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 2008  ottobre 28 Martedì calendario

MARCELLO DE CECCO

Il sistema di Bretton Woods fu demolito da due importanti caratteristiche, che gli erano proprie e che divennero sempre più tra loro incompatibili col passar degli anni: la convertibilità delle monete a un tasso di cambio fisso e la libertà concessa al paese "centro" (gli Stati Uniti) di indebitarsi verso l´estero mediante creazione della propria moneta. La convertibilità creò monete concorrenti col dollaro, come il marco tedesco. I deficit esterni sempre maggiori degli Stati Uniti e la loro politica monetaria espansiva minacciavano il cambio fisso del dollaro col marco e il prezzo fisso dell´oro in dollari. E una massa sempre maggiore di capitali a breve termine aveva cominciato a muoversi tra le varie monete, sfruttando i seppur ristretti margini di fluttuazione concessi dal sistema. Questo metteva in difficoltà i regolatori, governi e banche centrali, che dovevano contrastare l´azione di agenti privati, arbitraggisti e speculatori, risorti dalle ceneri della crisi prebellica e sempre più aggressivi.
Alla fine a cedere furono i cambi fissi. Da allora abbiamo un sistema a cambi flessibili, spesso deprecato ma comodo per tutti i paesi perché allenta il vincolo esterno. Questo ha incentivato lo sviluppo grandioso del mercato finanziario internazionale privato, che certamente è il settore economico di massimo successo degli ultimi decenni, in termini di fatturato e occupazione, con tassi di crescita che mettono in ombra persino quelli dell´economia cinese.
Al centro di tale sistema si è collocata di nuovo Londra, come ai tempi della prima globalizzazione, quella che finì con la crisi internazionale del 1931. Non è dunque strano che sia stata proprio Londra la prima a soffrire, quando la crescita enorme della finanza internazionale, priva di qualsiasi controllo per scelta consapevole delle autorità di governo anglo americane, ha condotto alla crisi che attanaglia il centro del sistema, il plesso finanziario Gran Bretagna-Stati Uniti ormai da più di un anno.
Per scongiurare il blocco delle transazioni che stava conducendo al crollo delle principali strutture finanziarie inglesi, il governo di quel paese, dopo un anno di esitanti e parziali interventi, di cui il più emblematico è la nazionalizzazione della banca di credito immobiliare Northern Rock, si è infine mosso con determinazione, entrando nel capitale delle maggiori banche e offrendo la garanzia totale dei depositi sia privati che interbancari della piazza di Londra. Misure entusiasticamente imitate dagli altri maggiori paesi, persino dagli Stati Uniti, che avevano iniziato a percorrere la strada del fondo statale in cui raccogliere enormi quantità di titoli "tossici" comprati dalle banche e si sono convertiti all´ingresso del governo nel capitale bancario.
Sull´onda della popolarità internazionale delle proprie misure, il governo inglese ha immediatamente provveduto a presentare un dettagliato piano di riforma della architettura finanziaria internazionale vigente. La Gran Bretagna ha compreso che senza una "nuova Bretton Woods", come il Piano è stato enfaticamente pubblicizzato, da sola non sarebbe mai riuscita a conservare a Londra la centralità finanziaria che essa ha raggiunto negli ultimi decenni. ma il piano inglese nulla o quasi dice sull´assetto futuro da dare al sistema monetario internazionale. Sarebbe imbarazzante dovere occuparsi del dollaro e dell´euro, sapendo che la sterlina, che col ruolo centrale di Londra ha ritrovato una sua insperata rifioritura internazionale, è apparsa nella crisi una moneta troppo "piccola" per reggere l´enorme massa finanziaria che opera a Londra.
Perciò nel piano inglese si parla dei difetti del sistema finanziario attuale e si suggeriscono riforme istituzionali da apportare ad esso, con un Accordo, la nuova Bretton Woods, da raggiungersi da parte dei maggiori paesi del mondo. Sono riforme anche radicali, destinate a rendere trasparenti transazioni, intermediari e mercati, facendo dissolvere la marcata opacità nella quale attualmente operano. La regolamentazione delle società di valutazione (rating) a livello europeo, la creazione di organismi di vigilanza speciale transnazionale per controllare le trenta imprese finanziarie più grandi del mondo, l´attribuzione al Fmi di funzioni di sorveglianza preventiva sul sistema finanziario mondiale e di accertamento dei collegamenti tra ciclo finanziario ed economia reale, sono alcuni suggerimenti che secondo il piano inglese, dovrebbero garantire al riformato sistema di non portarsi da solo a una situazione, come quella dell´ultimo anno, di blocco delle transazioni indotto dalla mancanza di mutua fiducia da parte degli operatori. Il governo inglese suggerisce anche di mettere al centro del sistema dei controlli quel Foro sulla Stabilità Finanziaria, che lo stesso Gordon Brown, consigliato allora da Lord Eatwell, riuscì a lanciare dopo la crisi asiatica di fine millennio.
Come è accaduto anche in precedenza (il caso di Bretton Woods è noto), gli inglesi partono prima degli altri per salvare la centralità della loro piazza finanziaria, prendendo misure drastiche a livello nazionale e cercando di farle prendere anche a livello globale, dato che da soli non possono presumere di riuscire nel proprio intento.
Ma il loro piano, che certo costituisce la base con la quale gli altri piani di riforma che certo fioriranno prima dell´appena annunciata riunione del G8 allargato, deve vedersela con obiettivi diversi di paesi e gruppi di paesi, come l´Unione europea, la Cina, il Giappone, l´India, che hanno assai minore interesse a mantenere in funzione l´assetto finanziario attuale e pensano, come ad esempio, hanno già dichiarato Tremonti e Sarkozy, che la nuova Bretton Woods dovrà innanzitutto occuparsi di definire l´ordine monetario internazionale futuro. Dovrà quindi stabilire un nuovo quadro di riferimento entro il quale collocare i rapporti tra le grandi monete, che esprimono grandi realtà economiche nazionali o regionali, come il dollaro, l´euro, lo yen, lo yuan, la rupia. Il dollar standard attuale è chiaramente in crisi, ed è opportuno che si trovi uno spazio internazionale anche alle altre grandi monete. Questo può sembrare ai principali paesi assai più importante della manutenzione straordinaria che gli inglesi, col loro piano, suggeriscono di apportare alla finanza internazionale attuale, a proposito del quale voci del governo americano hanno già fatto sapere che in nessun caso sarà permesso che il sistema bancario americano sia governato dagli stranieri. Se le misure, imitate da quelle inglesi, assunte dai paesi Ue e dagli Usa avranno successo nello sbloccare i mercati, è molto probabile che la sterlina non riesca a porsi più come piattaforma credibile per la gigantesca piazza di Londra. Il governo inglese dovrebbe trarne allora le conseguenze e decidere di aderire alla Unione monetaria europea.
Se il vincitore delle elezioni americane riesce a contornarsi di collaboratori capaci, credibili e non compromessi con i disastri finanziari degli ultimi quindici anni, rischia di verificarsi una ripetizione della Bretton Woods originaria. Gli inglesi partono prima di tutti, gli europei si fanno convincere a dividersi da lusinghe e blandizie anglosassoni e gli americani, magari con l´alleanza dei cinesi, che dipendono ancora massicciamente dal mercato americano e di giapponesi e indiani legati anche all´apparato strategico Usa, arrivano ad un nuovo accordo che permetta al dollaro di restare al centro del sistema. La nuova Bretton Woods, scampato magari per il momento il crollo della finanza internazionale, nascerebbe allora con le stesse tare della prima, e la marcia verso il disordine internazionale non si arresterebbe.