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 2008  ottobre 30 Giovedì calendario

la Repubblica, giovedì 30 ottobre 2008 Margherita e Matilde corrono veloci, si tengono per mano. Hanno da poco cominciato a parlare, una delle loro frasi preferite è: «Giochiamo insieme?»

la Repubblica, giovedì 30 ottobre 2008 Margherita e Matilde corrono veloci, si tengono per mano. Hanno da poco cominciato a parlare, una delle loro frasi preferite è: «Giochiamo insieme?». Per loro, le giornate non dovrebbero finire mai e le notti sono ancora troppo lunghe. «Una disturba l´altra, si svegliano a ripetizione. Con le gemelle è così». Nonostante la fatica, Claudia Amato è raggiante. Una madre felice. «All´inizio tutti mi compativano. "Povera" commentavano le mie amiche. E invece sono stata fortunata. Anzi, miracolata come dicono i medici». All´età di 41 anni, Claudia ha partorito due belle bambine che adesso vanno all´asilo. Tecnicamente, rientra nella sempre più folta categoria delle "mamme tardive", ovvero donne diventate madri dopo i quarant´anni. in buona compagnia. Quelle come lei sono più di 28mila, un numero che è quasi raddoppiato rispetto a venti anni fa, una piccola fetta (5,6%) della fecondità in continuo aumento, e che rappresenta un record europeo. L´Italia è infatti il paese con più "mamme over 40": in Francia sono solo il 3% così come in Gran Bretagna, in Germania il 4%. Anche l´età media in cui le donne italiane partoriscono il primo figlio (31 anni) è la più elevata dell´Occidente (27 anni negli Stati Uniti, 29 anni in Francia e Spagna, 30 in Germania). I dati raccontano con quale ritmo sia cambiata la nostra società. Una volta, in un tempo non troppo lontano, le donne entrate nei fatidici "anta" erano già nonne; oggi si cimentano con pannolini, biberon e palestrine. « la realizzazione dello slogan sessantottino: ”Godere senza intralci´» ha scritto Libération a proposito della situazione francese, dove anche l´età delle neomamme avanza. «Un po´ troppo semplicistico» avverte Linda Laura Sabbadini, direttore centrale all´Istat. «Le donne italiane vogliono realizzarsi in tutte le dimensioni del vivere. Rinviano molti eventi della propria vita, e non è affatto detto che lo facciano per scelta: investono di più in cultura, ma trovano lavoro più tardi, sono più precarie, e il loro precariato dura più a lungo. Dopo la gravidanza, una donna su cinque deve rinunciare alla professione non essendo supportate né dal partner né dai servizi in un sistema di Welfare che vede la spesa sociale tra le più basse di Europa. Nonostante ciò, al figlio non rinunciano, magari lo rimandano e ne fanno uno solo. Significa che la disaffezione alla maternità non è poi così diffusa». La maternità a quarant´anni è come una vittoria dopo una partita molto combattuta. «Le mamme italiane devono fare i salti mortali per potersi permettere un figlio perché il clima sociale nel nostro Paese è sfavorevole alla maternità, quindi tutto avviene sulla base di strategie individuali» sintetizza Sabbadini, che è curatrice di una corposa ricerca Istat sulla condizione delle donne italiane. «Dalle nostre indagini, emerge che le donne e gli uomini del nostro Paese vorrebbero avere almeno due figli, ma poi si scontrano con la realtà italiana. E la strategia del rinvio - conclude Sabbadini - può essere un modo per far quadrare tutto». Per Claudia la maternità è arrivata ”solo´ a 41 anni perché «prima non c´era un padre possibile». Angelo l´ha conosciuto a 37 anni. Quando sono andati a convivere, avevano già 39 anni e subito hanno deciso di provarci. «Per un anno abbiamo tentato naturalmente, poi ci siamo rivolti a un centro specializzato. Non avevamo problemi di sterilità, ci serviva soltanto un ”aiutino´». Margherita e Matilde sono state concepite poco dopo, con un blando trattamento. «Ma la trafila di analisi e controlli è stata veramente dura. Ci sono alcuni esami molto invasivi psicologicamente e fisicamente». Le donne finiscono schiacciate in questa forbice: l´età sociale per avere figli (con una sicurezza economica e un compagno) non corrisponde più all´età biologica (tra i 20 e i 35 anni). «La maternità non è più un dovere ma un diritto» spiega Carlo Flamigni, ginecologo e membro della Commissione di Bioetica. Nel suo studio bolognese, l´età media delle pazienti che cercano una gravidanza è di 38 anni. Fare figli "in extremis" significa anche avere una fertilità più ridotta. Capita di dover ricorrere alla medicina. «Fino a 43 anni i medici possono facilitare la gravidanza - dice Flamigni -. Dopo, le possibilità sono davvero infime». Usa proprio questo aggettivo, "infime". E poi, aggiunge, ci sono i rischi di malattie genetiche e di complicazioni durante la gravidanza, che aumentano dopo i 40 anni. Eppure la legge sulla procreazione assistita non prevede un limite di età, come per esempio quella sull´adozione. Il limite implicito è la fertilità della donna. «Ci sono pazienti - racconta Flamigni - che sono pronte ad affrontare pesanti cure ormonali, diversi tentativi di fecondazione e aborti ripetuti, pur di continuare a sperare. Cerco di scoraggiarle, ma loro insistono». L´European Hospital di Roma è uno dei centri privati più famosi per la fecondazione in vitro. «Diciamo la verità: non è come nei film» spiega Filippo Ubaldi, specialista della medicina riproduttiva. Espressione seria, tono di voce burbero: «Arrivano da me citando l´ultimo caso dell´attrice di Sex&the City, mamma di gemelli a 45 anni, o della presentatrice italiana, incinta a 44. Nessuno dice che quasi sempre sono casi di ovodonazione da donne più giovani. Un metodo che a mio parere riguarda di più il percorso dell´adozione, e che in Italia non è comunque possibile. Si alimenta l´illusione che a quarant´anni portare a termine una gravidanza sia un gioco da ragazze. Non è così». Ubaldi snocciola i dati. Il successo di una Fivet, fecondazione in vitro, precipita nell´arco di pochi anni: da 15 probabilità su 100 di avere un figlio a 40 anni, si passa a 2 su 100 a 42 anni, e a 1 su 300 a 44 anni. «Dopo c´è solo l´imponderabile destino» aggiunge Ubaldi. Ed è esattamente a quello che le donne si aggrappano per continuare a sperare. Maria Pia Fozzi è una rarità nel panorama italiano. Ha tre figli, li ha cresciuti lavorando e portando avanti la sua carriera, è fisioterapista e insegna alla Cattolica di Roma. Icaro è nato quando aveva 20 anni, Greta quando ne aveva già compiuti 40. Ogni maternità ha segnato un´epoca della sua vita. «Un figlio a 40 anni cambia moltissimo. Senti meno l´aspettativa sociale sul tuo essere una ”buona madre´. Lo sai già, che lo sei. E ti senti più forte, distaccata. Per Greta è stato sicuramente un vantaggio». A quarant´anni, si può anche cominciare a rallentare il ritmo, a mettere un po´ da parte la professione e conciliare meglio il difficile binomio lavoro-famiglia. «Prendi il tuo tempo, sai valutare le priorità» continua Maria Pia. L´emancipazione delle donne si scontra ancora contro il muro biologico, contro madre natura. Sulla capacità riproduttiva non esistono le pari opportunità fra i due sessi. «La natura è ingiusta» commenta Flamigni. Gli uomini cominciano ad avere problemi di sterilità a 60 anni, le donne quasi vent´anni prima. Anais Ginori