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 2008  ottobre 29 Mercoledì calendario

Lo sheikh che si ispira all’Islam più rigido ha vietato cinema, narcotici e ogni divertimento che distrae dalla preghiera Sheikh Hassan Mahdi è uno degli uomini più oltranzisti della Somalia

Lo sheikh che si ispira all’Islam più rigido ha vietato cinema, narcotici e ogni divertimento che distrae dalla preghiera Sheikh Hassan Mahdi è uno degli uomini più oltranzisti della Somalia. Il suo vice, fino a pochi giorni fa, era sheikh Mustafà Ali Anod e lo seguiva come un’ombra. Assieme comandavano la brigata Khalid Bin Walid e in agosto hanno catturato Chisimaio, seconda città della Somalia, 500 chilometri a sud di Mogadiscio, sottraendola alle milizie tribali. Da allora per gli abitanti della città è diventato un inferno. I due hanno vietato l’uso del chat, l’erba leggermente narcotica che i somali usano masticare in continuazione; proibito il business durante le ore della preghiera (di cui è fatto obbligo, naturalmente); vietati i cinema e gli altri intrattenimenti «da criminali». Qualche giorno fa i due hanno litigato sull’atteggiamento da tenere nei confronti di altri due gruppi di ispirazione musulmana: l’Unione delle Corti Islamiche considerate moderate, quelle guidate da Sheikh Sharif Shek Ahmed che fanno base a Gibuti, e quelle oltranziste, il cui leader sheikh Hassan Daher Aweis risiede ad Asmara. Scartata qualunque ipotesi di accordo con i morbidi, Hassan Mahdi ha escluso anche i contatti con gli oltranzisti. «I loro capi sono rinnegati – ha detto durante una riunione della Shura, il parlamento che governa Chisimaio ”. Hanno scelto come esilio l’Eritrea che collabora con Israele e ha concesso ai sionisti una base. Dunque sono nemici anche loro. Noi restiamo autonomi e indipendenti e non risponderemo a nessuno delle nostre lotte». Più oltranzisti degli oltranzisti, dunque. Il suo vice non era d’accordo: è stato cacciato con un voto all’unanimità. A Chisimaio la legge coranica è stata applicata con ancora maggior rigore, se possibile. E così sheikh Hassan Mahdi, tanto per dare il buon esempio, ha condannato e fatto lapidare Aisha. L’arcipelago islamico somalo si sta frantumando anche se la geografia dei gruppi minori, come quello che si è impadronito di Chisimaio, non è ben chiara. Da una parte, comunque ci sono le Unione delle Corti Islamiche dislocate a Gibuti (Uic-D). Lottano contro gli etiopici ma hanno aperto trattative per fissare una data per il ritiro delle loro truppe dalla Somalia. Vogliono la Sharia, ma applicata senza disumano rigore. Dall’ altra il gruppo delle Corti i cui dirigenti politici stanno ad Asmara (Uic-A). Non intendono trattare con il governo di transizione finché i loro alleati di Addis Abeba non avranno ritirato le truppe. Una condizione impossibile da realizzare, perché senza il sostegno degli etiopici l’amministrazione del presidente Abdullahi Yusuf cadrebbe come un castello di carte al primo soffio. I capi militari dell’Uic-A sono in Somalia. Due innanzitutto: il vecchio colonnello Hassan Turki (il vero ideologo dell’islamismo radicale somalo) che opera con i suoi gruppi nel Sud, mantiene un profilo bassissimo ma che, a detta degli americani, ha il contatto diretto con Al Qaeda. E il bellicoso Muktar Robow, alias Abu Mansur, impegnato in azioni di sabotaggio contro gli etiopi a Mogadiscio. Oltre alla brigata Khalid Bin Walid nel Sud della Somalia opera un altro gruppo, l’Harakat Ras Kamboni. Ras Kamboni è un promontorio quasi al confine con il Kenya dove gli islamici avevano costruito una potente base (fatta di cunicoli sotterranei, bunker, capannoni nascosti nella foresta) conquistata e fatta saltare dalle truppe di invasione etiopiche nel gennaio 2006. Arcipelago islamico I gruppi politici e militari di ispirazione religiosa sono sempre più divisi in Somalia: anche nelle Corti Islamiche ci sono scissioni Massimo A. Alberizzi