Giornali Vari, 20 ottobre 2008
Anno V - Duecentoquarantaduesima settimanaDal 13 al 20 ottobre 2008 Crisi Le Borse hanno passato la settimana andando un po’ su e un po’ giù: record storico lunedì 13 ottobre (+11,4 per cento a Milano), tonfi tremendi nei giorni successivi, rialzi consistenti alla fine della settimana e ancora adesso mentre scriviamo (lunedì 20 ottobre, ore 10 del mattino: Tokyo ha chiuso a +3,6 e l’Europa sembra molto allegra)
Anno V - Duecentoquarantaduesima settimana
Dal 13 al 20 ottobre 2008
Crisi Le Borse hanno passato la settimana andando un po’ su e un po’ giù: record storico lunedì 13 ottobre (+11,4 per cento a Milano), tonfi tremendi nei giorni successivi, rialzi consistenti alla fine della settimana e ancora adesso mentre scriviamo (lunedì 20 ottobre, ore 10 del mattino: Tokyo ha chiuso a +3,6 e l’Europa sembra molto allegra). Gli analisti hanno attribuito i tonfi alla paura della recessione, cioè alla crisi dell’economia globale. Poiché è certo che le aziende produrranno di meno, i salari non cresceranno, la propensione a spendere dei consumatori sarà più bassa, è altrettanto sicuro che gli indici macroeconomici avranno ovunque il segno meno. La verà novità è la parola ”ovunque”: non è infatti mai capitato che tutto il mondo andasse in crisi nello stesso momento. Non è dunque neanche sicuro che le ricette approntate dai capi di stato e di governo siano azzeccate. E tuttavia: siamo sicuri che il modello di sviluppo tipico dell’Occidente - «crescere sempre» - sia anche realistico? Al di là dei veleni immessi nel sistema da derivati e subprime, è possibile immaginare una vita in cui ogni anno si fa un po’ di più dell’anno precedente e, se per caso non si fa un po’ di più, l’infelicità generale è garantita?
Ambiente I principali avversari di questo tipo di dubbi (che hanno nel filosofo Serge Latouche, teorico della decrescita, il loro principale cantore) sembrano proprio gli italiani. Invitati dall’Europa a mettersi in regola con le norme antiinquinamento, gli italiani - nelle persone di Berlusconi, Matteoli, Frattini, Prestigiacomo e, insomma, il governo - hanno risposto che rispettare i nuovi vincoli antiinquinamento significherebbe riorganizzare tutto il nostro sistema produttivo, un’operazione dai costi elevatissimi e che, specialmente in un momento di crisi come questo, risulterebbe insostenibile. «Se cominciamo a chiedere alle imprese di investire contro l’inquinamento, le imprese se ne andranno all’estero». «A che serve tutta questa smania ecologica, se poi Cina e Stati Uniti non aderiscono a nessun accordo e avvelenano lo stesso l’atmosfera?». Eccetera. La richiesta europea si basa sulla regola dei «tre 20», fissata l’anno scorso e che imporrebbe agli stati aderenti (27, tra cui l’Italia) di aumentare del 20% l’efficienza energetica (fare le stesse cose col 20% di energia in meno), di emettere il 20% in meno di anidride carbonica, di produrre almeno il 20% di tutta la nostra energia con fonti rinnovabili (sole, vento). Questo entro il 2020. L’Italia, vista la crisi, vuole invece che si fermi tutto per un anno in modo da calcolare bene i costi e tentare di far entrare nell’accordo anche cinesi e americani. Le vanno dietro dieci paesi soprattutto dell’Est europeo. Dall’altra parte ci sono francesi, tedeschi e spagnoli, che insistono. Per ora gli italiani hanno ottenuto che nessuna decisione sia presa pima di un paio di mesi.
