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 2008  ottobre 29 Mercoledì calendario

VITTORIO SABADIN

CORRISPONDENTE DA LONDRA
Saranno ancora una volta le donne a salvare i bilanci famigliari stritolati dalla crisi economica. Anche nell’attuale situazione di difficoltà, hanno maggiori possibilità di conservare il posto di lavoro e, tra gli occupati al di sopra dei 50 anni, il loro numero ha già addirittura superato quello degli uomini. La recessione, dicono nuovi studi resi noti in Gran Bretagna, colpirà duramente i lavoratori maschi, ma risparmierà le femmine determinando una modifica senza precedenti del mercato del lavoro e premiando quello che era sempre stata considerato il genere più debole e maltrattato.
Secondo i dati resi noti dall’Office for National Statistics, già da febbraio ad agosto (e senza quindi contare il massacro aggiuntivo di posti di lavoro verificatosi in settembre e ottobre) gli uomini licenziati sono stati il doppio delle donne. La crisi ha colpito infatti maggiormente i settori che tradizionalmente impiegano maschi, come quello delle costruzioni, dell’industria manifatturiera o della finanza, ma non ha avuto conseguenze sui posti di lavoro più «femminili»: ad esempio la pubblica amministrazione, la scuola e la sanità. Il fenomeno si era già verificato durante la recessione dei primi Anni Novanta, epoca dalla quale i posti di lavoro delle donne hanno cominciato ad aumentare e quelli degli uomini a diminuire, ma non con questa incredibile accelerazione.
Ma non sono solo i settori nei quali sono tradizionalmente impiegate a tutelare meglio le donne. Guadagnano anche meno degli uomini e vanno in pensione prima, cosa che dal punto di vista del datore di lavoro risulta essere un vantaggio in momenti di crisi. La tendenza delle aziende a sbarazzarsi dei lavoratori maschi al disopra dei 50 anni, perché hanno stipendi superiori alla media e non producono come un trentenne che costa la metà, ha provocato poi un nuovo e inedito fenomeno sociale: le donne che lavorano fino e oltre l’età della pensione sono più degli uomini.
Secondo Chris Ball, responsabile del Network «Age and Employment», «le donne hanno sempre avuto un basso livello di attività nel mercato del lavoro, ma questa situazione è cambiata drasticamente negli ultimi vent’anni. Ora solo il 30 per cento delle donne oltre i 50 anni si ritira dal lavoro prima della pensione». I dati dell’ufficio nazionale di statistica dicono che soltanto il 58,4% degli uomini ha ancora uno stipendio nei cinque anni che precedono l’età del ritiro, contro quasi il 64% delle donne.
Le ragioni sono, come ovvio, principalmente di carattere economico. Molte coppie con un buon reddito derivato dal lavoro di entrambi si sono indebitate perché vedevano davanti a sé un futuro radioso, e si ritrovano ora con il posto di lavoro «maschile» perso e le rate dei mutui alle stelle. Il lavoro rimasto alla donna è l’unica ancora di salvezza, il solo ammortizzatore sociale di cui disponga la famiglia. «Ma numerose donne - sottolinea Chris Ball - lavorerebbero anche se non fossero obbligate e sono contente di continuare oltre l’età della pensione». Con i figli ormai adulti, è meglio andare in fabbrica e in ufficio che stare a casa a fare la badante di un marito depresso che non ti degna più di uno sguardo.
Gli anni di governo laburista - notava il Financial Times - hanno poi creato condizioni più favorevoli al lavoro delle donne, aiutando le madri single con programmi di assistenza ai bambini e contratti flessibili che lasciano molto tempo libero. Susan Harkness, esperta della materia alla Bath University, ha notato che sempre più donne diventano «breadwinners», sono cioé la persona che procura il sostentamento all’interno del nucleo familiare. «Fino agli Anni Ottanta, il "breadwinner" era sempre stato l’uomo, ma non è più così» e ora le donne se la cavano benissimo da sole.
Ma per i maschi le brutte notizie non sono finite. Il «credit crunch» ha dato vita ad un altro fenomeno, cominciato nella traballante Islanda e diffusosi poi un po’ in tutti i paesi colpiti dalla crisi. Al posto dei giovani dirigenti che hanno fatto fallire le loro banche anche per un eccesso di testosterone, di sensazione di invulnerabilità e di eccessivo desiderio di competere, sono ora state nominate donne: non sentono alcun impulso a triplicare il valore delle azioni con operazioni folli usando i soldi degli altri, e i conti correnti dei risparmiatori saranno più al sicuro.

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