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 2008  ottobre 26 Domenica calendario

Libero, domenica 26 ottobre Finalmente Lilli Carati. Che impresa trovarla, sembrava sparita nel nulla

Libero, domenica 26 ottobre Finalmente Lilli Carati. Che impresa trovarla, sembrava sparita nel nulla... «Per anni ho scelto di non esserci più, il contatto con la gente mi infastidiva, mi faceva paura. Chiamavano a casa: ”C’è Lilli?”. ”No, non c’è. Sono la sorella, mi spiace”». E quando la riconoscevano per strada? Perché ride? «Negavo. ”No, non sono Lilli. Le assomiglio un po’ perché sono la cugina”». E i fan impazzivano. Ci sono forum, su Internet, zeppi di ammiratori che chiedono di lei. Gente addirittura che sostiene di averla vista lavorare al mercato di Varese. «Leggende metropolitane. Al mercato ci andavo, ma da ragazzina». Se le va, facciamo un po’ di ordine. Torniamo indietro di 20 anni e raccontiamo il periodo buio. Nel 1988 Lilli Carati che fa? «Vado in comunità per disintossicarmi dalla droga, ospite per tre anni alla ”Saman”, il centro fondato da Rostagno». Già, Rostagno. L’ha conosciuto? «Arrivo appena dopo il suo omicidio. Mi raccontano molto di lui, della sua intelligenza, della dedizione con cui aiutava i ragazzi. Mi ha sempre colpito la caparbietà con cui ha continuato a parlare, alla radio, andando contro la mafia». Disintossicarsi in comunità. Quanto è difficile? « duro il distacco dalla famiglia, dalle sostanze. A me ha aiutato la meditazione orientale dinamica. E poi i gruppi di lavoro, la musicoterapia, le passeggiate in campagna. E i corsi di cucina». Ottima cuoca? «Mi piace. Quando mi metto ai fornelli entro in un mondo tutto mio, e guai a chi mi disturba». La specialità? «Polenta con bruscitti, piatto tipico della provincia di Varese». Torniamo a lei. Tre anni in comunità. E poi? «Dopo esserci stata come utente, partecipo a un corso per diventare operatrice. E lavoro prima in Puglia e poi a Milano come segretaria nella sede legale. Finché decido di tornare a vivere a Varese». Siamo alla fine anni Novanta. Che fa? «Non mi va di pesare sui miei, voglio la mia indipendenza e cerco lavoro». Perché quella smorfia? «In quelle condizioni è difficile». In che senso? «Un datore di lavoro ci pensa due volte prima di assumere una ex tossicodipendente. Chi usa droghe è inaffidabile, succube delle sostanze, poco lucido». Ma lei ce la fa. «Mi prendono come segretaria centralinista in un centro antifumo». Ops, ha sempre una sigaretta tra le dita! «Ahaha. l’unico vizio che mi è rimasto e me lo tengo». Buona questa. Andiamo avanti. «Dopo tre anni mi licenzio. Sa, per una storia d’amore...». Lontano da Varese? «Sì, lontano. Ma non funziona, lui non accetta alcuni aspetti della mia vita, il mio legame forte con mamma, dice che il cane è più importante di lui. Probabilmente era vero... E ci molliamo, torno a casa». E ora che fa, Lilli? «Sto con i miei. Papà e mamma sono anziani, hanno qualche acciacco e serve una mano. Poi faccio la zia, mia sorella ha quattro figli che mi considerano una seconda mamma». A proposito. Lilli, a lei non manca un figlio? «Ora no. C’è stato un momento in cui lo desideravo, avevo 25 anni. Non è venuto ed è meglio così, ero già nella fase sbagliata della mia vita». E adesso, la gente, la riconosce? Che le dice? «Ho riscoperto i miei fan, vado a serate organizzate in mio onore». I complimenti più belli? «Non ci crederà, ma sono quelli delle donne! ”Lilli, sei più carina di quanto pensassi”». Beh, effettivamente è in grande forma. C’è un segreto? «Credo la tranquillità interiore. Sono serena, rilassata. Felice». L’incontro più buffo? «Bologna, si avvicina un tizio napoletano, racconta che ha speso una fortuna per comprare su Internet oggetti legati a me, che sono il suo idolo, che sa tutto di me e bla bla bla. Gli metto una mano sulla spalla e sento che trema. All’improvviso, pum, sviene per l’emozione!». Lilli, risposta sincera. La infastidisce quando un uomo le confessa che è stata il sogno