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 2008  ottobre 24 Venerdì calendario

di PAOLO CONTI «L’Arte povera nel nostro Padiglione Italiano non ci sarà. Non appartiene alla nostra storia di curatori di mostre

di PAOLO CONTI «L’Arte povera nel nostro Padiglione Italiano non ci sarà. Non appartiene alla nostra storia di curatori di mostre. Dopo quarant’anni di occupazione dei musei credo sia tempo di vedere altro, di comprendere dove stia veramente andando l’arte italiana dei nostri giorni». Parola del critico Luca Beatrice. La Biennale di Arti visive 2009 aprirà il 7 giugno. Ma già si discute sul Padiglione Italiano (autonomo rispetto al resto della Biennale, per questo la guida è di diretta nomina ministeriale) e sulla rapida decisione del responsabile dei Beni e le attività culturali Sandro Bondi di affidarne la cura, appunto, a Luca Beatrice e a Beatrice Buscaroli, due critici lontanissimi per esempio da Germano Celant, nome caro alla sinistra culturale italiana, critico de L’Espresso, teorico proprio dell’Arte povera e direttore della Biennale di Arti visive nel 1997. Invece Luca Beatrice scrive sul Il Domenicale edito da Marcello Dell’Utri e su Libero, insegna Ultime tendenze delle arti visive all’accademia di Brera. Beatrice Buscaroli è una firma de Il giornale di Mario Giordano e de Il domenicale, insegna Storia dell’arte all’università di Ravenna-Bologna, ed è direttore artistico della collezione e delle mostre della Fondazione Carisbo. I due lavorarono nella commissione-inviti di «Anteprima » nella Quadriennale di Roma 2004, presieduta da Gino Agnese, intellettuale di area An, amico personale di Gianfranco Fini. Chiara l’inversione di tendenza artistico-politica. Insomma, è l’area di centrodestra che riconquista una importante fetta della cultura italiana. Si parla già di una retrospettiva dedicata nel Padiglione a Piero Cascella, scultore scomparso a maggio, amico personale di Bondi (che sarebbe grande sponsor della possibile mostra) e autore del mausoleo funebre della famiglia Berlusconi nel parco di Arcore. Ma i due curatori, per ora, non confermano. Dice però Luca Beatrice, ricollegandosi a «Italics», la contestata mostra di Palazzo Grassi diretta da Francesco Bonami: «L’aria sta cambiando. Fino a qualche tempo fa sarebbe stato impossibile un esperimento come quello di Bonami. Per esempio fare a meno di Kounellis dopo i suoi ricatti...». Lei, Beatrice, ha scritto su Il Domenicale che lo slogan «della cultura di sinistra è che se non sei dei loro, non esisti». Avvertirete quell’area che «l’aria sta cambiando?». «Lo capiranno da soli, c’è da augurarselo. Si allarga sempre più il divario tra la società reale e una élite intellettuale che ha governato culturalmente il Paese. Fino a poco fa Berlusconi diceva: "lasciate pure la cultura alla sinistra, così si sfoga con quel giochino". Invece ora Bondi vuol essere parte in causa. Ha scelto semplicemente due persone che stimava ». Ida Gianelli, nel 2005, puntò su due artisti diversi ma affermati come Giuseppe Penone e Francesco Vezzoli. E voi? «Ci piacerebbe coinvolgerne un numero ampio, tra i dieci e i quindici. Spero che l’Italia non resti esiliata in periferia, tra l’ufficio stampa e il padiglione cinese. come partecipare ai mondiali di calcio senza poter giocare». Avete incontrato il presidente della Biennale Paolo Baratta? «Non ancora. Ma Lo faremo molto presto». Sarà un ritorno alla pittura-pittura, come qualcuno si aspetta? «Non è un "ritorno", la pittura gode di ottima salute in Italia e nel mondo come testimoniano le scelte di Bonami o la stessa "Dipingere la vita moderna", bella mostra allestita a Rivoli». Ha in mente qualche modello? «Per me, l’ultima vera Biennale fu quella del 1993 affidata a Achille Bonito Oliva. Una vera ricognizione, quella de "I punti cardinali dell’Arte"». Insiste Beatrice Buscaroli: «Tutti si aspettano che ci occuperemo di pittura perché ce ne siamo sempre interessati. Ma la vecchia questione della "morte della pittura" è diventata un vezzo curatoriale solo in Italia. Robert Storr nella sua Biennale 2005 presentò magnifiche opere di Sigmar Polke e Gerhard Richter, tra i massimi autori della pittura contemporanea mondiale. Solo in Italia tutto è diventato un problema teorico, mentre l’arte andava da tutt’altra parte». Perché secondo lei, Beatrice Buscaroli, l’Arte povera ha imperato per anni? «Mario Nanni, grande informale, dice che ci si è fermati a Duchamp mentre Duchamp già offriva tutte le risposte. L’Arte povera è stata una stagione molto importante. Ma la negazione fine a se stessa, il disfare senza aver fatto non è più sufficiente». Un identikit di un buon pittore, Luca Beatrice? «Io apprezzo molto Daniele Galliano e Luca Pignatelli. Meriterebbero di più. Ma non è detto, sia chiaro, che verranno sicuramente invitati». Certo non ci saranno i nipotini di Maurizio Cattelan... Ancora Luca Beatrice: «Entrando a "Italics" ci si imbatte in "All", la fila di cadaveri coperti da lini bianchi di Cattelan. Sembra di essere appena usciti da Gomorra. L’Italia non è solo Gomorra, non è solo Roberto Saviano. C’è anche un’Italia costruttiva, capace di grandi eccellenze in molti campi con talenti nell’inventiva e nella ricerca ». Intanto Luca Beatrice sta curando a Perugia, al Palazzo della Penna, la mostra «L’arte italiana racconta le città tra nascita, sviluppo, crisi. 1948-2008». Qualche nome (significativo alla luce di «Italics»): Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Mario Sironi, Afro accanto a Mimmo Rotella, Michelangelo Pistoletto, Emilio Vedova e Mario Schifano. A questo punto non resta che attendere il 7 giugno, mettersi in tribuna e sperare in un grande spettacolo. Col probabile contrasto tra il Padiglione Italiano e l’intera Biennale di Arti visive affidata a Daniel Birnbaum. Ci sarà duello, Beatrice Buscaroli? «Sembra una contrapposizione creata a tavolino. Birnbaum ha un approccio sicuramente diverso dal nostro ma è uomo intelligente. Non essendo italiano, escludo voglia litigare con noi a priori. Non ne vedo il motivo. E poi litigando si corre il rischio di distruggere cose importanti». C’è da aspettarsi da voi «addirittura » la ricerca del bello, Luca Beatrice? «Non credo sia obbligatorio puntare sui video dedicati alle badanti rumene com’è accaduto a "Manifesta"... Il Mart di Rovereto sta esponendo la bella rassegna "Germania contemporanea-Dipingere è narrare". Non capiamo perché non si debba fare lo stesso con i giovani artisti italiani».