Lucia Annunziata, La Stampa 29/10/2008, 29 ottobre 2008
Il bambino che voleva chiamarsi Venerdì La Cassazione alla fine ha vinto. Il piccolino che i genitori volevano si chiamasse Venerdì, come dal romanzo Robinson Crosue, si chiamerà più banalmente Gregorio
Il bambino che voleva chiamarsi Venerdì La Cassazione alla fine ha vinto. Il piccolino che i genitori volevano si chiamasse Venerdì, come dal romanzo Robinson Crosue, si chiamerà più banalmente Gregorio. Ma allora perché è stato permesso a Totti e Ilary Blasi di chiamare la loro creatura Chanel? Perché, con tutto il rispetto personale nei confronti del giovane erede della Fiat, può - e auguri! - chiamarsi Oceano? Che dire anche di David Beckham, ormai ospite italiano, che ha chiamato il primo figlio come un ponte? Anche per battezzare i figli come si vuole bisogna oggi essere Vip? STEFANO BOLOGNA Ho fatto per Lei, caro lettore, un giro su Internet per vedere un po’ quali e quanti nomi strani sono stati spesso usati nella storia dell’ultimo mezzo secolo della nostra nazione, e ce ne sono tanti da far impallidire Venerdì. Così, tanto per ricordare a tutti il vezzo di alcuni nostri nonni, ne cito solo uno, il più famoso: quello dato a Idea Socialista Beneduce, che poi divenne la moglie di Enrico Cuccia. Nel secolo delle rivoluzioni e delle ideologie abbiamo conosciuto infatti: Jaurès (in nome di Auguste Jean Jaurès, fondatore dell’«Humanitè»), Diavolo, Ordigno, Anticlera, Risveglio, Ribelle, Utopia, Libertario, Volgo, Ateo, Negadio, Vendetta, Satana, Adulto, Dinamitarda, Lavoro, Marxino, Engles (da Engels), Aurora, Oriente, Avanti, Redento, Sperindio, Provvidenza. E Addis (senza Abeba), Labaro, Balilla, Adua. Vittorio e Veneto e Benito e Adolfo, nomi non strani, che però vanno citati per capire l’ampio uso anche di Uliano e Uliana (per ricordare Vladimir Ilic Ulianov detto Lenin), e Iuri o Yuri per Yuri Gagarin in orbita, Pravda e Rude Pravo. Ci sono poi Breda, Formaldeide, giù fino agli Anni 60 quando i nomi ideologici sono sostituti dai nomi della nuova maestra, la tv: Deborah, Jennifer, Mirko, Alex, Christian. Ancora oggi se va a cercare un nome troverà tanti Azelia, Azzurra, Abaco, cui aggiungere, come lei notava, le stranezze dei Vip. Apple, figlia di Gwyneth Paltrow, e poi Sunday Rose Urban, Shiloh Nouvel Jolie Pitt, Suri Cruise, Honor Marie Warren, Lourdes Maria Ciccone, Levi McConaughey e i fratellini Kingston e Zuma Nesta Rock Rossdal, tutti figli di qualcuno che ora mi è difficile identificare. Dunque, lei ha ragione perché no a Venerdì? Io sono d’accordo con lei sulla libertà dei nomi, anche perché da quel che si vede intorno un nome buffo o raro si trasforma prima o poi in una ragione di forte identità. C’è un bel romanzo su questo tema, «The Namesake», scritto da un giovane indiano, Jhumpa Lahiri, che racconta il peso dell’immigrazione a New York dall’India della sua famiglia e il personale peso di essere stato chiamato, lui indiano con vita americana, con il nome dell’autore preferito del padre, il russo Gogol. In merito la maggioranza degli italiani rimane tuttavia molto prudente: secondo le statistiche, infatti, i primi due nomi più popolari in Italia rimangono Francesco e Giulia.