erotico di gioventù? «No, vorrei esserlo ancora, ma il tempo passa. Però molte persone hanno una visione sbagliata di me, questo mi dà un po’ noia: la gente voleva solo il mio corpo, se ne fregava della sensibilità e dell’intelligenza. Tutti mi volevano vedere, ma io non amavo apparire. Ed è stato un trauma». Non pensa più al mondo dello spettacolo? Non è tentata? «Il cinema italiano è cambiato. Sì, mi piacerebbe tornare anche con un piccolo ruolo, ma mio. Dopo essere stata usata come corpo, sarebbe bello essere utilizzata come persona». Lei è lontana dai riflettori da molto tempo. Le è rimasta qualche amica? «Ho provato ad avere amiche nello spettacolo, ma alla fine uscivo sempre con ragazzi gay: hanno la sensibilità di una donna e non sono così arroganti». Lilli, facciamo un salto indietro e raccontiamo di lei. La data di nascita la diciamo? «Ma certo, 23 settembre 1956 a Varese. Bambina felice e molto viziata, coccolata. I miei sono di origini umili, ma fanno i mercati e hanno una vita agiata». Primi contatti con la tv? «Guardo ”Giovanna, la nonna del Corsaro Nero”, mi fa morire». Scuole? «A Besonzo, collegio di suore. Mi diverto e sono la pecora nera, fumo di nascosto e ne combino di tutti i colori». Anni dell’adolescenza: rapporto con il proprio corpo? «Pessimo. Adesso riguardo le foto dell’epoca e dico: ”Che scema che ero”. Mi vedevo brutta, grassa. Era una cosa mia, interiore». Lilli, ricorda la prima volta? «Intende sesso?». Sesso. «Il giorno del mio diciottesimo compleanno, eravamo fidanzati da un anno e lui aveva certi cerchi alla testa a forza di aspettare. stato bellissimo!». A scuola come andava? «Arrivo all’esame finale del liceo linguistico, ma le suore non me lo fanno fare perché troppo indisciplinata». La marachella peggiore? «Sopra il collegio c’è una collina con la Casa Madre, una specie di casa di riposo per vescovi in pensione. Quando c’è da confessarsi, da noi arriva il padre spirituale, ma io dico che preferisco andare lassù dai vescovi. E ogni volta mi imbosco nella collina a fumare, quattro, cinque sigarette di fila. Finché un giorno mi beccano...». Quando l’incontro con il mondo dello spettacolo? «Per sbaglio. Dopo il liceo vorrei lavorare, ma papà insiste per farmi andare a scuola. Allora mi iscrivo a un corso per indossatrici a Milano, senza frequenza obbligatoria. Un giorno Enzo Mirigliani cerca ragazze da far sfilare a Miss Italia. Accetto e divento Miss Eleganza Lombardia. Poi...». Non rida, racconti. «Ho 17 anni, sono all’Elba con il fidanzato. Una sera lo trovo a letto con un’altra». Beh, un anno in bianco... «Sì, lo so... Però mi arrabbio e torno a Varese. A casa trovo una biglietto aereo per andare a Miss Italia. E mi dico: ”Sai che c’è? Non mi interessa, ma ci vado così lo faccio morire di gelosia”». Arriverà seconda. «Il produttore Franco Cristaldi mi invita a Roma con altre nove per un provino. Papà mi accompagna perché sono minorenne, io la prendo come un gioco, come una gita. E invece mi scelgono». Curiosità. Lilli Carati è il suo vero nome? «Mi chiamo Ileana, ma sono da sempre Lilli per tutti. Il cognome d’arte me l’ha dato il produttore, quello originale sembrava troppo lombardo». A metà anni Settanta si trasferisce a Roma. Grande città, film, cinema. «All’inizio mi piace, poi sento la mancanza di casa, mamma, amici». Il personaggio che la colpisce di più? «Moravia. Mi invitano a una cena e c’è anche lui. Sente che racconto di un viaggio a New York, mi chiama. ”Vieni qui bambina, voglio conoscere come è stato il tuo impatto con New York”. Una serata stupenda». Tra gli attori? «Tognazzi, un mito. Generosissimo, simpatico. Mi ripete sempre: ”Sei bellissima, vorrei che la mia prossima figlia fosse come te”». Lilli, ma ha mai avuto flirt con colleghi? «Sì, anche una storia che mi ha coinvolto. Non si è mai saputa, lui era famoso e si era appena separato dalla moglie. Non mi chieda il nome, però». Allora torniamo a lei. Carati conquista il cinema italiano in poco tempo. «Ma è