varie, 26 ottobre 2008
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Luzzi Federico
• Arezzo 3 gennaio 1980, Arezzo 25 ottobre 2008 (leucemia). Tennista. «[...] Gianluca Rinaldini, che adottò Luzzi dalla scuola di Carlo Pini: ”Arrivò al centro tecnico federale di Cesenatico a 13 anni, uno prima del consueto. A livello giovanile ha vinto tutto: aveva un potenziale importante, ma non è riuscito a costruirsi un fisico adeguato al tennis pro. Peccato, perché capiva che succedeva tre colpi prima e invece è stato frenato da problemi muscolari. Poi con gli anni ha compreso quegli errori”. [...] In semifinale all’Avvenire under 16, ”Fede’ era sotto 6-0 5-0 contro Gonzalez. Sì, proprio ”que’" Gonzalez, che poi è arrivato numero 5 del mondo, mentre Fede è entrato appena fra i 100. Solo gente di grande qualità avrebbe potuto rovesciare quella partita annullando forse 9 match point. E, vinto il secondo set, al cambio campo, gli disse: ”Lo sai, che non vincerai più, vero?’”. [...]» (Vincenzo Martucci, ”La Gazzetta dello Sport” 26/10/2008). «[...] si era fatto largo tra gli juniores, promessa del vivaio azzurro negli anni 90, esordio tra i professionisti nel ”99, in Davis nel 2001 contro la Finlandia (partita vinta 14-12 al quinto set dopo 4 ore e 35’, l’incontro più lungo mai giocato da un italiano in Davis), numero 92 del mondo a inizio 2002, miglior classifica personale, molti infortuni, l’incidente di percorso di una squalifica per scommesse on-line (200 giorni di stop e una multa di 50 mila dollari), la lenta risalita, buon servizio, dritto efficace e volée verso il sogno di una vita. Sentirsi, anche solo per un punto, l’angelo del tennis Stefan Edberg, l’idolo svedese al quale somigliava così poco da poterne sembrare un’emanazione al contrario. Quello gelido e imperturbabile. Federico vivace, simpatico, generoso e viscerale [...]» (Gaia Piccardi, ”Corriere della Sera” 26/10/2008). «[...] anche quando il piccolo Luzzi vinceva, con una sua deliziosa creatività, non ne ero stato convinto. Tanto che la sua buona mamma Paola mi aveva scritto, in difesa del suo ragazzo, contestando un mio giudizio, in cui affermavo che l’unico al mondo capace di giocare senza aderenza era stato Rod Laver. E, un secondo Laver, Federico non sarebbe riuscito a diventarlo. Andai di persona dalla mamma, e le spiegai che mi auguravo di essermi sbagliato, e aggiunsi che io stesso speravo, come tutti, in una affermazione dei miei figli, ma, in fondo, non era essere il primo, quello che conta. Da quelle esaltanti stagioni giovanili, la carriera di Fede si sarebbe dipanata dignitosamente, con punte improvvisamente positive o negative. Un paio di match più che accettabili, in Davis, a vent’anni, e un’altalena di polveri e altari: tipica, a pensarci, di chi nasce bambino prodigio, ma subisce delusioni troppo precoci. Delusioni che Luzzi nascondeva con ironia che spesso scivolava nell’autoironia, e con quel fascino che sempre ne faceva un homme à femme, e comunque un personaggio ricercato. [...]» (Gianni Clerici, ”la Repubblica” 26/10/2008). «[...] Era un bel ragazzo, con una fama da playboy [...] le riviste gossippare si erano occupate di un suo flirt con la showgirl Samantha De Grenet. Era piacevole da vedere anche come tennista: vecchia scuola, molta tecnica e poco muscolo, in una miscela accesa da un gusto per la polemica a volte eccessivamente ”teatrale”. Si era rivelato giovanissimo, quando Paolo Bertolucci convinse mamma Paola e papà Maurizio a spedirlo dodicenne al centro tecnico di Cesenatico. Nonostante bizzarrie e pigrizie, pareva un mezzo predestinato, campione europeo e mondiale under 14 a Genova, ma la sua incostante carriera da professionista non è stata all’altezza delle attese, sue e dei suoi tecnici. Il momento migliore Luzzi lo ha vissuto fra il 2001 e il 2002, con gli ottavi a Roma, i quarti a Barcellona, l’entrata nei top-100 Atp e la prima delle quattro convocazioni in Davis, per il match contro la Finlandia a Helsinki. I migliori azzurri erano in contrasto con la Fit, capitan Barazzutti accanto a Santopadre convocò i ragazzini terribili Volandri, Luzzi e Navarra. Federico lo ricompensò, battendo Liukko alla sua maniera, tutta tigna e genialate: 14-12 al quinto set, 4 ore e 35, la più lunga partita di un italiano in Coppa. Fu l’inizio di una piccola nouvelle vague azzurra, ma per Luzzi arrivarono presto un brutto infortunio alla spalla e un lungo periodo nero, lo sprofondo a n. 500 Atp, la scazzottata con il tedesco Koellerer al challenger di Genova. Fra la fine del 2006 e l’inizio del 2007 Federico era riemerso, grazie anche alla pazienza di coach Rianna, guadagnandosi anche una nuova chiamata in Davis. Ma [...] la (esagerata) squalifica di 200 giorni per il famoso ”caso scommesse” lo aveva di nuovo respinto nel limbo. Di nuovo al punto basso dell’altalena. Non aveva perso il buonumore [...] progettava vendette legali contro l’ingiustizia del’Atp. Tornato in campo a Todi, a metà settembre, sognava un’estate tardiva fra i pro. Invece è arrivato il più terribile degli inverni» (Stefano Semeraro, ”La Stampa” 26/10/2008).