Luca Fornovo, La Stampa 29/10/2008, 29 ottobre 2008
Le manovre degli speculatori e soprattutto l’effetto Porsche hanno portato alle stelle le quotazioni delle azioni Volkswagen
Le manovre degli speculatori e soprattutto l’effetto Porsche hanno portato alle stelle le quotazioni delle azioni Volkswagen. Ieri il titolo Volkswagen è arrivato a valere fino a un massimo di 1.005,01 euro, con una capitalizzazione totale di 370,4 miliardi di dollari. Seppure per solo qualche ora il colosso tedesco dell’auto era riuscito a spodestare l’americana Exxon (343 miliardi) diventando la prima società al mondo per capitalizzazione. Ma poi il titolo ha ripiegato nel finale a 945 euro (+81% ieri, +227% in due giorni), riconsegnando lo scettro alla compagnia petrolifera Usa. Ciò non toglie che negli ultimi giorni la casa automobilistica tedesca sia stata la protagonista assoluta dei mercati con rialzi da capogiro che ieri hanno trascinato all’insu anche la Borsa di Francoforte (+11,02%), dove è quotata. Rialzi che, seppure con ritardo, non sono passati inosservati. Ieri, le autorità di vigilanza tedesche hanno finalmente acceso un faro sui movimenti in Borsa. La BaFin, la Consob tedesca che sovrintende ai mercati finanziari, ha iniziato a monitorare gli scambi sul titolo, dopo che il prezzo nel giro di due sedute è quintuplicato. La ragione di quest’impennata è legata al cosiddetto effetto-Porsche: l’altro colosso automobilistico tedesco che fra azioni e opzioni ha in mano ormai il 74% di Volkswagen. L’annuncio di Porsche di aver aumentato la sua partecipazione in Volkswagen al 42,6% e di essersi assicurata un ulteriore 31,5% attraverso delle opzioni ha infatti scatenato la corsa dei fondi speculativi, al punto che chi aveva scommesso al ribasso è stato costretto a ricoprirsi in tempi brevissimi, a carissimo prezzo. Inoltre circa il 12,9% delle azioni ordinarie Volkswagen al 23 ottobre scorso era in prestito. Si tratta di una percentuale che non trova riscontro in altre società quotate sul Dax, l’indice di Francoforte. A ciò va aggiunto che un altro 20,1% è in mano Stato della Bassa Sassonia. In tal modo la quota di titoli Volkswagen in possesso a piccoli azionisti e negoziabili è scesa a meno del 6%. Pertanto, un flottante così esiguo sul mercato ha scatenato il panico tra i fondi che ora sono a caccia di titoli Volkswagen, pronti a sborsare qualunque cifra pur di coprire le loro posizioni. La vicenda Volkswagen in Borsa va in netta controtendenza rispetto all’andamento dei titoli delle case automobilistiche, da tempo sotto pressione sia in Europa che in altri Paesi. Sulla vicenda probabilmente ha influito anche la bancarotta di Lehman Brothers, che avrebbe accelerato le ricoperture. L’affaire Volkswagen ha avuto strascichi pure sull’ andamento dei alcuni titoli bancari di primo piano. A New York Goldman Sachs è arrivata a perdere il 10,4% e Morgan Stanley il 23,5%, mentre a Parigi Societé Générale ha ceduto fino al 17,5%. Il sospetto è che anche questi istituti - sebbene Goldman Sachs abbia smentito vendite allo scoperto - abbiano fatto una scommessa sbagliata al ribasso sul titolo, con la conseguenza di doversi ricoprire a prezzi d’amatori.