riassunto da "Internazionale", n.767 24-30 ottobre 2008, 30 ottobre 2008
Il passato della Spagna. Settant’anni dopo la fine della guerra civile spagnola e trentadue anni dopo l’arrivo della democrazia, il giudice dell’Audiencia nacional Baltasar Garzòn ha aperto un procedimento sui crimini del dittatore Francisco Franco e dei suoi uomini che eliminarono sistematicamente i loro nemici politici tra il 1936 e il 1952, in base ai fatti denunciati da varie associazioni di familiari di vittime del franchismo
Il passato della Spagna. Settant’anni dopo la fine della guerra civile spagnola e trentadue anni dopo l’arrivo della democrazia, il giudice dell’Audiencia nacional Baltasar Garzòn ha aperto un procedimento sui crimini del dittatore Francisco Franco e dei suoi uomini che eliminarono sistematicamente i loro nemici politici tra il 1936 e il 1952, in base ai fatti denunciati da varie associazioni di familiari di vittime del franchismo. El paìs: La decisione di Garzòn, come dice lui stesso, è "una forma di riabilitazione istituzionale di fronte al silenzio imposto fino a oggi". C’è chi considera questa iniziativa in conflitto con il quadro giuridico spagnolo e chi, come il Partito Popolare, accusa Garzòn di volere fare spettacolo riaprendo vecchie ferite. Queste persone dovrebbero ricordare un principio fondamentale della democrazia: nessuno stato può cancellare i suoi stessi crimini. L’iniziativa di Garzòn probabilmente avrà conseguenze più simboliche che giudiziarie, ma il giudice ha un merito: aver affermato che porterebbe Franco e i suoi luogotenenti sul banco degli imputati, se fossero ancora vivi. Garzòn ha anche chiesto la riapertura delle fosse comuni segnalate dalle associazioni delle vittime, difendendo il ruolo dello stato nell’identificazione dei cadaveri. Il linciaggio scatenato contro Garzòn rivela il deficit democratico del paese, dovuto in gran parte al fatto di non aver affrontato i fantasmi della storia al momento opportuno. El Mundo: Garzòn assimila i crimini del franchismo al genocidio e ai crimini contro l’umanità, e per questo non amnistiati dalla legge del 1977 che si riferisce a reati politici. Come dire che il Parlamento spagnolo non sapeva cosa faceva quando approvò quella legge. Garzòn va oltre quando rimprovera alle istituzioni ”il silenzio mantenuto finora”: il giudice sta accusando tutti i governi e i parlamenti della Spagna democratica di aver coperto i crimini su cui lui dopo settant’anni ha deciso di fare chiarezza. E’ un’ordinanza delirante, una nuova prova della sua mania di protagonismo. La procura ha già annunciato un ricorso. Siamo convinti che i giudici respingeranno quest’iniziativa. Il suo provvedimento dimostra che persino un’assurdità totale può essere argomentata giuridicamente, anche se è contraria al buon senso. Una persona del genere non è moralmente né mentalmente in grado di giudicare nessuno.