare l´attenzione dalle difficoltà di Cai a procedere all´offerta.
Gli altri azionisti sostengono la linea del prendere o lasciare di Passera. Secondo il presidente di Atlantia Gian Maria Gros-Pietro: «La storia passata di Alitalia dimostra che così com´è non funziona, quindi bisogna cambiare radicalmente perché se no è inutile investire». Salvatore Ligresti rincara: «Non c´è nulla di facile in questo Paese». Tra le cose non facili c´è proprio la formalizzazione della proposta di acquisto di asset ex Alitalia, vista la distanza tra la valutazione fatta dai Cai, meno di 400 milioni, con quella dell´advisor indipendente, Banca Leonardo (800 milioni-1 miliardo). Ma fonti Cai ribadiscono che l´offerta sarebbe già stata concordata sin nei dettagli con il commissario Augusto Fantozzi perché risulti valida e accettabile.
Con l´intervento del governo non si può escludere uno slittamento dei termini già decisi dal commissario di qualche giorno. La liquidità di Alitalia si esaurirà in meno di un mese e l´unica cosa che impedisce ai creditori, aeroporti su tutti, di bloccare gli aerei è proprio la prospettiva dell´arrivo dei nuovi soci.
PEZZI DEL CORRIERE DELLA SERA
MILANO – Ci ha pensato Corrado Passera ad aprire almeno un varco nella coltre di pessimismo che sembrava essere calata sul futuro della Cai dopo la rottura delle trattative. «Niente è finito » ha detto l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo uscendo poco dopo ora di cena dalla sede romana dell’istituto. Dentro, con lui, c’erano anche il responsabile della divisione corporate, Gaetano Miccichè, il presidente della Cai, Roberto Colaninno, e l’amministratore delegato, Rocco Sabelli. Il vertice serrato è servito a fare il punto sugli sviluppi delle ultime ore, anche perché di ore a questo punto non ce ne sono molte: scadrà questa sera a mezzanotte il termine ultimo per presentare l’offerta vincolante per gli asset in bonis dell’Alitalia al commissario straordinario, Augusto Fantozzi.
D’altra parte c’erano da aggiornare diversi file:
i malumori proiettati da una parte della cordata, a partire dal fondo Clessidra di Claudio Sposito, anche se già nelle ultime settimane erano emersi diversi imprenditori pronti a entrare e ad allargare la compagine dei 16 soci originari. Lo stato delle trattative con il partner estero. E poi, certo, la questione chiave senza la quale non si va da nessuna parte: la firma dei sindacati dopo la rottura delle trattative, avvenuta la sera prima, da parte di Sabelli per quelle «condizioni che non ci sono più». Criticità che ieri sera, dopo il vertice, apparivano perlomeno più sfumate.
Peraltro già nel passato del manager, durante il periodo alla Piaggio, tavoli che non sembravano più poter sfociare in nulla erano poi stati chiusi. La prova dei fatti ci sarà comunque oggi: dopo la convocazione a Palazzo Chigi di Colaninno e dei sindacati, il board della Cai si riunirà alle 15 di nuovo presso la sede romana di Intesa Sanpaolo. «Sapete quali sono le condizioni» ha aggiunto ieri Passera. Per ricordare che tutto dipenderà dalla firma con i sindacati sui contratti. Firma sì, si procede. Firma no, si torna tutti a casa. In ogni caso, anche se oggi dovesse poi incastrarsi tutto al proprio posto rimarrebbe ancora l’incognita del via libera dell’Unione europea al prestito ponte, deliberato dal precedente governo uscente, per evitare il peggio dopo la fine delle precedenti trattative con Air France. Quei 300 milioni rimetterebbero tutto in gioco.