un settore in crisi, è finito il periodo di Anna Magnani. E mi ritrovo addosso il cliché della bellona. Che mi sta stretto. Non mi piace, potrei fare dieci film all’anno, ma ne accetto solo due per guadagnare il minimo necessario». La chiamano per qualche poliziesco. «Ma sempre particine da bella ragazza, solo per apparire». I film che l’hanno più divertita? «’Il corpo della ragassa”. E ”Avere vent’anni”: ero proprio io, giovane, bella, incazzata. Mi sentivo così». Rifarebbe tutti i lavori? «Tutti, anche di più ora». Una pellicola che non ricorda con affetto? «’La professoressa di scienze naturali”, più che l’insegnante avrei dovuto fare l’alunna». Se in tv trasmettono un suo film lo guarda? «Dipende dall’umore. E da cosa trovo sugli altri canali...». Inizio anni Ottanta, film, successo, fama. Ma Lilli Carati non sta bene. «Attacchi di panico, depressione. Mi vedo grassa, prendo pillole per perdere peso. Ma non dormo più. Allora un medico mi prescrive psicofarmaci, anfetamine». E non si ferma più. Droga. «Ne gira parecchia, ma soprattutto c’è tanta ignoranza. Si pensa che una canna sia come la coca e la coca come l’eroina». Ricorda il primo tiro di cocaina? «In casa, tra amici. Tutta gente dello spettacolo». Ricorda la prima volta con l’eroina? «Un inganno. Mi fanno trovare una striscia di coca e vicino una striscia di eroina. Provo». E non ne esce più. «Sempre peggio. Faccio un viaggio in Thailandia, a Natale, ed è il regno della droga». Perdoni la domanda un po’ stupida: che le dava la droga rispetto ai farmaci? «Serenità, toglieva angosce e problemi. Se prendi un antidepressivo però ti senti malato, se ti fai di eroina c’è anche il gusto della trasgressione. Questione di ignoranza, chiaro». Nel frattempo anche il lavoro va male. «Dirotto sul cinema hard. Mi servono soldi per la droga, non sono in me». Si guadagna così tanto con l’hard? «Cento volte più che per un film normale. Per fortuna i miei genitori mi bloccano con un avvocato, dimostrano che non sono in grado di intendere e volere. E fuggo». Più sentito nessuno di quell’ambiente? «No. La mia non era una scelta lucida, ma una conseguenza. Come certe ragazze tossicodipendenti che si prostituiscono per poco». Lilli, domanda piccante per una risposta secca. Che rapporto ha con il sesso? «Al di là di quello che la gente possa pensare, ho un rapporto normale, direi anzi tranquillo. Ho bisogno di coinvolgere la testa». Ora è fidanzata? «No e sto bene da sola». Torniamo agli ultimi anni. Film hard, droga e poi, nel 1988... «Un arresto ridicolo. Mi trovano con una dose di eroina irrisoria e ne montano un caso». Il momento più basso della sua vicenda, poi, arriverà con il tentato suicidio. «Sto male, la mia vita è incentrata solo sul farmi, non ho altri scopi». Si butta dalla finestra, ma si salva. «Resto a letto per molti mesi e in quel preciso momento inizia la mia risalita. Non posso fare altro che pensare, capisco e decido io di voler ripartire e vado in comunità. L’incontro con la ”Saman” mi salverà». Poi la voglia di sparire ed ora rieccola in gran forma. Lilli, ultime domande veloci. 1) La donna dello spettacolo più brava di sempre? «Katharine Hepburn». Attuale? «Isabella Adjani». Un film che le sarebbe piaciuto interpretare? «L’episodio di ”Amore” in cui la Magnani fa una lunga telefonata all’amante». L’attore più bello con cui ha lavorato? «Celentano. Disponibile, affettuoso, premuroso, divertente». Mai ricorsa alla chirurgia estetica? «Ho paura del dolore fisico, non potrei». Paura della morte? «Paura di soffrire. Spero di morire in modo veloce. Dovessi essere attaccata a una macchina, chiederei l’eutanasia». Ha messo via molti soldi? «Pochi». Un politico con cui vorrebbe andare a cena per conoscerlo meglio? «Luxuria mi incuriosisce». Segue il calcio? «Tifo Juve. Mi piaceva Baggio, mi piace Del Piero». Ultimissima. Come vede Lilli Carati tra 10 anni? «Positiva, serena. E spero ancora senza bisogno del ritocco di un chirurgo estetico!». Alessandro Dell’Orto