Mario Sensini, Corriere della Sera 26/10/2008, 26 ottobre 2008
ROMA - Ci vorrà un po’ di tempo per farla marciare, ma la sveglia è ormai suonata. La Cassa Depositi e Prestiti, il «gigante addormentato» come la chiama Giulio Tremonti, con i suoi 100 miliardi di euro immediatamente disponibili, è destinata a divenire il nuovo braccio operativo del governo per gli investimenti
ROMA - Ci vorrà un po’ di tempo per farla marciare, ma la sveglia è ormai suonata. La Cassa Depositi e Prestiti, il «gigante addormentato» come la chiama Giulio Tremonti, con i suoi 100 miliardi di euro immediatamente disponibili, è destinata a divenire il nuovo braccio operativo del governo per gli investimenti. Nelle infrastrutture e l’edilizia sociale, settori nei quali già opera, ma soprattutto nelle imprese e, se dovesse servire, con la crisi finanziaria che non dà tregua, anche nel capitale delle banche che dovessero trovare difficoltà a ricapitalizzarsi. Il progetto del governo, condiviso con le fondazioni bancarie azioniste con il 30% della Cassa, è ancora fumoso ma è già in moto. Tra questa e la prossima settimana si riuniranno il Consiglio d’amministrazione e l’Assemblea per varare una prima, parziale, modifica dello statuto. Ma molti si attendono che già venerdì prossimo dal ministro dell’Economia e da Giuseppe Guzzetti, presidente dell’associazione delle fondazioni, arrivino indicazioni più precise sulla futura missione dell’istituto e sul suo possibile ruolo di sostegno al sistema bancario, che nonostante le rassicurazioni delle autorità appare traballante, almeno a giudizio dei mercati. Venerdì 31 ottobre non è un giorno qualsiasi: il governo e le banche, come tradizione, celebrano la Giornata del Risparmio, ma mai come quest’anno la coincidenza con Halloween è stata così beffarda, pensando pure alla zucca del Conto Arancio della Ing, la banca appena salvata con i fondi pubblici dl governo olandese. Quella prospettiva per il momento è stata esclusa dalle nostre autorità. Ma per il futuro, visti i continui tracolli in borsa delle banche, nessuno è disposto a mettere la mano sul fuoco. E’ anzi verosimile, si osserva negli ambienti del governo, che i nostri istituti di credito, lestissimi ad escludere problemi attuali di capitalizzazione, si possano trovare presto sotto una forte pressione competitiva. Gli enormi fondi pubblici messi a disposizione delle banche nazionali dai governi di tutta Europa, ammesso che bastino a coprire le perdite, saranno usati per il loro rafforzamento. Migliorando sensibilmente i coefficienti patrimoniali richiesti dalle autorità di vigilanza e che molte grandi banche italiane vedono oggi ridotti al minimo indispensabile. Anche per questo potrebbe servire una nuova Cassa Depositi e Prestiti. Più holding che fondo sovrano, piena di soldi e comunque fuori dal perimetro dell’amministrazione e dei conti pubblici. Magari legata anche al polo immobiliare di una nuova Fintecna, che nei piani del governo potrebbe assorbire il Demanio. Ne nascerebbe un gigantesco polmone finanziario che il governo potrebbe utilizzare come leva anche nel piano che si sta mettendo a punto tra Palazzo Chigi e via XX Settembre, per il sostegno all’economia reale. Per arrivare alla nuova Cassa, serviranno, tuttavia, diversi passaggi. E forse anche un intervento normativo sull’istituto, trasformato in società per azioni proprio con un decreto, nel 2003. La modifica dello Statuto, per ora, serve solo ad aprire la porta ad un amministratore delegato, una carica oggi non prevista. Quello che è certo, è che alla guida della Cassa arriverà Massimo Varazzani, un manager cresciuto nell’Imi di Luigi Arcuti, che gode della piena fiducia di Tremonti. Con pieni poteri. Mario Sensini