Rossana Lacala, Novella 2000, 30/10/2008, pp.54-57, 30 ottobre 2008
Carlo Ancelotti. Lui e la moglie Luisa hanno due figli: Katia e Daniele. «Katia è a Londra, ha avuto l’opportunità di uno stage all’ufficio stampa del Chelsea, la squadra di Abramovich
Carlo Ancelotti. Lui e la moglie Luisa hanno due figli: Katia e Daniele. «Katia è a Londra, ha avuto l’opportunità di uno stage all’ufficio stampa del Chelsea, la squadra di Abramovich. Davide la scorsa estate ha superato la maturità e continua a giocare al calcio, ora è centrocampista al Borgomanero in serie D». La figlia lo chiama alle 8 del mattino. «A quell’ora non guardo neppure il display, so che è lei. Di solito a quell’ora ha bisogno solo di una cosa: ossigeno per la sua carta di credito. […] Dice di voler diventare giornalista». Ha anche partecipato ad Amici, come cantante. Lei è un papà coccolone o un genitore orso? «Un orso affettuoso, niente baci o smancerie, però ho cantato tante ninnananne, a tutti e due». *** Sostiene di saper cantare. «A Milanello mi sfottono, sostengono che sono una campana. Ma io canto lo stesso. Il repertorio italiano, Celentano». *** «Sono un appassionato di thriller e di noir. O di storie forti, vedo e rivedo De Niro nel Cacciatore. Le storie di mafia mi avvincono, non mi stufo mai della saga del Padrino. Mi è piaciuto molto Romanzo criminale. […] Poco tempo per me. Di solito trascorro cinque, sei ore con giocatori e collaboratori sul campo. Poi c’è tutto il lavoro di approfondimento. Alla vigilia della partita una telefonata con Silvio Berlusconi per fare il punto. La sera mi resta solo il tempo per cenare e andare a letto». *** v. anche scheda 162144 «Luisa è stata la mia unica storia. Mi sono fidanzato e sposato giovane. Sa, una volta i calciatori mettevano su famiglia presto, mica come ora». *** «Uno dei miei piatti culto è il bollito. Dalle mie parti è il cibo della festa. Non c’era domenica che non arrivasse a tavola anche a ferragosto, insieme al brodo da bere a fine pranzo con un’aggiuntina di Lambrusco nel piatto». *** «Milano è una città perfetta per il lavoro, per le relazioni finalizzate, non per godere dello stare insieme. Tutto il contrario di Roma, che mi è rimasta nel cuore».