Giuseppe Turani, la Repubblica 26/10/2008, 26 ottobre 2008
L´Italia sta passando da uno shock "da inflazione" a uno shock finanziario, sostengono i bravi economisti di Banca Intesa
L´Italia sta passando da uno shock "da inflazione" a uno shock finanziario, sostengono i bravi economisti di Banca Intesa. In termini più semplici questo significa che, senza il caos finanziario nel quale siamo precipitati (tutti), il 2009 avrebbe potuto essere un anno discreto, se non addirittura l´anno della ripresa. Infatti stanno rientrando le due maledizioni del 2008: l´altissimo prezzo del petrolio (che mandava alle stelle i nostri costi energetici, e quindi l´inflazione) e l´elevato apprezzamento dell´euro (che rendeva più complicate e meno redditizie le nostre esportazioni). Tutto questo è alle nostre spalle, e quindi saremmo stati in condizioni di sperare in un 2009 migliore del 2008. Invece tutte le previsioni e le analisi ci dicono che il 2009 sarà sotto il profilo della congiuntura (ma anche del clima generale) peggio dell´anno che sta per finire: e infatti se quest´anno il nostro Pil andrà indietro dello 0,1 per cento, nel 2009 il calo sarà dello 0,2 per cento (invece doveva essere positivo dello 0,4-0,5 per cento). La ragione di questo cambiamento è semplice: se ne va l´inflazione, ma è già arrivato il caos finanziario. E il caos finanziario significa costi più alti per i mutui e più difficoltà per averli (e questo riguarda le famiglie). Ma anche credito più difficile (e più caro) per le imprese, e questo riguarda l´attività economica generale. E il caos finanziario non arriva da Marte o sulle ali degli dei. Il caos finanziario, è ora di dire le cose come stanno, è figlio diretto, legittimo dell´avidità delle banche e dei banchieri. E è lì, allora, che bisognerà fare le riforme (a livello planetario). Ma non sarà facile. Ecco perché. Fra non molto si riuniranno i capi dei 20 maggiori paesi del mondo per cercare di avviare qualche cambiamento nella finanza, per rassicurare la gente e per impedire che l´economia mondiale conosca altri momenti come questo. In termini sintetici il compito che hanno davanti è molto semplice: devono riportare dentro i corretti binari l´attività delle banche. Ma non sarà tanto semplice perché gli interessi in gioco sono tanti e sono molti corposi. Proviamo a fare un esempio. Può stupire che una banca ritenuta seria come la Deutsche Bank abbia in portafoglio impegni (insomma, soldi prestati) di classe 3 per una cifra che è 3-4 volte il suo patrimonio. E fa ancora più impressione il fatto che la roba di classe 3 vale di fatto zero o quasi. Dal che si arriva alla conclusione che il patrimonio di Deutsche Bank di fatto non esiste più. Ma come si è arrivati a tanto? A combinare un disastro così grande? Una volta le banche avevano dei limiti molto stretti per la loro azione: se un istituto aveva otto miliardi di capitale, poteva prestare al massimo 100 miliardi (o assumere impegni per 100 miliardi). Si può discutere se questo rapporto è alto o basso, ma ha funzionato. Poi è arrivata la riforma di Basilea 2, cioè un nuovo insieme di regole. La trovata delle banche quale è stata? Questa: non tutti gli impegni sono uguali, non tutti presentano lo stesso rischio. Bisogna ragionare. E sono stati assunti rapidamente matematici di valore, e anche fisici, che si sono messi a fare i conti. E alla fine i 100 miliardi di impegni consentiti si sono dilatati, grazie al fatto che ogni banca era in grado di dimostrare che aveva assunto impegni molto a rischio, ma che questi rientravano in un rischio complessivamente sostenibile. Per quegli impegni che erano rappresentati da titoli fuori mercato (e quindi non valutabili oggettivamente), insomma il materiale di classe 3, si sono avvalsi dei giudizi (amichevoli) delle agenzie di rating (un disastro planetario) o di valutazioni interne basate sui complicati algoritmi elaborati dai soliti matematici e fisici. Il perché di tutto questo è abbastanza ovvio. Se io vendo scarpe, voglio allargare il mio mercato e, in teoria, voglio che tutto il mondo abbia dieci paia di scarpe. Se vendo denaro voglio che tutti vengano a prendere del denaro da me: in questo modo allargo il mio giro d´affari, aumento i miei profitti, e posso anche aumentare il mio stipendio (e i miei bonus) perché ho lavorato bene. E allora, grazie ai matematici, dimostro che ogni dieci prestiti "buoni" ne posso fare altrettanti (o di più) che magari proprio buoni non sono. Gioco sul fatto che non tutti questi impegni andranno male insieme. Lavoro sul calcolo delle probabilità, gioco al lotto. E, nell´attesa, incasso commissioni e provvigioni. Adesso, per evitare altri disastri, bisognerà trovare la forza di riportare le banche a fare le banche oculate, quindi a non prestare più soldi di quello che consente loro il patrimonio di cui dispongono. In sostanza, bisogna tornare a prima di Basilea 2, e forse sarà utile mandare a casa un po´ di matematici e di fisici. Fine dei giochi di azzardo. Il denaro, come doveva essere ovvio da alcuni secoli, va prestato con grande attenzione e grande prudenza. Ma le banche, è ovvio, faranno resistenza. Perché questo ritorno alla ragione significa ridimensionarsi, ridiventare più piccole e meno importanti.