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 2008  ottobre 24 Venerdì calendario

Tribunali bloccati in tutta la Francia, migliaia di magistrati e avvocati furibondi e solidali che protestano rumorosamente davanti ai tribunali, con le due organizzazioni che li raggruppano, l’Unione che è maggioritaria e il sindacato della magistratura di sinistra per una volta uniti, evento rarissimo

Tribunali bloccati in tutta la Francia, migliaia di magistrati e avvocati furibondi e solidali che protestano rumorosamente davanti ai tribunali, con le due organizzazioni che li raggruppano, l’Unione che è maggioritaria e il sindacato della magistratura di sinistra per una volta uniti, evento rarissimo. E poi le prigioni dove crepita un orribile dramma quasi quotidiano: novantun suicidi dall’inizio dell’anno dietro cui si intenebra una tragica protesta di massa contro una condizione diventata insostenibile per sovraffollamento e per mancanza di personale. Ma anche i guardiani sono incolleriti e sul piede della protesta, per gridare che non vogliono diventare gli unici colpevoli di questa strage. Tutti hanno un’unica nemica: Rachida Dati, il ministro guardasigilli più incipriata della storia repubblicana, in dolce attesa, lei, la ex pupilla della diversità modello Sarkozy. Ora radiata dalle inclinevolezze dell’Eliseo. Le scagliano contro un’accusa che graffia perché non si limita a una dissonanza sulle scelte politiche e le riforme: è quella di essere arrogante, autoritaria, repressiva, incapace di spropriarsi dell’«io ho sempre ragione». Di essere un caporale che ha scambiato i tribunali per camerate di caserma, dove contano solo gli anni di punizione inflitti e i giudici sono scambiati per marmittoni renitenti da inquadrare con modi spicci. La Dati un tempo simpaticissima, di cui i settimanali trombettavano la «determinazione implacabile», si è trasformata in una strega. Prima di buccinare un rigurgito di antifemminismo contro la riformatrice di successo è meglio descrivere le stazioni di questa resistibile discesa di una star della politica. I primi solchi li ha scavati certo la nuova carta giudiziaria che la Dati ha imposto al grido di «è la volontà del presidente», sopprimendo tribunali e preture e lasciando segni negli interessi di giudici e di avvocati. Ma c’è ben altro dietro la rivolta: come le convocazioni al ministero dei procuratori generali per chiedere conto della «mancanza di risultati», ovvero la scarsa applicazione di uno dei cardini della riforma voluta dal ministro (e dal presidente), l’aumento automatico delle pene per i recidivi. «E qui - dice Emmanuelle Perreux, che guida il Sindacato della magistratura - non si attaccano solo i magistrati ma la serenità del giudizio, uno dei meccanismi chiave della democrazia». E poi ci sono le audizioni, in piena notte e con metodi spicci, di magistrati sottoposti a inchiesta interna; il rifiuto di discutere perfino i dettagli del suo riformismo forsennato, la mancanza di fondi. Insomma la giustizia chiede a Sarkozy di sbarazzarsene perché è lei il primo catastrofico problema della giustizia. Il presidente vorrebbe probabilmente dar loro soddisfazione. Poche settimane fa ha apertamente dichiarato il suo dispetto per l’infrollimento mondano del personaggio. Fino a pochi mesi fa nell’era bling bling alternare le zimarre Dior con la toga ministeriale e il toto-papà sui settimanali era graditissimo. Oggi in piena crisi economica, la Dati stona, è una Maria Antonietta del sarkosismo. La mannaia calerà con il rimpasto previsto con l’inizio del prossimo anno. I giudici le rimproverano di occuparsi soprattutto dei contorni dorati del suo personaggio. Emmanuelle Perreux sintetizza: «Siamo stufi di essere al servizio di un ministro che ragiona e decide solo in funzione di una strategia demagogica di comunicazione». Ma il dossier più grave è quello dei suicidi in carcere. Gli ultimi due nel carcere di Draguignan li hanno salvati. Ma a Loos poche ore prima non ce l’hanno fatta, era notte, il detenuto di 52 anni era già morto. Il detenuto di Loos era la novantunesima vittima per suicidio in carcere quest’anno. Una mappa tragica che per il ministero è del tutto casuale e legata a cause individuali, ma dietro cui si intravede un’estrema protesta collettiva. Da collegare per esempio al sovraffollamento: 63.185 detenuti in rapido aumento per la mano di ferro sarkosista per meno di 51 mila posti. Nella prigione di Metz è stato un detenuto di sedici anni a impiccarsi. La Dati, fulminea, ha subito scatenato un’inchiesta amministrativa sui magistrati. Adesso indaga il consiglio superiore: per verificare se non cercavano un colpevole a tutti i costi.