Ma nelle ultime settimane c’è stato anche un altro fronte che ha preoccupato chi deve far quadrare i numeri. Impossibile per una compagnia aerea non fare i conti con uno scenario economico internazionale mutato rapidamente nelle ultime settimane. E non si tratta solo della crisi. La recessione sarebbe in grado di far saltare la quadratura del cerchio di un break even visto già nel 2010? Certo, c’è il prezzo del barile di petrolio sceso sotto i 70 dollari, cioè del 40% rispetto alle stime che erano state usate per mettere giù il business plan. E il petrolio incide per il 25% in un piano come quello della Cai (è la seconda voce, ma quale sarà la quotazione tra qualche mese?). Allo stesso tempo è anche vero che la parola recessione è uno dei peggiori nemici delle compagnie aeree: le famiglie potrebbero decidere di rimandare i viaggi, soprattutto quelli lunghi, mentre alcune multinazionali stanno già giocando di anticipo, dando una stretta e facendo girare al proprio interno nuovi ordini di servizio in cui si parla di riduzione al minimo dei viaggi di lavoro e di maggiore utilizzo delle conference call.
Il nodo dei costi
Bene il barile giù Resta l’incognita del calo del traffico
Massimo Sideri
ROMA – «Prendere o lasciare ». questo il tono della convocazione a Palazzo Chigi, per stamattina alle 12, inviata alle 9 sigle sindacali, dal sottosegretario Gianni Letta. Oggetto: «La firma del contratto in vista della scadenza del termine per la presentazione dell’offerta » per Alitalia che il consiglio di amministrazione Cai (Compagnia aerea italiana) dovrebbe varare oggi pomeriggio alle 15. Accanto alle categorie, sono invitati i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Al tavolo ci saranno Roberto Colaninno e Rocco Sabelli, presidente e ammini-stratore di Cai. All’incontro, che segue la clamorosa rottura notturna delle trattative, potrebbe non partecipare il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, impegnato nell’assemblea dei metalmeccanici, dovrebbe esserci invece il segretario generale della Filt, Franco Nasso. A Colaninno, cui lo lega un ottimo rapporto, ieri Epifani avrebbe spiegato che la firma, se ci sarà, spetta alle categorie che però almeno fino a ieri non intendevano aderire a «scatola chiusa», come spiegava il comunicato diffuso nel pomeriggio che pure voleva essere un segnale di disponibilità per riaprire il dialogo.
Certo, come al solito le posizioni sono variegate. Se Cisl e Uil sembrano pronte al grande salto, l’Ugl nicchia e la Cgil appare indisponibile senza un minimo di trattativa. Ma ieri Letta, a margine della firma sugli statali, avrebbe detto ai «generali»: «Le trattative non si riaprono. Toglietevelo dalla testa». Quanto alle associazioni professionali, Anpac, Up, Avia, il loro «no» senza negoziato sembra ancora più netto, come quello degli autonomi di Sdl. Se davvero Cai non intende chiudere senza la firma di tutte le 9 sigle, il traguardo, fino a ieri sera, appariva molto lontano. «C’è grande confusione» era il commento più ascoltato in ambienti sindacali. La soluzione non è facilitata dal clima di scambio di accuse che si è registrato per tutta al giornata di ieri. Cai ha fatto sapere che i sindacati si erano rifiutati di firmare perché non erano stati concessi loro i permessi sindacali. Si tratta di un monte di 45 mila giornate, pari all’impegno lavorativo di 227 dipendenti, finora destinato all’attività sindacale, che Cai vorrebbe ridurre a 3 mila giornate. Secondo indiscrezioni, Cai non avrebbe rispettato la promessa fatta ai sindacati confederali di ridurre il monte di ore ma di suddividerlo escludendo gli autonomi. I sindacati hanno respinto la ricostruzione, minacciando querele e lasciando intendere che è Cai a non voler chiudere, perché la valutazione degli asset fatta dagli advisor del commissario Augusto Fantozzi sarebbe molto superiore all’offerta. Ma in ambienti Cai si fa sapere che con Fantozzi i problemi sono superati. Il commissario, grazie alla mediazione dell’Enac di Vito Riggio, sarebbe pronto anche a pagare 17 milioni agli aeroporti ma solo una volta ricevuta l’offerta.
Il leader dei piloti dell’Anpac Fabio Berti Antonella Baccaro