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 2008  ottobre 30 Giovedì calendario

La rivista inglese New Scientist ha fatto la classifica delle più famose burle scientifiche. La più antica risale al 1725, quando il fisico tedesco Johann Bering trovò una serie di incredibili fossili su cui scrisse un libro, prima di scoprire che i suoi colleghi lo avevano beffato: gli insetti, i fiori, le foglie e le piccole lucertole li avevano scolpiti loro, nella pietra

La rivista inglese New Scientist ha fatto la classifica delle più famose burle scientifiche. La più antica risale al 1725, quando il fisico tedesco Johann Bering trovò una serie di incredibili fossili su cui scrisse un libro, prima di scoprire che i suoi colleghi lo avevano beffato: gli insetti, i fiori, le foglie e le piccole lucertole li avevano scolpiti loro, nella pietra. Altra beffa: nel 1957 la Bbc mandò in onda un servizio sull’albero degli spaghetti. Si vedeva una famiglia svizzera cogliere pasta fresca da una pianta, ma era un pesce d’aprile. Nel 1912 invece il paleontologo dilettante Charles Dawson mostrò a tutti un cranio trovato nel Sussex: sembrava appartenere a un essere a metà strada tra l’uomo e la scimmia. Dopo quarant’anni si scoprì che la mandibola era di orango e il cranio risaliva al Medioevo. Altre due burle famose dell’elenco del New Scientist riguardano il gigante di Cardiff (un uomo pietrificato di oltre tre metri, ritrovato nel 1869 in una fattoria dello stato di New York, che era in realtà una scultura commissionata da tale George Hull) e il trattato intitolato "Hermippus redivivus" del XVIII secolo. Scritto dal fisico e medico tedesco Johann Cohausen suggeriva di raggiungere l’immortalità respirando il fiato delle vergini raccolto in bottiglia (nelle ultime pagine del libro l’autore confessa lo scherzo). Infine ci sono i casi moderni: quello del coreano Woo Suk Hwang che ha pubblicato dati e foto falsi sulla produzione di cellule staminali embrionali e quello di due oncologi tedeschi, Marion Brach e Friedland Hermann, che hanno scritto 35 articoli sui tumori, tutti fasulli.