Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  ottobre 24 Venerdì calendario

l’Unità, venerdì 24 ottobre Una nuova battuta furoreggia nei ristoranti. Si chiede il conto, lo si guarda qualche istante e poi si dice: «Mi scusi, non ho soldi

l’Unità, venerdì 24 ottobre Una nuova battuta furoreggia nei ristoranti. Si chiede il conto, lo si guarda qualche istante e poi si dice: «Mi scusi, non ho soldi. Fa lo stesso se pago in stock options?» Di norma il cameriere sorride. Non troppo però. Hai visto mai che al posto di euro sonanti gli rifilavano davvero carta straccia? Già, perché memori del crollo del ”29, le borse sono tornate a sembrarci peggio della peste. In realtà, è ben più indietro nel tempo che dovremmo risalire. Per l’esattezza agli inizi del Settecento e ai disastri combinati in Francia da un certo John Law, libertino scozzese nonché giocatore d’azzardo e assassino. A costui, infatti, il duca d’Orleans affidò nel 1714 le dissestate casse dello stato. Law era nato a Edimburgo quarantatre anni prima e aveva palesato sin da subito un’inclinazione per i numeri. In gioventù, però, si era distinto principalmente come conquistatore di donne e frequentatore di bische. Pare vincesse cospicui gruzzoli grazie a certi suoi calcoli sulle probabilità. Tanta fortuna risultava ovviamente sospetta ai compagni di gioco. Ne nascevano discussioni, gli insulti volavano, dalle parole si passava ai fatti. Finché ci scappò il morto. John Law finì in carcere, ma riuscì a evadere dando così inizio a una lunga serie di peregrinazioni che lo portò in Francia dove illustrò le sue idee anticonformiste. La ricchezza di una nazione, sosteneva, dipende dalla circolazione della moneta, che va aumentata senza posa. Law proponeva perciò di sostituire la moneta metallica con quella cartacea al fine di stimolare l’economia. Per un po’ funzionò, l’inventore del denaro divenne prima ministro di Francia e poi l’uomo più ricco d’Europa. I problemi sorsero quando acquisì il controllo della Compagnia del Mississippi, il cui scopo era quello di commerciare con le colonie francesi in Nord America. Law invitò i privati cittadini a investire nel Nuovo Mondo. un Eldorado, diceva. E ciò dicendo, faceva salire alle stelle le azioni della Compagnia. Un bel giorno la bolla scoppiò e fu il disastro. Scrisse Voltaire: «Finisce così il sistema della carta moneta, che ha arricchito un migliaio di pezzenti e impoverito centinaia di migliaia di galantuomini». Non finì affatto. Per un’ottantina d’anni si tornò al più sicuro sistema delle monete metalliche. Dopodichè ci si ricascò di nuovo. E non soltanto in Francia. Il sistema in sé non sarebbe sbagliato, se usato con oculatezza. Il guaio è che sembra promettere ricchezza semplicemente dicendo: Poi si vedrà, domani è un altro giorno, qualcuno pagherà. Difficile resistere alla tentazione. Nella sua Storia dell’economia, Gabraith ha definito Law «il più innovativo mascalzone in campo finanziario». Parole velate di una significativa ambiguità. Su questo precursore dei nostri tempi è da poco uscita una biografia romanzata. Si intitola Il grande gioco e l’ha scritta Claude Cueni. Uno svizzero, guarda caso. Tommaso Pincio