Scuola L’opposizione, su questa faccenda dell’inquinamento, non se l’è presa poi troppo, dato che, oltre tutto, c’è da tener conto di Confindustria, ben decisa a non tirare fuori una lira per questo tipo di spese. Il Partito democratico è invece scatenato sulla scuola e ha preparato la grande manifestazione antiberlusconiana del 25 ottobre (sabato prossimo a Roma) con una serie di cortei e occupazioni in tutto il territorio nazionale di professori, genitori e studenti. Sono stati portati in piazza anche dei bambini delle scuole elementari, fatto stigmatizzato da molte parti. In ogni caso: Veltroni e i suoi non amano le norme contenute nel decreto Gelmini, che prevedono il ritorno al maestro unico nelle elementari, la possibilità per gli istituti di far indossare una divisa (grembiule) agli studenti, la bocciatura col 5 in condotta. Il maestro unico significa un minor bisogno di personale scolastico e i sindacati stanno naturalmente facendo le barricate. Il governo ha poi tagliato anche i finanziamenti alle università e questo ha messo sul piede di guerra gli atenei. Infine la Lega ha fatto votare una mozione che prevede di mettere in classi separate i bambini stranieri che ancora non sappiano l’italiano: dicono che si tratterà di corsi-ponte, al termine dei quali i piccoli saranno ammessi nelle classi normali. Ma i democratici e gli altri della sinistra sostengono invece che si tratta di vere e proprie classi differenziali dove gli stranieri verranno segregati. Conclusione: «Il governo è razzista». La sollevazione generale degli addetti ai lavori non sembra tuttavia aver smosso granché né la Gelmini né Tremonti né Berlusconi: i sondaggi di tutti gli istituti - compreso il più recente realizzato da Mannheimer per il Corriere della Sera - dicono che almeno il 60% degli italiani è d’accordo con la politica inaugurata dal ministro. Sì al grembiule, al cinque in condotta e anche al maestro unico, con il quale siamo stati educati quasi tutti e senza troppo danno.
Di Pietro Domenica 12 ottobre Veltroni è andato da Fabio Fazio - che il giorno prima aveva ospitato Carlo De Benedetti - e ha annunciato la fine dell’alleanza con Di Pietro. «L’alleanza con Di Pietro è finita nel momento in cui Di Pietro s’è rifiutato di far gruppo unico con noi». Ricordiamo che, in effetti, l’Italia dei Valori aveva ottenuto un simbolo distinto e apparentato sulla scheda del Pd grazie alla promessa di non far gruppo a sé - dopo - alla Camera e al Senato. Una volta entrato in Parlamento, però, Di Pietro manovrò in modo da evitare ogni confluenza: c’era da gestire un bottino di rimborsi elettorali da cinque milioni e da guadagnar consensi cavalcando l’onda giustizialista o grillesca, cosa che Di Pietro ha puntualmente fatto. Veltroni se n’è accorto un po’ tardi, ma ha dovuto prender atto della distanza abissale che separa il Pd dall’Italia dei Valori. Oltre tutto, tra poco si vota in Trentino (dove il Pd ha portato dalla sua parte Casini) e in Abruzzo. Di Pietro ha risposto all’annuncio di Veltroni chiamandolo ”collaborazionista”.
Maso A Pietro Maso, che nel 1992 ammazzò il padre e la madre a colpi di tubo di ferro (i compìlici rivelarono che mentre picchiava gridava qualcosa come: «Ma questi non muoiono mai?»), è stato concesso il regime di semilibertà, cioè la possibilità di uscire dal carcere e andare a lavorare fuori. La condanna a 30 anni gli era già stata ridotta dalle norme relative alla cosiddetta ”liberazione anticipata” (sconti di 45 giorni per ogni semestre di buona condotta) e dall’indulto (tre anni). Uscirà perciò nel 2015. Ora si dice pentito e voglioso di aiutare chi come lui è in tentazione di commettere atti orribili. A suo tempo reclamava l’eredità e non pareva cosciente di quello che aveva fatto. Polemiche.
Carretta Polemiche anche per la vicenda di Ferdinando Carretta che 19 anni fa ammazzò a colpi di pistola padre, madre e fratello, venne catturato a Londra e se la cavò con poco perché riconosciuto infermo di mente. Oggi è un uomo libero al punto da aver tratto frutto da quegli omicidi, dato che la casa dei genitori, in via Rimini 8 a Parma, la stessa in cui si consumò il delitto, gli è toccata in eredità. Sono 300 mila euro di valore. Carretta ha detto che non ha il coraggio di andarci a vivere e che la affitterà.
Saviano Lo scrittore Roberto Saviano (il best-seller Gomorra, da cui il film-capolavoro di Garrone) dice che i Casalesi sono decisi a ucciderlo prima di Natale e di volersene andare all’estero. L’annuncio ha provocato un’ondata di solidarietà, una formidabile accoglienza alla Fiera del Libro di Francoforte e una lettera-appello firmata da premi Nobel in cui si chiede allo Stato di intervenire. I Nobel per ora sono Dario Fo, Günter Grass, Orhan Pamuk, Mikhail Gorbaciov, Desmond Tutu e Rita Levi Montalcini.