Fabio Poletti, La Stampa 28/10/2008, 28 ottobre 2008
MILANO
I più arrabbiati sono gli impiegati del Tribunale di Milano. Ma l’uscita del ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, di combattere i giudici «fannulloni» imponendo i tornelli e il cartellino come se fossero travet qualsiasi, raccoglie proteste ovunque. Duecento impiegati del Tribunale di Milano si sono riuniti in assemblea: «Denunceremo collettivamente per diffamazione, il ministro. Con la sua campagna non fa altro che mettere ignobilmente alla berlina il personale, che con sacrificio e abnegazione ha sempre cercato di garantire il servizio». Se protestano gli impiegati, figuriamoci i magistrati. Fabio Roia, magistrato a Milano dopo essere stato al Csm, boccia come «provocazione» la proposta del ministro della Funzione Pubblica: «I magistrati non hanno limiti di tempo. Lavorano abbondantemente più di otto ore al giorno. Se si potessero quantificare i carichi di lavoro, potremmo vantare pure dei crediti».
Qualcuno lamenta di essere costretto a lavorare da casa perché gli uffici non sono adeguati. Altri denunciano carichi di lavoro impossibili, ruoli sempre sotto organico, uffici male organizzati. I tornelli e i cartellini non piacciono al presidente del Tribunale di Bologna Francesco Scutellari: «La nostra produttività si controlla in base al numero delle sentenze e dei provvedimenti. Il giudice deve anche scrivere le sentenze e spesso ha necessità di lavorare a casa, perché nei nostri uffici non c’è la possibilità di lavorare con tranquillità e profitto».
Una ricetta antifannulloni ce l’avrebbe il procuratore capo di Bolzano Cuno Tarfusser: «Ho parlato con il ministro Brunetta. Gli ho detto che se mettono i tornelli sono solo contento, perché si vedrebbe che lavoro 60 ore alla settimana e potrei farmi pagare gli straordinari. Meglio invece fissare carichi minimi di lavoro per i magistrati, giudici civili e penali».
Se i giudici protestano, il mondo politico si divide. Il Pd accusa Brunetta di «non conoscere i problemi della giustizia». Il ministro della Giustizia Angelino Alfano dice: «Sarebbe bello vedere gli uffici giudiziari aperti anche il pomeriggio con i magistrati che lavorano là dentro. Sarebbe bello vedere tutti i magistrati a lavoro anche di pomeriggio in Tribunale perché tantissimi lavorano portando i fascicoli a casa, ed è vero che lavorano»./ Buongiorno, mi passa il procuratore della Repubblica di Vigevano? «Il dottor Lauro non c’è. Lo trova in ufficio martedì. Meglio ancora mercoledì». La segretaria del procuratore Alfonso Lauro al telefono non fa una piega. E’ abituata da sempre, dal maggio del 2005 quando Alfonso Lauro, napoletano, dal ”75 in magistratura, è arrivato alla sua scrivania di cristallo senza un filo di polvere. Una scrivania che il dottor Lauro raggiunge ogni settimana in aereo, il mezzo più comodo per fare i 614 chilometri che separano il suo ufficio a Vigevano dalla sua abitazione di Roma. Un va e vieni che Alfonso Lauro non ha mai interrotto, nemmeno l’estate scorsa, quando metà degli italiani si chiedeva chi avesse ucciso Chiara Poggi a Garlasco. Un omicidio su cui ha indagato da lontano, stando ai maligni che giurano di averlo visto ritornare in ufficio dalle ferie, solo undici giorni dopo l’assassinio.
Dottor Alfonso Lauro, ha visto che il ministro Brunetta vuol farvi timbrare il cartellino? Lei da Roma come farebbe?
«Eeeh... Evidentemente il ministro non conosce la tipicità del nostro lavoro. Si trascura di considerare che i due giorni di lavoro a cui accenna il ministro, sono le due udienze settimanali - ma a volte sono pure di più - che fanno i giudici. Noi magistrati inquirenti possiamo lavorare benissimo anche da casa nostra».
Va bene. Ma come si fa a sapere quante ore al giorno lavorate?
«E’ difficilmente calcolabile. Gliel’ho detto: il nostro è un lavoro atipico. Noi non abbiamo straordinari o extra, in busta paga. Abbiamo solo due voci, stipendio e indennità giudiziaria. Questo è indicativo della impossibilità di fare un controllo orario».
Allora Brunetta con voi potrebbe sfondare una porta aperta.
«Quando ero giudice - lo sono stato a Frosinone, Alatri, Anagni, Codogno... - le sentenze le scrivevo spesso a casa mia. Di giorno e di notte, in tutta calma. E poi, sa com’è: non basta che uno vada in ufficio per dimostrare che lavora, uno potrebbe andarci tutti i giorni e non fare niente per sei ore. Comunque noi magistrati non dobbiamo essere affrancati dai controlli».
Come si fa, allora?
«Ci sono le statistiche sui procedimenti che vengono fatti. E la Procura di Vigevano che ho l’onore di dirigere è tra quelle più produttive, in pochi anni è riuscita a smaltire molto arretrato malgrado la situazione sia quella di sempre».
Solite lamentele sugli organici degli uffici?
«Io dovrei avere quattro sostituti, ne ho tre da pochi giorni. Fino a settimana scorsa ne avevo due. L’organico del personale amministrativo è coperto al 40%. Ma non mi lamento del fatto che gli uffici siano sotto organico. Bene o male ce la facciamo».
Certo che è dura, fare avanti e indietro da Vigevano a Roma...
«A Roma ho la famiglia. Ma ho preso una casa anche a Vigevano, se no era impossibile... Comunque noi magistrati abbiamo sempre la reperibilità. Senza parlare di quelli che sono di turno in ufficio».
Secondo lei, perché Brunetta ce l’ha con voi?
«Eeeh... Mi piacerebbe parlargli a tu per tu. Mi sa che ha dei consigliori che non sanno come lavoriamo. Forse il ministro pensa di ottenere così una maggiore produttività dalla burocrazia. Si sa, la nostra burocrazia non è la migliore del mondo».
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